il voto

Democrazia Futura. La rivincita di Mélenchon

di Bruno Somalvico, Direttore editoriale Democrazia futura |

Falsa partenza per Ensemble la nuova coalizione della maggioranza presidenziale di Macron. Democrazia futura - anticipando l'inizio delle pubblicazioni del fascicolo numero sei - propone un commento a caldo sul primo turno delle elezioni legislative francesi.

Prosegue inesorabile la crescita degli astensionisti alle elezioni legislative francesi. La partecipazione elettorale al primo turno delle elezioni legislative già molto bassa nel 2017 quando si attestava al 48,7 per cento dopo la prima vittoria di Emmanuel Macron scende ulteriormente di 1,19 punti attestandosi al 47,51 per cento. Eppure questa volta, a differenza delle precedenti  il risultato delle elezioni politiche era alla vigilia ed appare dopo il primo turno tutt’altro che scontato. Non è dato sapere se Ensemble – la nuova coalizione costruita intorno alla maggioranza presidenziale . otterrà la maggioranza assoluta dei 577 seggi dell’Assemblea Nazionale francese o – com’è molto più probabile – la maggioranza relativa, costringendo Macron ad un governo di coalizione con altre forze.

Bruno Somalvico

Poco probabile invece una maggioranza relativa né tantomeno assoluta da parte della Nouvelle Union Populaire écologique et sociale, in base alla quale il leader di questa coalizione delle sinistre Jean-Luc Mélenchon potrebbe legittimamente aspirare a ricoprire il ruolo di primo ministro (anche se la  scelta del premier secondo la Costituzione della Quinta Repubblica spetta al Presidente della Repubblica).

Un dato è certo. La scarsa affluenza alle urne al primo turno ha avuto due effetti.

Da un lato ha ridotto il numero degli eletti al primo turno costringendo ai ballottaggi alcuni candidati che, pur avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei suffragi espressi, non hanno raggiunto il quorum richiesto di aver ottenuto almeno il 25 per cento degli iscritti.

Dall’altro ha evitato il rischio di avere un elevato numero di competizioni triangolari essendo richiesto al candidato classificatosi in terza posizione al primo turno per mantenersi di aver superato il 12,5 per cento degli iscritti.   

Le conseguenze paradossali del primo turno delle legislative

Assisteremo pertanto domenica prossima nella stragrande maggioranza dei casi nei ballottaggi a dei duelli il che dovrebbe favorire i candidati al centro dello scacchiere politico transalpino con un primo paradosso politico. Lo spostamento a sinistra dell’asse politico francese con al primo posto (almeno nella classificazione del voto fatta da Le Monde) la coalizione unitaria delle sinistre intorno alla Nupes di Jean-Luc Mélenchon, e in ogni caso con il ridimensionamento della coalizione presidenziale intorno a Macron e della destra moderata dei Républicains, e il persistere di un’estrema destra divisa fra il Rassemblement National di Marine Le Pen e Reconquête di Erik Zemmour, costituiscono indubbiamente una sorta di rivincita per Jean-Luc Mélenchon, che ricordiamolo era stato escluso per poche centinaia di migliaia di voti dal secondo turno delle presidenziali da Marine Le Pen, che – a sua volta . in questo caso, pur ottenendo il miglior risultato per il proprio partito alle legislative, risulta in testa al primo turno in soli 110 dei 577 collegi, preceduta dai macroniani di Ensemble in testa in 203 collegi e dalla coalizione delle sinistre in 194 collegi.  Ma il successo indubbio della coalizione di Mélenchon che raccoglie La France Insoumise, ecologisti, comunisti e socialisti ufficiali, tanto più se lo confrontiamo con il risultato poco lusinghiero raccolto dai socialisti dissidenti, potrebbe avere come conseguenza uno spostamento a destra dell’asse politico del governo costringendo Macron a dover allargare la propria maggioranza all’area dei partiti della destra moderata e in particolare a quei Républicains che erano risultati  dopo i socialisti i principali sconfitti al primo turno delle presidenziali. Questi ultimi, pur perdendo rispetto alle precedenti legislative  oltre dieci punti percentuali e risultando in testa in soli 42 collegi, potrebbero rivelarsi decisivi per assicurare domenica prossima a Macron la maggioranza assoluta in parlamento.

