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Digitale in Italia 2021. Anitec-Assinform: “Positivo portare il cloud al 75% nella PA”

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Chiuso il 2020 con un dato migliore delle previsioni (-0,6%), già nel 2021 il mercato digitale invertirà la rotta. Grazie alle risorse e le riforme del PNRR la crescita potrebbe raggiungere un tasso medio annuo del 7,1% fino al 2024. Si punta sul cloud nella Pubblica Amministrazione, ma a chi ci affideremo? Alle solite Big Tech o finalmente prenderemo una nuova strada?

PNRR, riforma della PA e cloud

Il mercato digitale nel nostro Paese non sta attraversando un buon momento. A fine 2020 la spesa in beni e servizi digitali ha registrato un calo dello 0,6%, per un valore complessivo di 71,5 miliardi di euro.

Si guarda comunque al futuro con fiducia, secondo quanto riportato nel nuovo Rapporto annuale “Il Digitale in Italia 2021” Vol. 1, realizzato da Anitec-Assinform, in collaborazione con NetConsulting Cube, e presentato oggi a Milano.

Le previsioni di crescita del mercato digitale nei prossimi tre anni (2021-2024), nel nostro Paese, rimangono infatti fortemente condizionate dall’attuazione nel Piano nazionale ripresa e resilienza o PNRR.

Per questo le riforme sono viste come un passaggio fondamentale e molto delicato per portare a termine la transizione digitale del Paese e quella ecologica ovviamente.

Tra queste (semplificazioni, concorrenza, riforma della giustizia, del fisco e degli ammortizzatori sociali, politiche per le famiglie) c’è la riforma della Pubblica Amministrazione (PA), che è una delle più attese: “Deve essere incentrata su digitalizzazione e rafforzamento delle competenze delle persone. Un’amministrazione che funziona bene, che sia realmente innovativa e digitalizzata, determina un effetto domino favorendo la digitalizzazione di imprese e cittadini. In questo senso, è assolutamente positivo l’impegno ad adottare il cloud al 75% nella PA”, ha dichiarato in una nota riportata dal Sole 24 Ore, Marco Gay, presidente di Anitec-Assinforma.

Nel suo intervento alla presentazione del Rapporto, Gay ha inoltre affermato: “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato nel mese di giugno 2021 è la cornice all’interno della quale dovremo incanalare gli sforzi, per fare in modo che la trasformazione digitale si rafforzi e consenta di tramutare la ripresa in crescita. Circa 50 miliardi di euro sono stati allocati per la digitalizzazione. Prevediamo scenari positivi per il settore digitale che nel 2024 potrebbe raggiungere quasi i 95 miliardi di euro”.

Il dilemma dei fornitori: prima di tutto rendersi autonomi dalle Big Tech

I settori che potranno avere maggiori impatti dall’impiego dei fondi previsti dal PNRR per il digitale sono: PA, sanità, industria, telecomunicazioni, trasporti, industria del turismo, energy & utilities.

Riguardo alla riforma della PA, alla sua transizione digitale e nello specifico all’implementazione delle soluzioni cloud al suo interno, fondamentale sarà anche capire come verranno spesi i soldi del PNRR, quali tecnologie andremo ad acquistare e da chi soprattutto.

La sfida è anche affrontare lo strapotere delle Big Tech, come Google, Amazon, Microsoft, veri giganti del settore, soprattutto nelle tecnologie cloud.

Bisognerebbe andarci con i piedi di piombo quando parliamo di cloud nella PA, perché parliamo di un settore depositario dei dati e abilitatore di politiche industriali e strategie nazionali che avranno un peso enorme sul futuro della nostra economia, dell’industria e delle imprese.

E tutto questo mentre il ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale ha, sì, indicato di voler usare solo servizi di data center europei per la strategia digitale PA, ma non è chiaro con quali tecnologie, con quali partner né sono chiari i ruoli da riconoscere rispettivamente a ciascuno di essi.

Un concetto particolarmente rilevante in termini di crescita, innovazione e autonomia strategica tecnologica, di cui ha parlato lungamente in un’intervista a Key4biz di oggi Antonio Baldassarra, imprenditore di lungo corso nel settore e amministratore delegato di Seeweb, azienda italiana con un importante posizionamento nel cloud nazionale.

I dibattiti sull’uso del Recovery Fund e sul Cloud nazionale seguono un filone narrativo predominante. Secondo questa narrativa, l’Italia e l’Europa in generale non avrebbero né la tecnologia, né la competenza e quindi affidarsi ai Big Tech è una scelta obbligata”, ha spiegato Baldassarra.

È da qui che si deve partire per rilanciare un’idea diversa di futuro per l’Italia in una cornice europea finalmente non subordinata alle oligarchie tecnologiche americane.