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Eccezione culturale Ue, presto anche per gli OTT

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Dal Festival di Cannes, prime anticipazioni sulla revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi.

Cambiamenti in vista nella Ue per le piattaforme che distribuiscono contenuti online come Netflix o Amazon Prime.

Presto anche i servizi di video on-demand potrebbero dover rispettare una quota del 20% di opere europee nella offerta proposta in ogni Paese Ue nel quale operano.

Secondo quanto riferisce Les Echos, questa è la base sulla quale sta lavorando la Commissione Ue nell’ambito della revisione della Direttiva sui servizi media audiovisivi che dovrebbe partire dal prossimo autunno.

Parlando della riforma di queste disposizioni in occasione dell’incontro con l’industria cinematografica domenica al Festival di Cannes, Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, ha dichiarato: “E’ il momento di aggiornarle in modo che riflettano la nuova realtà online e il mondo digitale che cambia, anche per creare un level playing field” tra newcomers e broadcaster.

Ci vorrà ancora del tempo perché questa proposta diventi una realtà concreta. I 28 Commissari dovranno in effetti trovare l’accordo e successivamente le misure dovranno essere approvate dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo, ma ci sono tutti i presupposti perché la Ue fissi questo limite del 20% che potrebbe essere applicato sia al catalogo di contenuti disponibili che valorizzarli nelle homepage dei siti in questione.

Al momento la Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi prevede che le Tv riservino nella loro programmazione di rete una quota maggioritaria alla distribuzione e produzione di programmi televisivi europei.

Per i servizi di video on-demand a pagamento, non c’è ancora uniformità delle regole e spesso si fa generico riferimento ad obblighi generali.

Netflix, per esempio, ha sede a Lussemburgo e non è quindi assoggettabile ad alcuna condizione.

E così mentre da Cannes Amazon annuncia che presto sbarcherà in Francia, l’audiovisivo d’oltralpe già si preoccupa per le possibili distorsioni normative tra vecchi player e new entrant.

Questioni che si sono presentate anche con l’arrivo di Netflix, in Francia come in Italia e altri Paesi Ue.

Da tempo ormai i broadcaster chiedono un level playing field che metta tutti in condizione di operare alle stesse regole e senza eccezioni per gli Over-The-Top.

I broadcaster sono infatti sottoposte a regole molto stringenti e devono rispettare l’obbligo di finanziamento e di distribuzione dei contenuti nazionali.

Vincoli ai quali vengono sottratti i newcomers come appunto Netflix o Amazon che in più si avvalgono di aggressivi sistemi di ottimizzazione fiscale che gli permettono di eludere il pagamento delle tasse nei Paesi dove vendono i loro servizi per pagarle nelle giurisdizioni più competitive.

Molti Paesi Ue si stanno, inoltre, battendo perché venga rispettato il principio della territorialità che riguarda la proposta Ue sulla portabilità dei contenuti presentata lo scorso dicembre.

Ansip a Cannes è stato molto chiaro: “Il principio di territorialità resterà“, tuttavia il Commissario Ue rimane un fervido sostenitore della portabilità dei contenuti nella Ue che permetterà agli abbonati ai servizi online – per i libri, musica, giochi, film, teatro, sport – di potervi accedere anche quando sono temporaneamente fuori dal proprio Paese.

Per Ansip questa è una strada importante per combattere la pirateria online anche se su questo fronte ci sono diversi Paesi Ue, tra cui l’Italia, che si stanno battendo per chiedere che venga fissato un limite temporale alla portabilità.