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Frequenze: 700 Mhz alle telco, ora l’ITU mette fretta all’Italia

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Più frequenze alla banda larga mobile. E’ questa la priorità della comunità internazionale, che al WRC15, il summit mondiale sulle comunicazioni radio organizzato dall’ITU e appena concluso a Ginevra, ha ufficializzato la decisione di riservare al broadband mobile l’intera banda 700 Mhz nella Regione 1 (Europa, Africa, Medio Oriente e Asia Centrale).

Una decisione attesa ma non scontata, in linea con l’indirizzo della Commissione Europea, che già nel Rapporto Lamy ha fissato al 2022 (con tolleranza fino al 2023) la deadline per destinare i 700 Mhz occupati dai broadcaster alle telco.

E’ vero che l’adozione dei 700 Mhz per il mobile dovrà essere concordata fra stati con accordi bilaterali, ma dopo la conferenza di Ginevra che si è chiusa il 27 novembre, il tema diventa ancor più pressante per l’Italia, dove la banda 694-790 Mhz è ancora in larga misura occupata dal segnale del digitale terrestre, con 144 emittenti locali costrette a rottamare le frequenze interferenti.

La liberazione dei 700 Mhz da parte dei broadcaster (fra cui Mediaset) va quindi organizzata per tempo nel nostro paese, in primo luogo perché la Francia ne ha accelerato il passaggio alle telco, con un’asta da 2,8 miliardi di euro. L’attivazione del broadband mobile da parte dei nostri vicini d’Oltralpe è imminente, si parla del 2017 come data di avvio della migrazione, che nei piani di Parigi si chiuderà nel 2019. E l’Italia dovrà adeguarsi, garantendo l’eventuale protezione del segnale mobile su richiesta della Francia ma anche degli altri paesi limitrofi, ad esempio la Tunisia.

In Italia, invece, non è prevista alcuna asta sui 700 Mhz prima del 2022, visto che gli operatori mobili non sembrano spingere in questo senso e che al momento la banda destinata alla prossima asta in casa nostra dopo quella per la Banda L è quella sui 3.6-3.8 Ghz appena annunciata da Agcom, in ottica di spectrum sharing.

Tuttavia, prima del 2019 sarà necessario coordinare con la Francia l’uso di questa banda frequenziale, ove occupata dai broadcaster di casa nostra, per evitare interferenze in Corsica e Costa Azzurra.

C’è da dire che l’Italia è stata a lungo sotto osservazione da parte della Ue per il disturbo provocato dalle emittenti di casa nostra in Croazia, Slovenia, Tunisia e altri paesi confinanti.

Insomma, l’Italia dovrà considerare al più presto il “plan de passage” messo in cantiere da Parigi per evitare il rischio di nuove interferenze soprattutto in Corsica.

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