Ingorghi virtuali

DigiLawyer. Intelligenza artificiale o stupidità naturale?

di Gianluca Pomante, Avvocato Cassazionista – esperto d’informatica e comunicazione |

Quando l'intelligenza artificiale è soltanto ipotetica. L'esempio di un ingorgo nel traffico di Milano.

La rubrica DigiLawyer, ovvero riflessioni sul “diritto e il rovescio” di Internet fra nuove potenzialità e storture della rete, a cura di Gianluca Pomante, Avvocato Cassazionista esperto di informatica e comunicazione. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

In un mondo che vira rapidamente verso il digitale e nel quale inizia a parlarsi sempre più frequentemente di intelligenza artificiale e sistemi esperti, cioè capaci di apprendere e rielaborare le informazioni per trarne soluzioni più efficaci, accade spesso, tuttavia, di trovarsi di fronte a soluzioni che lasciano propendere per una intelligenza solo supposta e non reale.

Lo scenario è Milano in occasione dell’ultimo sciopero dei mezzi pubblici, criticità alla quale si è sommata una pioggia incessante che ha ulteriormente complicato le cose. Traffico caotico e grovigli di auto un po’ ovunque sulle strade principali.

Tutti hanno attivato il navigatore satellitare alla ricerca di possibili alternative, chi il veicolare, chi il portatile, chi quello installato come app sul telefono.

Tutti hanno lo stesso difetto: ricalcolano il miglior percorso possibile sulla base di una serie di variabili che sono, a seconda dei casi e dei parametri impostati dall’utente, il percorso più veloce, il più breve, quello ecologico, quello senza pedaggi, sovrapponendo le informazioni sul traffico se disponibili.

Il traffico è come un corso d’acqua, per evitare che possa esondare è necessario disperderlo e non convogliarlo su un solo percorso. Esattamente il contrario di quello che fanno i navigatori satellitari.

Avendo logiche simili, tutti reindirizzano le autovetture verso lo stesso percorso ritenuto più libero e rispondente ai parametri da applicare, con il risultato che ci si ritrova da un ingorgo all’altro con gli stessi compagni di viaggio.

Basta spostarsi di un isolato e appaiono interi viali liberi dal traffico ma taggati come percorsi secondari e quindi scartati dal navigatore.

Un vero sistema “intelligente” non reindirizzerebbe tutti gli automobilisti verso il medesimo percorso ma li redistribuirebbe verso i diversi percorsi possibili, applicando la logica della ripartizione del carico di lavoro che viene utilizzata, ad esempio, tra i sistemi multiprocessore.

Se si comportasse in tal modo anche solo Google Maps, già si avrebbe una notevole fluidificazione del traffico ed anche chi non ha un navigatore ne trarrebbe giovamento. E sarebbe un inizio di intelligenza artificiale o, quantomeno, di uso intelligente della tecnologia.