Fintech e neo-banking, come sfruttare l’intelligenza artificiale per controllare le spese mensili

di Elena Potitò |

Molte società fintech stanno investendo nelle neo-bank create da società che promuovono la transizione digitale del campo finanziario, in collaborazione con le banche tradizionali. Un settore che entro il 2026 potrebbe arrivare a valere 400 miliardi di dollari.

Le attività bancarie stanno attraversando un periodo di forti cambiamenti, dovuti al continuo sviluppo di tecnologie che offrono servizi innovativi e convenienti.

Molte società fintech stanno investendo nelle neo-bank create da società che promuovono la transizione digitale del campo finanziario, in collaborazione con le banche tradizionali. Un esempio che riguarda questi nuovi metodi è l’uso dell’intelligenza artificiale per controllare le spese mensili.

In India, le neo-bank hanno inizialmente puntato sul settore imprenditoriale, per poi allargare il target al campo del commercio. Tra i primi clienti rientravano Open Financial Technologies e RazorpayX.

I servizi di queste start-up finanziarie si devono basare sulle relazioni con le banche tradizionali, poiché la Reserve Bank of India (RBI) regola severamente le licenze bancarie.

Le banche digitali sono diverse dalle neo-bank perché, al contrario delle prime, queste start-up non si appoggiano ad alcuna sede fisica, hanno solamente un rapporto di partnership con le banche tradizionali.

Per adesso questa dipendenza ha il solo compito di essere una rampa di lancio per le neo-banks, che devono prima conformarsi con le regolamentazioni e guadagnare la fiducia dei consumatori.

Secondo PwC, nel 2018 il mercato globale legato a questo settore finanziario delle nuove tecnologie aveva un valore pari a 18,6 miliardi di dollari e si stima che il tasso di crescita annuale sarà del 46% tra il 2019 e il 2026, quando il mondo delle neo-bank arriverà a valere complessivamente quasi 400 miliardi di dollari.

I vantaggi che renderanno concreto questo aumento sono legati alla disintermediazione degli scambi, una condizione che riduce le commissioni e velocizza le procedure.

Una delle start-up più recenti è Finin,che collabora contemporaneamente con 3 banche di cui non rivela il nome visto che stanno ancora raccogliendo fondi. Il motivo per cui la start-up ha avviato delle partnership con più di una banca risiede nel fatto che ognuna di esse svolge un compito diverso: una si occupa dei conti di risparmio, una dei conti correnti e così via.

Il nome della banca partner è visibile sulle carte e sui conti di risparmio o comunque nel campo di applicazione per il quale è in essere la partnership. Uno dei vantaggi più grandi per il consumatore è il rimborso che può ottenere, ovvero fino al 2% su ogni acquisto.

Inoltre, la start-up utilizza sistemi avanzati di intelligenza artificiale per personalizzare sempre di più la user experience, riuscendo infatti a fornire dati precisi sui risparmi e sulle spese del cliente o progettare dei piani di investimento data-driven.

Come riporta Suman Gandham, fondatore e CEO di Finin: “…una neo-bank come la nostra usa la tecnologia per gestire le finanze, predire le attività dei conti e mandare regolarmente notifiche push per avvertire i consumatori se le loro spese superano il budget stanziato.’’

NiYO è un’altra neo-bank, un po’ meno recente rispetto a Finin. Ha collaborato con varie banche quali DCB Bank e IDFC First Bank, che offrono servizi diversi.

I clienti di questa start-up possono aprire un conto istantaneamente, e grazie alla partnership con IDFC First gli interessi sui conti di risparmio arrivano fino al 7%. Inoltre, le carte di credito non impongono tasse sui pagamenti internazionali.

La riduzione dei costi offerti dalle neo-bank sono il punto di forza di queste nuove startup, le quali hanno creato una nuova rete di valore che in poco tempo sta sminuendo i servizi delle banche tradizionali.

Oltre a promuovere servizi riguardanti spese ed investimenti basati sulle smart analytics, queste start-up stanno lavorando a soluzioni innovative che possano attrarre i consumatori.

Ad esempio, NiYO propone un bancomat in partnership con DCB Bank che non impone tasse aggiuntive per transazioni oltreoceano e Finin sta progettando modelli di pagamento più veloci e meno costosi per i freelancer.

Essendo un modello nato da poco e in continua evoluzione, per adesso le neo-banks si appoggiano, come abbiamo detto, ai servizi delle banche con cui collaborano. E le carte bancomat o i conti di risparmio, ad esempio, fanno capo alla banca governata dall’RBI, non alla neo-bank.

Di conseguenza, per decidere se affidarsi o meno ad una di queste società finanziarie innovative, si consiglia ai consumatori in un primo momento di valutare l’attendibilità dei loro partner.

Insomma, un settore cruciale ed in continua evoluzione che sta rilevando una forte carica disruptive che sicuramente ridisegnerà il ruolo delle banche nel contesto asiatico come nel resto del mondo