Il pregio del sistema maggioritario – nonostante le numerose voci delle minoranze che chiedono il ritorno alla proporzionale (utilizzata una sola volta nel corso della Quinta Repubblica da Francois Mitterrand nel 1986 per limitare le proporzioni della vittoria di gollisti e giscardiani) è che in un quadro politico molto frammentato come quello francese uscito dalle presidenziali, dovrebbe anche in questa occasione essere sostanzialmente capace di garantire la stabilità politica.

Per poter vincere anche il secondo turno la coalizione delle sinistre – praticamente priva di margini di espansione se non fra chi ha votato al primo turno per candidati di formazioni di estrema sinistra (complessivamente l’1,19 per cento) – dovrebbe contare soprattutto su una forte mobilitazione degli astensionisti e al contempo su una scarsa mobilitazione dell’elettorato della destra moderata a favore dei candidati dl MoDem e de La République en marche. Concomitanza davvero poco probabile. Anche perché le dichiarazioni espresse nella serata elettorale dal gruppo dirigente macroniano lasciano preludere una campagna elettorale per il secondo turno rivolta soprattutto agli elettori moderati di destra, pur non disdegnando i macroniani – come avvenuto per il secondo turno delle presidenziali – di chiedere il voto degli elettori delle sinistre in quei collegi in cui la maggioranza presidenziale dovrà lottare con un candidato dell’estrema destra. Sotto questo profilo ripetiamolo l’assenza di triangolari costituisce davvero un vantaggio per i candidati centristi, anche se al primo turno sono riusciti ad eleggere solo un proprio deputato a fronte di quattro candidati eletti dalla Nouvelle Unione Populaire écologique et sociale.

Il voto al primo turno  


Nupes
(La France Insoumise, PS, PCF, verdi)
5.931.906              26,10 %                                                              

Ensemble (La République en Marche, MoDem)
5.867.165               25,81 %                                                                                         

Rassemblement national  (estrema destra)
4.244.490             18,67 %

LR-UDI (destra moderata)
2.570.011              11,3 %

Reconquête (estrema destra)
965.221                 4,25 %

Liste Diverse 
868 924                  3,82 %                                                                                                             

Altre liste di sinistra (socialisti dissidenti, radicali di sinistra)
760 845                 3,35 %                                                                            

Altre liste di destra
425 272                  1,87 %

Altre liste di Centro
302 759                  1,33 %

Altre liste di estrema destra
272 651                   1,20 %

Liste di estrema sinistra
270 879                   1,19 %

Regionalisti
248 465                   1,09 %

PARTECIPAZIONE
22 728 588               47,49 %                                                                                                

Schede bianche
361 135                   1,55 %

SCHEDE NULLE
 152 164                   0,65 %

Sinistre. Con 5,931 milioni di elettori secondo Le Monde la coalizione delle sinistre NUPES risulta al primo posto con il 26,10 per cento dei suffragi espressi e in testa in 194 collegi. Si tratta di un risultato importante per la dinamica che può creare nella mobilitazione di un elettorato di sinistra rimasto mortificato dopo il quinquennio di Francois Hollande e deluso dopo aver sostenuto almeno in una sua parte il progetto di rinnovamento e ricomposizione annunciato da Macron. Unite, le sinistre consentiranno non solo a La France Insoumise di Mélenchon (che nel 2017 aveva raccolto l’11,03 per cento) ma anche ai socialisti (che avevano ancora il 9,51 per cento) ai comunisti (2,72 per cento) e ai verdi (4,30 per cento) di aumentare il numero dei propri deputati al Palais Bourbon, anche se la somma dei voti raccolti singolarmente cinque anni or sono era leggermente superiore a quella ottenuta al primo turno da questa coalizione.  Rimane da vedere se al di là del risultato complessivo che raccoglierà al secondo turno di domenica la Nuova Unione Popolare che ricorda la vecchia Unione della Sinistra riuscirà a sopravvivere alle proprie contraddizioni interne (soprattutto programmatiche, sull’Europa e sulla politica estera di alleanze della Francia) di fronte a future scadenze come le elezioni europee dove vige il sistema proporzionale, e sarà in grado fra cinque anni, quando Macron non potrà più presentarsi nella corsa all’Eliseo, di presentare un proprio unico e credibile candidato alle presidenziali del 2027, o se il centro politico macroniano – dando prova di lungimiranza politica soprattutto in tema di futuro dell’Europa – sarà in grado di attrarre nuovamente l’elettorato riformista e moderato di sinistra  – soprattutto quello socialista e verde – nella propria orbita.

