L'approfondimento

Euro digitale vs stablecoin. I commenti di Privitera (American German Institute ) e Barresi (School of Economic and Management)

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L’Unione europea accelera sul progetto dell’euro digitale, con l’obiettivo di creare un portafoglio elettronico sicuro e competitivo rispetto ai grandi operatori dei pagamenti internazionali. Secondo la BCE la moneta digitale permetterà ai cittadini di aprire un wallet digitale, ricaricarlo tramite conto corrente o contanti, e utilizzarlo per pagamenti quotidiani, trasferimenti tra privati, acquisti online e all’estero. I commenti per Key4Biz, di Rosa Giovanna Barresi, Avvocato LL.M. Banking, Corporate & Finance Law e professoressa presso la School of Economic and Management dell'Università di Firenze, e Alexander Privitera, senior fellow dell'American German Institute.

In questi giorni si parla molto della nuova accelerazione impressa dall’Unione europea al progetto dell’Euro digitale. Il primo via libera alla moneta elettronica è, infatti, arrivato dai vertici EcoFin di Copenaghen, segnando l’avvio di una nuova fase di un percorso che va avanti ormai da circa sei anni.

Moneta digitale, che cos’è

Sulle reali possibilità di realizzazione è intervenuto anche Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della BCE, che nelle sue recenti dichiarazioni ha indicato il 2029 come possibile data di avvio del progetto.

L’obiettivo è ambizioso: creare un portafoglio digitale garantito dalla BCE, sicuro e indipendente, in grado di competere con i grandi operatori internazionali dei pagamenti come Visa, Mastercard e PayPal.

Per approfondire il tema, noi di Key4Biz abbiamo chiesto a due massimi esperti del settore: Rosa Giovanna Barresi, professoressa presso la School of Economic and Management dell’Università di Firenze, dove insegna  “Blockchain and Economic Law of Digital Assets” e Alexander Privitera, senior fellow dell’American German Institute.

Euro digitale, perché l’accelerazione?

Qual è stata la motivazione che, dopo anni di dibattiti e discussioni, ha spinto i ministri europei a trovare un accordo e le istituzioni ad allinearsi? Le recenti tensioni geopolitiche, comprese le rivalità commerciali con gli Stati Uniti sul fronte dei dazi, unite all’urgenza di acquisire maggiore autonomia nella digitalizzazione dei pagamenti e, allo stesso tempo, garantire la stabilità del mercato, hanno rappresentato senza dubbio fattori decisivi.

Euro Digitale, la posizione della Banca Centrale Europea

Come ha sottolineato lo stesso Cipollone, il principale ostacolo al dibattito finora è stato proprio la necessità di mantenere un equilibrio stabile tra banca centrale e banche commerciali, un principio che ha ispirato fin dall’inizio la progettazione della nuova moneta.

Nel febbraio 2020, mentre si incominciava a parlare di COVID, gli Italiani erano ancora tra i maggiori utilizzatori di carta moneta in Europa ” spiega a Key4Biz la professoressa Barresi.

“Al termine dell’epidemia non lo erano più: tra le tante conseguenze del virus, c’è stata anche la diffusione delle carte di pagamento. Per incontrare il vero atto di nascita dell’Euro digitale, dobbiamo però risalire al 2 ottobre 2020,- prosegue– quando la Banca Centrale Europea pubblicò una prima descrizione del progetto. In questi cinque anni, migliaia tra tecnici, politici  e giuristi hanno commentato, contestato e modificato la versione originaria, per tenere conto delle esigenze di ognuno.” 

Secondo l’esperta di Blockchain and Economic Law of Digital Assets, le motivazioni alla base dell’Euro digitale sono innanzitutto sociali prima che economiche.

Movimentare la carta moneta costa sempre di più e, tra l’altro, incoraggia le rapine ai portavalori. La continua chiusura delle sedi periferiche da parte di banche e poste lascia interi paesi senza contante. Quando compriamo via Internet, nessuno vorrebbe affidare al venditore tutti i dati della sua carta di credito, ma tutti lo fanno” commenta Barresi.

Sovranità monetaria

Per Alexander Privitera, la considerazione di fondo che ha spinto la BCE ad iniziare e ad insistere sul progetto è quello della sovranità monetaria.

Il timore era ed è dovuto al fatto che “agenti” esterni, le big tech di Silicon Valley per esempio, possano penetrare nel sistema dei pagamenti (peraltro gia’ dominato da “providers” esterni quali VISA, Mastercard ecc.) e minare la capacità di condurre una politica monetaria indipendente, senza la quale il costo del denaro verrebbe determinato da fattori determinati fuori l’Unione Europea (eurozona in particolare). Il costo del denaro in altre parole è il tasso di interesse che noi comuni mortali paghiamo per mutui ecc. e che le aziende pagano per finanziarsi. Visto che l’ uso del contante è in calo, mantenere la capacità di controllo sul sistema di pagamenti è dunque un fattore centrale. Il problema è acuito dal crescente ruolo delle criptovalute, stablecoins in particolare. Queste ultime sono per ora soprattutto denominate in dollari, non euro” ha sottolineato l’analista.

