Il racconto

Democrazia Futura. Il Rugantino e la Dolce Vita. Quella notte romana dello spogliarello

di Lucio Saya, regista, sceneggiatore, pittore autore e documentarista |

Una testimonianza attendibile su come andarono veramente le cose nel celebre locale trasteverino.

Lucio Saya

Dalle pesanti notti sotto le bombe di questi giorni accampati nella metropolitana di Kiev a quelle spensierate della Dolce Vita romana di sessant’anni fa il contrappasso è enorme. Ma fa bene allo spirito un momento di distensione leggendo la cronistoria che Lucio Saya propone ai lettori di democrazia futura relativa all’evoluzione dei costumi nella nostra capitale rievocando l’episodio del Rugantino “Quella notte romana dello spogliarello” attraverso come recita l’occhiello “Una testimonianza attendibile su come andarono veramente le cose”.

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Non molto tempo fa, in una chiacchierata con Marcello Rosa, ho avuto modo di soddisfare una curiosità che mi portavo dietro da oltre 60 anni.

Per qualcuno che non lo conosce, Marcello è un musicista tra i più rappresentativi del Jazz Tradizionale italiano. Eccellente trombonista ma anche compositore, arrangiatore, conduttore radio-televisivo eccetera eccetera …  insomma una specie di monumento!

Il discorso andò a finire sulla “Dolce Vita” romana e sui Night Club. Quella stagione si può collocare fra il 1956 e il 1964. Poi, per ragioni diverse, i Night caratteristici di quel periodo rapidamente scomparvero. Infatti nel febbraio del 1965 apriva il Piper Club e, sulla sua scia, altri locali più piccoli e di genere totalmente diverso da quei Night.

La mia curiosità riguardava una sera di novembre del 1958 al Rugantino, un locale di Roma in Trastevere. Da allora in poi su quella serata ho sentito le notizie più diverse e contraddittorie. Volevo sapere qualcosa di attendibile perché molti, anche se erroneamente, fanno risalire a quell’avvenimento la nascita della Dolce Vita.

Così chiesi a Marcello, che ha appena qualche anno più di me, se sapesse qualcosa in proposito. Mi rispose che si, ne sapeva qualcosa. E cominciai l’interrogatorio.

— Ma è vero che per un estemporaneo spogliarello arrivò la Polizia chiamata dal proprietario del locale? E che è stato arrestato qualcuno per atti osceni in luogo pubblico?

— No, nessuno ha chiamato la Polizia che non si è vista per niente. E poi…. quale luogo pubblico!? Era una festa assolutamente privata.

— E perché quella festa?

— Era il compleanno della contessina Olghina Di Robilant, scomparsa meno di tre mesi fa, nel novembre 2021, e un suo amico, un ricco americano, come regalo le aveva offerto il Rugantino con tanto di orchestra.

— C’era Anita Ekberg o no?

— C’era, c’era!

— E fu lei a fare lo spogliarello?

— No. Lei scese sulla piccola pista da ballo, scalciò via le scarpe (che allora era già qualcosa di “osé”) e accennò ad uno spogliarello, ma solo nella gestualità. Il massimo che concesse fu tirare la gonna sopra il ginocchio di pochi centimetri.

A questo punto però il racconto era troppo dettagliato! Così chiesi a Marcello:

— Scusa, ma com’è che conosci tanto bene tutte ‘ste cose?!

— E’ che quella sera al Rugantino suonavo io.

Aahh!…. Beh, allora continua.

— Dunque, confusa tra gli invitati c’era una “infiltrata”, una ballerina turca che si chiamava Aïché Nana, anche lei scomparsa da tempo nel gennaio 2014. Forse era venuta in Italia a cercar fortuna e non si fece sfuggire l’occasione di farsi notare.

Esce dalla folla e si avvicina a me che sto suonando. Poi (sarà pure stata turca….) con bella inflessione romanesca mi fa: “Mo’ je faccio véde io a quella!” poi mi volta le spalle e aggiunge: “Aho, slacciame ‘n po’!

