L'oro bianco

Germania: scoperto giacimento di Litio, vale 400 milioni di auto elettriche

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Una miniera di “oro bianco” proprio sotto il fiume Reno, nel mezzo della Foresta Nera. Berlino ha per le mani un giacimento così grande da poter rendere l’Europa autonoma nell’approvvigionamento di litio e leader per l’elettrificazione della mobilità, soprattutto per la produzione di batterie.

Fino ad oggi in Europa non si contavano miniere di litio degne di nota, ma l’annuncio della scoperta di un enorme giacimento del prezioso minerale nella Valle dell’alto Reno potrebbe cambiare la storia non solo della Germania, ma dell’intero continente.

La grande miniera di litio in Germania

Secondo un articolo pubblicato dalla Reuters, infatti, il giacimento si troverebbe in un’area di 300 km di lunghezza per 40 di larghezza, nella Foresta Nera della Germania Sud occidentale. Ci potrebbe essere così tanto litio da produrre 400 milioni di auto elettriche, stando alle valutazioni dei geologi.

Di fatto, al momento, pare che questo sia uno dei giacimenti di litio più grandi del mondo: “Parliamo di un giacimento di proporzioni enormi, ideali per gli obiettivi del Paese di produrre litio di alta qualità e su scala industriale in maniera sostenibile”, ha spiega alla Reuters il co-fondatore di Vulcan Energy Resources, Horst Kreuter.

I progetti dei nuovi impianti estrattivi e l’impiego di energia pulita

Proprio la Vulcan ER ha annunciato la volontà di investire 1,7 miliardi di euro per costruire impianti di estrazione del litio alimentati da energia geotermica, con l’obiettivo di estrarre 15 mila tonnellate di idrossido di litio all’anno in due siti di estrazione entro il 2024, per passare ad una seconda fase dal 2025 in poi di 40 mila tonnellate all’anno portando i siti di estrazione a cinque.

La società ha detto di aver già avviato diverse trattative con i produttori di batterie e catodi, in generale con l’intera industria dell’automobile e delle auto elettriche.

Per la costruzione degli impianti si è proposta anche l’australiana Hancock Prospecting, mentre l’utility tedesca EnBW potrebbe mettere a disposizione energia pulita per il loro funzionamento grazie alle sue centrali geotermiche.

La Vulcan ER ambisce ad estrarre litio ad un prezzo di mercato di 13 mila dollari per tonnellata entro il 2025, con un costo di estrazione molto più basso.

Per l’industria automotive europea ed in particolare per l’elettrificazione della mobilità, questa è una notizia di grande rilievo, dopo tutto il litio era stato inserito nella sua lista di materie prime strategiche rare da Bruxelles.

Secondo la Commissione europea, infatti, il nostro continente avrebbe bisogno di una quantità di litio 18 volte superiore a quella attuale entro il 20230 e 60 volte superiore entro il 2050.

Ma il litio inquina e potrebbe far triplicare le emissioni di CO2 entro il 2025

L’importante, proprio per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di neutralità climatica, è trovare il modo più pulito possibile per estrarre questo minerale dal suolo e nel contempo puntare di più sulla mobilità condivisa e sui trasporti pubblici invece che sulle auto private.

In una ricerca condotta da Roskill, colosso dell’analisi e della valutazione del mercato dei minerali, si stima che l’aumento della domanda di litio potrebbe far triplicare entro il 2025 le emissioni di CO2, ma, a causa delle varie fasi di estrazione, produzione, trasporto e fabbricazione ad alto impatto ambientale, è possibile un ulteriore crescita di un fattore sei entro il 2030.

Come si legge nel Sustainability Monitor e nel successivo White Paper, di cui è pubblicata una sintesi sull’Ansa, all’origine di questa problematica ci sono aspetti legati all’estrazione e al trattamento del minerale: “Esiste infatti un netto contrasto nell’intensità delle emissioni (equivalenti) di CO2 tra le operazioni di estrazione da acque salmastre ad alta concentrazione (salamoia o ‘brine’) e quelle minerarie con rocce di pirosseno di litio e alluminio. In media, il litio proveniente da fonti rocciose che comportano una media di 9 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di carbonato di litio raffinato (LCE) prodotto, quasi il triplo per tonnellata di LCE ottenuto dal brine”.