Euro digitale, gli ostacoli incontrati

Il quadro raccontato dalla professoressa Barresi e da Privitera non è così roseo. Negli ultimi anni il progetto del’Euro digitale ha incontrato notevoli ostacoli, in parte ancora irrisolti. Tra questi vanno sicuramente annoverati:

  • Le istituzioni Europee non sembrano in grado di agire con la velocità necessaria.
  • Il settore bancario-finanziario deve ancora raggiungere una posizione condivisa sull’Euro digitale
  • Non esiste ancora una legislazione, ma solo una proposta di regolamento del 2023 che verra’ messa in discussione al Parlamento Europeo verso giugno del prossimo anno
  • Non è ancora disponibile una stima dei costi del progetto, che comunque è ancora nelle sue prime fasi.
  • Gran parte dell’opinione pubblica europea è poco informata sull’argomento

Stablecoin minaccia per l’Europa?

L’accelerazione sull’euro digitale è, dunque, legata all’ascesa delle stablecoin, considerate una minaccia per la stabilità europea? Anche Christine Lagarde, presidente della Bce e dello European Systemic Risk Board, le ha definite un potenziale fattore di instabilità finanziaria.

Pur presentate come strumenti affidabili, queste criptovalute ancorate a valute ufficiali rischiano infatti di non disporre di riserve sufficienti in caso di “corse agli sportelli digitali”.

L’Unione europea ha già introdotto regole severe con il regolamento MiCAR, imponendo copertura integrale, riscatti immediati e riserve bancarie. Tuttavia, secondo Lagarde, permangono criticità soprattutto per gli emittenti extra-Ue: in caso di crisi, gli investitori potrebbero concentrare i riscatti in Europa, mettendo sotto pressione la liquidità disponibile.

Per questo la presidente della Bce sollecita regimi di equivalenza internazionali e maggiori garanzie sui trasferimenti di asset tra Ue e Paesi terzi, avvertendo che senza regole globali i rischi cercheranno sempre la “via di minor resistenza”.

Da sempre, le monete sono state simbolo dell’identità nazionale, ma ora i costi necessari per gestirne una sono così bassi che molte aziende private hanno iniziato ad emettere queste stablecoin” chiarisce Rosa Giovanna Barresi.

“Si tratta di registrazioni digitali (digital asset) che possono circolare a velocità elevatissima su apposite reti, chiamate libri mastri distribuiti (distributed ledger). Sebbene siano pubblicizzate sia come mezzo di pagamento che come investimento, per ora vengono usate più che altro per comprare e vendere Bitcoin. Le più diffuse si basano su dei fondi di garanzia investiti in Buoni del Tesoro Americano e quindi il loro valore è ancorato al Dollaro U.S.A. Non a caso l’Amministrazione Trump è convinta che esse contribuiscano al predominio del Dollaro sui mercati internazionali e le sta promuovendo attivamente. Però sono state emesse anche stablecoin basate sull’Euro ed ora anche sulla valuta Cinese, lo Yuan” aggiunge.

Cosa fare dunque con le stablecoin? Gli Europei che le hanno comprate come investimento hanno fatto un cattivo affare, perché le stablecoin hanno mantenuto la parità col Dollaro, ma quest’ultimo si è svalutato del 15% negli ultimi nove mesi. Il vero obiettivo dei produttori di stablecoin è quello di accordarsi con le banche per venderle ai clienti, come è avvenuto con le carte di credito. Però le banche non sono convinte dell’affare e, ammesso che se ne possa ricavare un guadagno, preferirebbero emetterle in proprio.

Non a caso, nove banche del nord Europa hanno annunciato l’intenzione di emettere una stablecoin basata sull’Euro entro la fine del 2026. Questo consentirebbe alla Danimarca ed alla Svezia (che hanno rifiutato di aderire all’Euro tramite referendum) di beneficiare della moneta europea senza farne parte direttamente. Per questo motivo, la Banca Centrale Europea ha accettato di buon grado l’iniziativa, sostenendo che è necessaria una competizione amichevole tra tutti i mezzi di pagamento, nessuno escluso” aggiunge Barresi.

In sintesi, l’arrivo di Bitcoin e altre criptovalute ha creato una nuova categoria di “esperti finanziari” che operano per conto dei propri clienti senza riconoscimento ufficiale, talvolta diffondendo allarmi sulla BCE. In questo contesto, l’euro digitale rappresenta per la BCE uno strumento strategico per garantire stabilità, promuovere la moneta unica e integrare innovazione e sicurezza nel sistema finanziario europeo.