Altre liste di sinistra. Raccolgono complessivamente il 3,82 per cento ovvero circa 869 mila elettori fra radicali di sinistra e socialisti dissidenti. In testa al primo turno in nove collegi potrebbero costituire insieme alle liste regionaliste (1,09 per cento dei suffragi in testa in sette collegi) un serbatoio di voti sia per i candidati centristi sia per quelli della NUPES (quando in ballottaggio con un esponete di una lista delle destre).

Maggioranza Presidenziale. Con 5,867 milioni di elettori Ensemble la coalizione macroniana composta da MoDem e République en Marche (LRem) tallona la coalizione di sinistra con il 25,81 per cento dei suffragi, ma la supera come numero di collegi in cui risulta in testa al primo turno (ben 203). Ensemble perde tuttavia in cinque anni oltre sei punti percentuali avendo ottenuto mel 2017 sull’onda della prima vittoria presidenziale di Macron ben il 32,32 per cento nel 2017 (di cui il 28,21 per cento per La République en marche e il 4,12 per cento per il MoDem). Dovrebbe beneficiare al secondo turno del sostegno di altre liste classificate come di Centro (che hanno raccolto l’1,33 per cento e sono in testa in due collegi) e di altre liste riunite come “Diverse” (3,82 per cento). Punta a raccogliere i voti andati alla destra moderata senza disdegnare quelli delle sinistre nei ballottaggi in cui si trova in competizione con candidati di estrema destra.

Destra moderata.  Sebbene in testa in soli 42 collegi e raccogliendo complessivamente solo l’11,31 per cento dei suffragi con 2,570 milioni di voti, la destra moderata esce meno malconcia da questo primo turno delle legislative rispetto alle presidenziali e potrebbe fare un suo clamoroso rientro al governo in coalizione con i macroniani qualora costoro come probabile non riuscissero a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Certo, i notabili della destra repubblicana francese eredi dei gollisti dell’UDR poi RPR  e dei vecchi partitini coalizzati da Valéry Giscard d’Estaing nell’Union pour la Démocratie Francaise (UDF), dovranno faticare molto per ritrovare non solo i voti e i numeri in parlamento di quando erano al potere con Jacques Chirac e con Nicolas Sarkozy, ma anche quelli raccolti nel 2017 quando Les Républicains (LR)  e l’Union des Démocrates et Indépendents (UDI) raccoglievano ancora il 21,57 per cento dei suffragi espressi. Solo in pochi casi, quando un loro esponente si trovasse di fronte ad un candidato delle sinistre, la destra moderata transalpina potrebbe beneficiare del soccorso di elettori centristi o di ex elettori confluiti al primo turno su candidati dell’estrema destra.

Estrema destra. In termini aritmetici prosegue la sua avanzata ma politicamente è la grande sconfitta di questo primo turno delle elezioni legislative. L’estrema destra francese rimane come alle presidenziali divisa fra il Rassemblement National di Marine Le Pen, che con 4,244 milioni di suffragi ottiene il 18,67 per cento dei voti e risulta in testa al primo turno in 110 collegi,  Reconquête di Erik Zemmour che con 965 mila voti guadagna il 4,25 per cento dei suffragi e altre liste di estrema destra che non vanno oltre l’1,2 per cento dei suffragi, e risultano in testa in due collegi. Per la prima volta dopo il 1986 – quando il padre Jean Marie Le Pen beneficiò del sistema proporzionale -, Marine Le Pen dovrebbe consentire al Rassemblement National (RN) di disporre di un gruppo politicamente significativo e numericamente consistente di deputati all’Assemblea Nazionale. Ciò dovrebbe consentirle di mantenere la leadership fra le diverse destra francesi anche alle prossime elezioni europee, anche qualora la destra moderata dei Républicains e dell’UDI dovesse riprendere quota, beneficiando di un eventuale ingresso in un governo di coalizione insieme ai centristi del Modem e ai macroniani de La République en Marche .