Il dibattito

Digital Markets Act, nuove regole per le Big Tech Usa ma non solo per i Gafam

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Il dibattito dell’Europarlamento con il Consiglio sulle nuove regole previste per il mondo digitale partirà a gennaio con l’avvio del semestre di presidenza francese.

L’Europarlamento ha appena votato la bozza del Digital Markets Act, il pacchetto di nuove regole disegnato per contrastare lo strapotere delle grand Big Tech americane che prevede di allargare il suo raggio d’azione anche alle loro attività e al business retail condotto fuori dai confini europei.

Il Digital Markets Act (DMA), introdotto a dicembre dalla vicepresidente della Commissione Ue e commissaria Antitrust Margrethe Vestager, fissa un chiaro set di regole su ciò che le grandi Big Tech americane possono e non possono fare, introducendo sanzioni fino al 10% del fatturato globale per i trasgressori.

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Gafam ma non solo

La proposta di Vestager riguarda i cosiddetti Gafam: Amazon, Apple, Alphabet (Google) e Meta, ma il Parlamento Europeo vuole ampliare lo spettro ad altri player fra cui ad esempio booking.com, la cinese Alibaba e il retailer online Zalando.

I legislatori della Ue vogliono altresì che le nuove regole valgano anche per i browser della rete. Per gli assistenti virtuali e le Tv connesse, aggiungendo così alla lista di Vestager servizi di intermediazione online, social networks, motori di ricerca, sistemi operativi, servizi di advertising online, cloud computing e servizi di video sharing.

La proposta intende inoltre semplificare il cambio delle impostazioni di default per gli utenti e la migrazione verso servizi e prodotti concorrenti.

“Si lancia un chiaro messaggio che nella nostra democrazia nella Ue non è compito delle Big tech fissare le regole del gioco, ma dei legislatori”, ha detto Vestager in un tweet.

Nuovi limiti per i “gatekeepers”

Il Digital Markets Act fissa nuove restrizioni, senza precedenti, alle Big Tech americane, i cosiddetti “gatekeepers”, vale a dire quelle piattaforme che dominano in rete, fissando nuove regole in materia di acquisizioni e l’obbligo di offrire ai clienti accesso ai servizi dei concorrenti.

Le misure, ancora suscettibili di cambiamento, riguardano una lista limitata di Tech Company americane, le più grandi, fra cui Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft. Una selezione che ha già provocato la reazione alquanto stizzita degli Usa, che accusa Bruxelles di prendere di mira in modo scorretto la Silicon Valley.

Gli europarlamentari hanno salutato positivamente il nuovo pacchetto di norme che avranno un effetto diretto su milioni di utenti della rete nelle loro vite digitali quotidiane, approvandolo in modo plebiscitario mercoledì scorso in aula a Strasburgo.

In futuro, la Commissione Ue avrà modo di approvare in anticipo il lancio di nuovi modelli di business da parte delle Big Tech Usa.

Stop alle acquisizioni killer

In pratica, le modifiche di legge metteranno un limite alle cosiddette “acquisizioni killer”, vale a dire i casi nei quali le Big Tech rilevano compagnie minori e “ammazzano” le loro innovazioni, restringendo il loro potere di acquisizione in caso di violazioni sistematiche del DMA.

Stop a software e browser preinstallati

Sono previsti anche nuovi obblighi che impongono alle Big Tech di consentire agli utenti di disinstallare app preinstallate e prevedere la possibilità di cambiare e passare alle app rivali della concorrenza.

Ciò potrebbe significare che invece di acquistare un dispositivo Android con il browser Google Chrome già installato, agli utenti verrebbe data la possibilità di scegliere quale browser vorrebbero utilizzare sul loro prodotto.

Non a caso questo emendamento è stato fortemente sostenuto da un gruppo di rivali di Google, tra cui DuckDuckGo, Ecosia, Lilo, Qwant e Seznam.

Alcuni gruppi commerciali, tuttavia, non erano così entusiasti di questa aggiunta al testo del Parlamento. L’App Association – che conta giganti come Apple e Microsoft come sponsor – ha affermato che queste schermate di scelta “rischiano di bloccare gli sviluppatori di piccole app fuori dal mercato e ostacolano seriamente l’innovazione”.

Vietare i dark patterns, interoperabilità fra diverse chat

Altri emendamenti che compaiono anche nel testo del Parlamento includono il divieto dei “dark patterns”, tattiche online utilizzate furtivamente per indurre gli utenti a effettuare un acquisto o iscriversi a un servizio, nonché nuove regole sull’interoperabilità tra servizi di social media e messaggistica istantanea, che potrebbe consentire a qualcuno di inviare un messaggio di Facebook a un altro utente utilizzando un servizio di chat di Google, ad esempio.

Il sostegno di mercoledì al testo del Parlamento segna una pietra miliare nel passaggio del disegno di legge attraverso le istituzioni dell’UE, con i negoziati tra il Parlamento e il Consiglio dell’UE che inizieranno nel nuovo anno, dove potrebbero emergere frizioni.

A gennaio Francia alla presidenza Ue

C’è da dire che la Francia assume a gennaio la presidenza di turno dell’Unione europea.

Cédric O, il ministro francese per il Digitale, ha lodato gli sforzi dell’Europarlamento, assicurando che i negoziati con il Consiglio inizieranno all’inizio del semestre di presidenza di Parigi.

Le aziende che dovrebbero sottostare alle nuove regole dovrebbero avere un fatturato annuo di almeno 8 miliardi di euro annui e una capitalizzazione di 80 miliardi, secondo il Parlamento Ue. Con questo numeri, rientrerebbero le grandi Big tech americane (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft), ma anche diverse altre aziende compresa la tedesca SAP.

Per alcuni europarlamentari però bisognerebbe allargare il raggio d’azione a molte altre imprese.