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Fake news: l’advertising politico mette in difficoltà Google, le valutazioni di Bruxelles

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Fatto qualche passo in avanti, ma “rincresce che Google e Twitter non siano stati in grado di elaborare e attuare politiche per l'identificazione e la comunicazione al pubblico dei cosiddetti annunci pubblicitari di sensibilizzazione, che favoriscono la disinformazione online”.

Sono stati illustrati venerdì scorso i nuovi dati relativi al Codice di buone pratiche firmato con l’Europa da Google, Facebook e Twitter per il contrasto attivo alla disinformazione online e la tutela dei diritti degli utenti di rete alla privacy e alla sicurezza.

L’avvicinarsi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’Unione europea, che si terranno dal 23 al 26 di maggio, impone a Bruxelles una maggiore attenzione al lavoro di monitoraggio sul lavoro portato avanti dalle grandi corporation del web e vigilanza su quel che accade realmente in rete in termini di fake news, cyber violenza, aggressività, odio razziale e linguaggi discriminatori.

Qualcosa sembra esser successo nell’ultimo mese e le buone azioni stanno cominciando ad emergere: “prendiamo atto dei continui progressi compiuti da Facebook, Google e Twitter riguardo ai loro impegni volti a rafforzare la trasparenza e a garantire l’integrità delle prossime elezioni. Ci rallegriamo per le misure incisive adottate da tutte e tre le piattaforme contro i comportamenti di manipolazione sui loro servizi, comprese le campagne coordinate di disinformazione”, hanno dichiarato in una nota congiunta il vicepresidente della Commissione europea e responsabile per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip, la Commissaria responsabile per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, Věra Jourová, il Commissario responsabile per l’unione della sicurezza, Julian King, e la Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, Mariya Gabriel.
Tutti e tre i firmatari hanno inoltre creato e reso pubblicamente accessibili apposite librerie nelle quali sono archiviati tutti gli annunci pubblicitari politici – si complimentano i Commissari – permettendo così lo svolgimento di ricerche attraverso le API: si tratta di un netto miglioramento”.

Qualche passo in avanti, ma è ancora tanto il lavoro da fare secondo la Commissione europea: “Le piattaforme hanno fornito dati sulle misure mirate a migliorare il vaglio degli annunci pubblicitari. Tuttavia, esse devono sforzarsi maggiormente per rafforzare l’integrità dei loro servizi, compresi i servizi pubblicitari. Inoltre, i dati forniti non sono ancora sufficientemente dettagliati per consentire una valutazione indipendente e accurata del modo in cui le strategie messe in atto dalle piattaforme hanno effettivamente contribuito a ridurre la diffusione della disinformazione nell’Unione europea”.

Ma non solo, perché gli annunci pubblicitari di partiti e movimenti, l’advertising politico nel suo insieme, sembrano sfuggire al controllo delle piattaforme determinando, come conseguenza dei messaggi ambigui, poco trasparenti e delle fonti sconosciute, un forte senso di disorientamento tra il pubblico: “Ci rincresce che Google e Twitter non siano stati in grado di elaborare e attuare politiche per l’identificazione e la comunicazione al pubblico dei cosiddetti annunci pubblicitari di sensibilizzazione, i quali possono dare luogo a dibattiti pubblici fortemente conflittuali durante le elezioni, favorendo la disinformazione. In una prospettiva che guarda al di là delle elezioni europee, tutti i firmatari dovrebbero intensificare gli sforzi per ampliare la cooperazione con i verificatori di fatti in tutti gli Stati membri, responsabilizzando gli utenti e la comunità dei ricercatori”, hanno evidenziato in maniera decisa i quattro Commissari europei.

In particolare, si legge nel documento ufficiale di Bruxelles: “è necessario che le piattaforme online attuino interamente gli impegni di più vasta portata assunti nel quadro del codice di buone pratiche, in particolare cooperando con i media tradizionali allo sviluppo di indicatori di trasparenza e affidabilità per le fonti di informazione, in modo che gli utenti possano fruire di un’equa scelta di informazioni pertinenti e verificate”.

Google, nello specifico, ha informato Bruxelles che, nonostante il suo impegno contro la disinformazione, la manipolazione dei messaggi e l’incitamento all’odio e alla violenza, molto probabilmente le attività messe in campo non avrebbero dati i frutti sperati prima delle elezioni europee.

A giugno ci sarà la nuova e ultima versione del report sulle buone pratiche di condotta di Google, Facebook e Twitter contro fake news e odio in rete. Molto probabilmente, le considerazioni di Bruxelles fin qui raccolte e quelle del mese prossimo saranno fondamentali per le valutazioni del Consiglio europeo sul tema in agenda proprio per giugno.
Entro la fine dell’anno, la Commissione europea comunicherà le sue considerazioni finali su quanto fatto da Google & Co. nel 2019, riservandosi di prendere misure adeguate anche di materia regolatoria in caso di valutazione negativa.