Rush finale

Direttiva Copyright, l’Italia difenda il diritto d’autore e non gli interessi degli Over the Top

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Di Maio ribadisce la posizione del Governo: ‘Priorità la modifica degli articoli 11 e 13, su link tax e filtraggio dei contenuti’. La stessa richiesta arriva anche da Google&Co., in contrasto con la volontà di introdurre sia un ‘un equo compenso’, pagato dai Big del web, agli autori di contenuti protetti dal copyright, sia la responsabilità per gli Ott dei contenuti illegali.

Il recente accordo franco-tedesco sull’inasprimento dell’articolo 13 della proposta di riformare il diritto d’autore nel mercato unico digitale non piace al Governo italiano. I due Stati, secondo i rumors riportati dall’europarlamentare Julia Reda, hanno trovato l’accordo nell’attribuire a tutte le piattaforme la responsabilità, non l’obbligo di filtri, per impedire la condivisione illegale di contenuti protetti.

 “Sono giornate frenetiche sul fronte della direttiva copyright. Da Bruxelles ci arrivano segnali non incoraggianti”, ha dichiarato Luigi Di Maio, “ma confido che si possa trovare una soluzione che tuteli i diritti degli utenti del web garantendo al contempo i diritti degli autori. Se così dovesse essere l’Italia è pronta a fare la propria parte” ha aggiunto il ministro dello Sviluppo Economico.

Perché il Governo italiano è contrario al testo base della riforma del Copyright?

La posizione del Governo gialloverde sul tema è stata indicata da Luigi Di Maio già a giugno scorso ed è stata ribadita oggi: “La priorità per l’Italia è l’eliminazione della link tax e dei filtri diretti o indiretti sui contenuti caricati dagli utenti delle piattaforme, insieme ad un allargamento delle eccezioni al diritto d’autore che consenta lo sviluppo della data economy. A queste condizioni l’Italia è pronta ad aderire ad una proposta che dovesse arrivare dalla Presidenza rumena”, ha fatto sapere Di Maio a Bruxelles.

“Stiamo chiedendo in sede europea il cambiamento”, ha concluso il ministro, “dei celebri articolo 11 e articolo 13 della direttiva. La rete deve essere mantenuta libera e neutrale perché si tratta di un’infrastruttura fondamentale per la libera espressione dei cittadini oltreché per il sistema Italia e per la stessa Unione Europea”.

Dunque il Governo italiano è contrario all’11 e al 13, “perché non tutelano sufficientemente i diritti degli utenti”: ricordiamo che i due articoli  rientrano negli emendamenti approvati il 12 settembre scorso dalla maggioranza del Parlamento europeo.

Quali sono i prossimi passi?

Siamo al rush finale per l’approvazione o per far saltare la riforma del copyright nell’Unione europea. Venerdì prossimo, 8 febbraio 2019, si terrà il Consiglio Ue e vedremo se l’accordo tra Francia e Germania sarà accolto e poi lunedì 11 febbraio sarà la volta del trilogo, il negoziato interistituzionale tra Europarlamento, Commissione e Consiglio Ue con gli Stati membri per discutere della direttiva e degli emendamenti: un primo incontro del trilogo è già saltato il mese scorso.

Sul testo redatto in questi incontri sia il Consiglio Ue sia l’Europarlamento dovranno esprimere il voto finale, entro aprile, prima del suo scioglimento del Parlamento per le europee. Con l’ok la direttiva sarà legge nel 2021.

Nel frattempo continua la lobby dei giganti del web per far modificare il testo base o non far approvare la riforma. Immaginate quanti soldi dovrebbe sborsare con l’ok alla direttiva, così come è scritta. Sarebbero comunque spiccioli per gli Over the Top rispetto ai loro utili, invece sarebbe un legittimo riconoscimento sia ‘l’equo compenso’ pagato dai Big del web ad editori di giornali, giornalisti e autori di contenuti protetti dal copyright sia sia la responsabilità per gli Ott dei contenuti illegali condivisi dagli utenti sulle piattaforme da loro gestite.