La questione della cybersecurity

La corsa a una nuova soluzione digitale per i pagamenti nasce anche da altre minacce, prima fra tutte quella informatica. Alexander Privitera ha spiegato le ragioni dietro il recente invito della Banca centrale europea a tenere contanti in casa, dopo anni di promozione della moneta elettronica. “È una questione di sicurezza in caso di attacco informatico che potrebbe bloccare i sistemi di pagamento elettronici”, ha osservato.

Un problema che l’euro digitale potrebbe contribuire a superare, grazie alla possibilità di funzionare anche offline, quindi senza connessione Internet. Un elemento che lo distingue radicalmente sia dai Bitcoin sia dalle controverse stablecoin, su cui Donald Trump ha invece deciso di puntare.

Privitera sottolinea: “Per il consumatore l’euro digitale potrebbe ridurre i costi di molte, semplici transazioni finanziarie che finora spesso hanno richiesto il pagamento di commissioni (alle banche e alle varie carte di credito). In un certo senso una certa concorrenza dell’ euro digitale alle banche e ai sistemi di pagamento privati potrebbe anche forzarle ad offrire alcuni servizi a condizioni più vantaggiose. É una concorrenza sleale? Dipende. Finora visto il ruolo del contante questo tipo di concorrenza già esisteva. In futuro (dal 2029 presumibilmente) questa viene trasferita su di una piattaforma digitale che funzionerebbe anche nel caso di cyberattacchi o piu’ semplicemente nel caso di guasti temporanei alle reti internet” conclude.

Il Genius Act americano

Il 18 luglio scorso Donald Trump ha firmato il GENIUS Act, la prima legge federale USA sugli stablecoin, parte di un pacchetto normativo denominato “Crypto Weeks”, che include anche il Clarity Act (sui token non-stablecoin) e l’Anti-CBDC Act (divieto di valuta digitale della Fed).

Negli Stati Uniti gli stablecoin non sono considerati né “securities” né “commodities”. Il GENIUS Act definisce i “payment stablecoin” come monete digitali progettate per i pagamenti, sostenute da riserve reali pari al loro valore, conservate in asset sicuri e facilmente liquidabili. Possono emettere stablecoin solo soggetti autorizzati, banche o enti vigilati dall’OCC o da autorità statali equivalenti, mentre gli emittenti stranieri possono operare solo con forti restrizioni. La legge prevede, inoltre, riserve segregate, divieto di riuso delle stesse, report mensili certificati, audit annuali e obblighi AML/KYC.

Il confronto con il MiCA europeo evidenzia, quindi, una realtà chiara: l’approccio americano, più pragmatico e flessibile, ha permesso agli stablecoin in dollari (USDC e USDT) di dominare il mercato globale, mentre gli equivalenti in euro (EURC ed EURT) restano marginali. 

Come funzionerà l’euro digitale?

Le modalità precise non sono ancora state definite, ma la BCE ha intensificato sperimentazioni e attività di ricerca per garantire che la nuova moneta risponda davvero alle esigenze degli utenti. L’euro digitale funzionerebbe in modo simile al denaro contante, ma in formato digitale.

In pratica, anziché prelevare soldi dal conto in banca e riceverli in contanti, l’importo verrebbe convertito in euro digitali. Per utilizzarlo, ciascun cittadino dovrebbe aprire un wallet digitale presso la propria banca o un ufficio pubblico designato, come le Poste, e ricaricarlo tramite conto corrente o versamento in contanti.

Una volta attivo, il wallet consentirebbe di effettuare pagamenti sicuri e istantanei, sia nei negozi fisici che online, tra privati o all’estero, senza commissioni aggiuntive. L’euro digitale sarebbe utile per le spese quotidiane, come il caffè al bar o il pagamento di una babysitter, ma anche per trasferimenti tra amici tramite smartphone o smartwatch, e per acquisti online, garantendo sempre la sicurezza dei fondi grazie alla supervisione della BCE.

Tra le funzionalità aggiuntive rientrerebbero i pagamenti ricorrenti, ad esempio per affitti o rette scolastiche, con possibilità di automazione, pur senza mai rendere la moneta “programmabile” o vincolata a uno scopo specifico.

Tetto massimo di euro digitale?

Per tutelare la stabilità finanziaria, ogni wallet dovrebbe avere poi un limite massimo di detenzione di euro digitali. Chi desiderasse effettuare pagamenti superiori potrebbe collegare il wallet al proprio conto bancario, assicurando così un utilizzo flessibile ma sicuro della nuova moneta digitale.

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