Per tirare giù la lampo del vestito poggio il trombone sul pianoforte quindi provvedo alla bisogna. Poi mi siedo in terra anch’io per godermi lo spettacolo mentre la Nana sfida la Ekberg a spogliarsi. La svedese però non raccoglie la sfida ma raccoglie le sue scarpe e si dilegua tra la folla.

La turca ora comincia a fare: “Il tappeto di Allah!… il tappeto di Allah!…” Afferrato il senso alcuni giovanotti seduti lì attorno si tolgono le giacche e le stendono sulla pista.

Avuto così il suo tappeto Aïché continua a spogliarsi. Sfilata la gonna me la getta fra le braccia, si libera della sottoveste, quindi è la volta della guêpière, delle calze, del reggiseno e io devo allungare il collo al di sopra del mucchio di roba che ho tra le braccia per vedere che la Nana è rimasta con le sole mutandine nere.

— E chi ha scattato le foto apparse poi sui giornali?

— Tra gli infiltrati c’erano anche un paio di “Paparazzi”, quei fotografi sempre a caccia di cose piccanti. Uno era Tazio Secchiaroli. Anche loro non persero l’occasione e, sfoderate le macchine, fecero gli scatti del futuro scandalo. Tra l’altro, essendo tardi le foto furono pubblicate dai giornali del pomeriggio successivo.

E a proposito, giorni dopo alcuni giornali scandalistici americani pubblicarono la notizia con il titolo “Orgy in Vatican” accompagnata da un fotomontaggio dove apparivano la Cupola di San Pietro, il sottoscritto con trombone e Aïché Nana in slip neri.

— Ma al Rugantino nessuno impedì ai Paparazzi di fare quelle foto?

— Beh, intanto credo che non gliene fregasse niente a nessuno. E c’era tanta di quella gente che solo quelli più vicini si accorsero di ciò che accadeva.

— Ho saputo che anche i musicisti hanno avuto delle grane.

— Si, furono denunciati e condannati, ma con la condizionale. La sentenza fu: “Concorso in atti osceni in luogo pubblico perché con i loro strumenti eccitavano la turca”.

— Quindi la tua fedina penale….

— Io no! La Polizia si era basata sulle foto dei giornali. E io ero seduto per terra come altri, il trombone era sul pianoforte …

— Ma il Rugantino venne chiuso?

— A parte quella festa, noi della Roman New Orleans Jazz Band eravamo assoldati per due sere la settimana. Io so soltanto che dovendo suonare la sera successiva, arrivati con gli strumenti trovammo i sigilli alla porta.

— E cosa pensi della ricostruzione Felliniana di quei fatti?

— Quando lavorava a “la Dolce Vita” Federico Fellini convocò la Roman New Orleans e mentre suonavamo lui ascoltava scuotendo il capo non riuscendo a capire come la nostra musica potesse creare l’atmosfera adatta ad uno spogliarello. E per il film chiamò Adriano Celentano! …

— Insomma, come finì quello spogliarello?

— A un certo punto Aïché Nana, che appariva non molto sobria, si alzò e si mise a correre verso il guardaroba con me che la inseguivo con tutta la sua roba fra le braccia. La guardarobiera era una anziana signora con una pettorina ricamata è inamidata. Quando vide arrivare la turca vestita solo delle mutandine e io che le correvo dietro, esclamò: “Cosa ha fatto questa sporcacciona!” e a calci nel sedere la spinse nella toilette chiudendo la porta a chiave.

Questa fu la fine, non proprio esaltante, del celebre spogliarello!

— Grazie Marcello! Un’ultima cosa. Perché allora ho sentito tante storie discordanti o del tutto false? Come quella secondo cui all’arrivo della Polizia uno dei Paparazzi avrebbe furtivamente consegnato i rullini di pellicola ad uno degli invitati, non sospettabile, perché li portasse fuori dal locale?

— Vedi, negli anni, di questa storia in troppi hanno parlato solo per sentito dire. Anche la Rai ha dedicato a quel Rugantino una puntata di Porta a Porta

Se fossero venuti a chiedere qualcosa a chi, forse, è l’ultimo sopravvissuto che quella sera era lì … Ma non lo hanno fatto!