Infrastrutture

Emilia-Romagna hub nazionale per gas e rinnovabili: il modello ‘floating’ del Porto di Ravenna

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L’importante è far presto, perché per individuare nuovi fornitori servono anche infrastrutture e tecnologie che ci mettano in grado di ricevere gas liquido e naturale proveniente da altri Paesi. In Emilia Romagna c’è il modello del Porto di Ravenna, che impiega soluzioni galleggianti per il GNL e gli impianti eolici e solari.

A caccia di risorse energetiche, ma bisogna far presto

L’Italia deve sostituire rapidamente le forniture di gas naturale e petrolio dalla Russia e per raggiungere questo fondamentale obiettivo per il futuro dell’Unione europea ogni Stato dovrà assicurarsi le infrastrutture e le tecnologie necessarie.

Grazie ad una posizione geografica estremamente vantaggiosa e rapporti economici, commerciali e politici favorevoli, l’Italia può rivolgersi all’Algeria, alla Libia, all’Egitto, ma anche agli Stati Uniti e all’Azerbaigian, al Qatar, al Congo, all’Angola e al Mozambico, per trovare un mix energetico ottimale che ci consenta di staccarci da Mosca (e allo stesso tempo, però, di esporci a nuove vulnerabilità sullo scacchiere globale).

Se l’autonomia energetica è difficile da ottenere, certamente si può fare molto di più per potenziare la capacità degli impianti a fonti energetiche rinnovabili, che almeno per l’elettrificazione dei consumi può dare un grande contributo, se non il principale (visto che di sole ce n’è in abbondanza nel Mediterraneo).

L’accordo tra Bruxelles e Washington per le nuove forniture di gas naturale liquefatto (15 miliardi di metri cubi in più subito e altri 50 miliardi dal 2030) rende necessario potenziare il sistema continentale dei rigassificatori.

Gas liquido: le piattaforme galleggianti di stoccaggio e rigassificazione di Ravenna

Attualmente, il modo più flessibile e di minor costo per sfruttare la nuova disponibilità di GNL è impiegare unità galleggianti ancorate in prossimità dei porti. Quello di Ravenna è nelle condizioni di farlo nel tratto di mare prospicente, e quindi non direttamente in porto. Possibilità ritenuta fra le più efficaci.

Il modello floating del Porto ravennate permetterebbe tempi di attivazione della piattaforma di stoccaggio e rigassificazione inferiori ai 12 mesi, rispetto ai tre anni altrimenti necessari per la costruzione di una nuova struttura altrove.

L’obiettivo è quello di avere una unità di stoccaggio e rigassificazione galleggiante attrezzata a ricevere navi GNL del maggior numero di classi possibile attualmente in navigazione, per contribuire in maniera decisiva alla capacità di ricezione e lavorazione di gas liquido che il Governo sta reperendo all’estero in alternativa a quello russo.

Eolico e solare “floating”

Altro progetto è il parco eolico e del fotovoltaico galleggiante in Adriatico, unico per dimensioni nel panorama nazionale e internazionale, ora all’esame del ministero per la Transizione ecologica.

La proposta di Piano triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico regionale già presentata a tutte le parti sociali nel Patto per il Lavoro e per il Clima: investimenti per 8,5 miliardi di euro per aumentare l’efficienza energetica e coprire sempre di più i consumi con fonti rinnovabili, un terzo in più rispetto alla copertura attuale nel triennio.

Nel Patto anche l’iniziativa finalizzata alla promozione e al sostegno delle Comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo.

Il Porto di Ravenna, infine, vanta un’infrastruttura locale di linee a banda ultralarga, costituita da 841,2 km di fibra ottica dispiegata da Lepida, a seguito del piano sottoscritto con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro settentrionale, nonché di un servizio WIFi gratuito disponibile per tutti all’interno della rete EmiliaRomagnaWiFi.