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Fibra ottica, Telefonica minaccia stop a investimenti se costretta a condividere la rete

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La società guidata da Cesar Alierta ha fatto sapere che sarà costretta a riesaminare i suoi piani d’investimento, grazie ai quali la Spagna si è posta tra i paesi europei a più alta penetrazione di fibra ottica.

Telefonica si ribella alla decisione dell’antitrust spagnolo, la CNMC, che la obbligherà a condividere la sua rete in fibra ottica con i concorrenti: l’operatore ha minacciato di sospendere i suoi investimenti, volti a portare l’ultrabroadband al 97% della popolazione entro il 2020.

Secondo quanto deciso dalla CNMC, Telefonica dovrà condividere l’accesso alla sua rete in fibra in tutto il paese – a prezzi regolamentati – fatta esclusione per 34 città considerate già competitive, e dovrà altresì rimuovere il limite di 30 Mbps per l’accesso indiretto.

Appena circolata la notizia della nuova decisione del regolatore, da molti definita ‘politica’, la società guidata da Cesar Alierta ha fatto sapere che sarà costretta a riesaminare i suoi piani d’investimento, grazie ai quali la Spagna si è posta tra i paesi europei a più alta penetrazione di fibra ottica.

Se l’Authority non rivedrà la sua decisione, insomma, Telefonica porterà avanti solo quanto predisposto fino al 2016, ossia la copertura di 20 milioni di unità abitative (dai 14 milioni previsti per quest’anno).

Resta il fatto che il numero di città considerate già competitive, dove cioè sono presenti le reti in fibra di almeno tre operatori, e che al momento rappresentano il 25% della popolazione, potrebbe crescere da qui alla fine dell’anno, quando tutti gli operatori – oltre a Telefonica, Jazztel, Vodafone e Orange – avranno comunicato l’avanzamento dei loro investimenti.

Tuttavia, si lamenta ancora Telefonica, anche nelle città ‘libere’ dall’obbligo di condivisione della fibra, l’operatore dovrà continuare a condividere la rete in rame e mettere a disposizione dei concorrenti le tubature e i condotti, fondamentali per accelerare la posa della fibra da parte dei rivali.

Resta inoltre stabilire anche il nodo del prezzo di accesso perché, dicono gli osservatori, se questo sarà basso Telefonica non avrà alcun incentivo a continuare a investire nelle zone a bassa redditività. Se invece il prezzo sarà alto, Telefonica potrebbe continuare a investire avendo garantito il giusto ritorno economico.

La decisione non entrerà comunque in vigore prima di febbraio 2016, visto che ora passerà al vaglio di Bruxelles e dei ministeri dell’Economia e dell’Industria.