La proposta

Gas, UE ancora divisa sul “tetto” al prezzo. Grazie alle rinnovabili risparmiati 11 miliardi di euro di importazioni

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Occhi puntati sul vertice europeo del 20 e 21 ottobre, finalmente messe bianco su nero le tematiche più critiche: price cap, solidarietà, nuovo meccanismo di determinazione dei prezzi e soprattutto la centralità della transizione ecologica. Da marzo, grazie alle rinnovabili evitate importazioni di gas pari a 70 miliardi di metri cubi.

Un nuovo regolamento di emergenza per affrontare la lunga crisi del gas

Rispetto all’inizio del mese, il prezzo del gas sul marketplace di Amsterdam (TTF) è calato di oltre il 30% ed in questo momento siamo ad una quotazione tendenzialmente inferiore ai 110 euro MWh, ancora un 3% in meno rispetto a ieri. C’è chi dice sia il naturale andamento di questo tipo di mercati e c’è invece chi vede in questo risultato l’effetto diretto del tema “price cap” su cui sta lavorando la Commissione europea.

Ieri la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha illustrato le nuove proposte per affrontare l’emergenza energetica e il suo impatto su famiglie e imprese, soprattutto in vista dell’imminente fase finale dell’autunno e dell’arrivo dell’inverno.

Si tratta di un regolamento di emergenza, per l’acquisto congiunto di gas, per introdurre meccanismi di limitazione dei prezzi per lo scambio di gas TTF e nuove misure sull’uso trasparente delle infrastrutture, con un approccio improntato alla solidarietà tra Stati membri, unitamente a sforzi continui per ridurre la domanda di gas.

Europa sempre divisa sul price cap

Ovviamente, i Paesi dell’Europa settentrionale, i cosiddetti “falchi del Nord” (tra cui Germania, Olanda, Austria, Danimarca, Irlanda, ma anche l’Ungheria), si sono subito detti contrari e si prevede un confronto duro al vertice europeo del 20 e 21 ottobre.

La Commissione attenderà l’esito del vertice prima di illustrare nel dettaglio le misure proposte nel nuovo regolamento di emergenza. Di fatto il “tetto al prezzo del gas” è messo nero su bianco, stavolta, non è un concetto astratto, ma è anche vero che potrebbe esser cancellato, nonostante un fronte piuttosto unito di Paesi favorevoli (tra cui Italia e Francia).

L’obiettivo, è spiegato dalla stessa von der Leyen, è stabilizzare il mercato e i prezzi durante tutto il periodo invernale, attenuando la pressione su famiglie e imprese. Perché questo è il vero nodo, impedire che l’emergenza energetica impatto oltremodo sulle tasche di chi compra e investe.

Le misure proposte dalla Commissione

Tra le misure proposte, oltre ad un price cap dinamico e temporaneo, che dovrà essere ulteriormente spiegato nel dettaglio, si cerca di individuare un meccanismo più efficace nell’immediato per evitare i picchi di prezzo sul mercato spot TTF che abbiamo sperimentato nei mesi passati.

Nel pacchetto c’è anche regole di solidarietà standard tra gli Stati membri in caso di carenze di approvvigionamento, norme per l’acquisto congiunto obbligatorio per almeno il 15% del volume totale e la proposta di creare un meccanismo di assegnazione del gas per gli Stati membri colpiti da un’emergenza dell’approvvigionamento di gas a livello regionale o dell’Unione.

Necessario, infine, un nuovo benchmark del prezzo del gas liquefatto, il Gnl, perché oggi si importa sempre più questo tipo di combustibile per sostituire rapidamente il gas importato dalla Russia.

La Commissione propone inoltre un uso mirato e flessibile dei finanziamenti della politica di coesione per affrontare l’impatto dell’attuale crisi energetica su cittadini e imprese, utilizzando fino al 10% della dotazione nazionale totale per il periodo 2014-2020, per un valore di quasi 40 miliardi di euro.

Sostenere il REPowerEU per la sicurezza e l’autonomia energetica (grazie alle rinnovabili)

In attesa del vertice europeo di domani e dopodomani, dove sicuramente si affronterà il tema dell’emergenza energetica, Bruxelles ci conferma che le riserve strategiche dell’Unione sono al 92%, che il REPowerEU è uno strumento forte su cui sarà il caso di fare riferimento in questi mesi difficili e che la transizione ecologica e il ricorso crescente alle fonti energetiche rinnovabili rimangono i fari dell’azione europea per uscire dalla crisi in corso.

Dobbiamo accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture. Investire di più e più velocemente nella transizione verso l’energia pulita è la nostra risposta strutturale a questa crisi energetica”, ha precisato la Presidente della Commissione Ue.

E se davvero l’obiettivo della Commissione è risparmiare più gas possibile e ridurre i consumi ecco che le rinnovabili sono sempre più insostituibili nel mix energetico europeo. Semmai vanno aumentate e di corsa, visto che ci hanno consentito di risparmiare 11 miliardi di euro di importazioni di gas dall’inizio della guerra in Ucraina.

Gli impianti solari ed eolici hanno consentito di generare un quarto dell’elettricità dell’Unione europea da marzo 2022 ad oggi, consentendo di evitare 70 miliardi di metri cubi di importazioni di gas, secondo un nuovo studio condotto dai think tank E3G ed Ember.

Serve la volontà politica di uscire dalla crisi del gas

A sua volta, ciò ha anche contribuito a mitigare la riduzione della produzione idroelettrica causata dalla siccità e un calo della produzione nucleare causato dalla manutenzione e da una serie di guasti nella flotta nucleare francese.

Una buona fetta di crisi energetica che stiamo vivendo è dovuta alla volontà politica di continuare a generare energia elettrica dal gas: nonostante la scarsità delle forniture e il prezzo alle stelle, ancora il 20% dell’elettricità proviene da centrali a gas, con un costo per la collettività di 82 miliardi di euro tra marzo e settembre 2022.

Scommettere sul gas come risorsa energetica centrale e di transizione significa in realtà frenare l’espansione delle rinnovabili e della loro capacità di ridurre la nostra esposizione alle tempeste dei mercati dell’energia. Solo con una strategia centrata sulle fonti pulite e rinnovabili (tra cui anche l’idrogeno verde) e su una maggiore flessibilità della domanda si accresce l’autonomia energetica, non affidandosi ad una miriade di fornitori di gas e petrolio, che in molti casi sono del tutto inaffidabili in termini politici e geostrategici. Il REPowerEU va in questa direzione.