Riportiamo di seguito l’intervento del Commissario Agcom Francesco Posteraro all’evento ‘Artistinrete – Perché la pirateria danneggia la creatività e il Paese’ organizzato da NuovoIMAIE, che si è tenuto oggi a Roma nel corso della X edizione della Festa del Cinema.
Il regolamento Agcom per la tutela del diritto d’autore online (Scheda) è stato – ed è – importante perché la sua entrata in vigore ha determinato l’uscita dell’Italia, dopo ben 25 anni, dalla watch list USA degli Stati che non proteggono adeguatamente la proprietà intellettuale, ed ha così rimosso un ostacolo che limitava la capacità del nostro Paese di attrarre investimenti esteri.
E’ importante perché ha consentito di eliminare dal mercato qualche milione di file illegali. Ma lo è, in misura non minore, perché ha suscitato sul tema della tutela della creatività un dibattito d’opinione non più limitato ai soli addetti ai lavori. In effetti, in Italia mai si era parlato tanto di diritto d’autore come da due anni a questa parte.
Si può dire che il regolamento Agcom ha avuto, da questo punto di vista, l’effetto di un sasso nello stagno.
Di ciò dobbiamo render merito, paradossalmente, anche agli avversari del regolamento, a coloro che – più o meno in buona fede – hanno cercato prima di impedirne l’approvazione e poi di ostacolarne l’attuazione, presentandolo come un pericoloso attentato alla libertà della rete. Libertà della rete che è per taluni una sorta di feticcio, da intendere come totale assenza di regole, in nome di una concezione di internet come qualcosa di simile a un far west, se non ad una giungla.
Agcom è stata quindi impegnata innanzi tutto in una battaglia culturale, volta a far comprendere che nel mondo virtuale, come in quello fisico, l’esercizio dei diritti di libertà di ciascuno deve svolgersi senza sacrificare i diritti degli altri; a far capire che quello che non è lecito fuori dalla rete non lo è neppure sul web; che le regole poste a fondamento della civile convivenza devono essere osservate in entrambi gli ambiti.
Ma – ci si chiede, ed è questo il principale tema del nostro incontro di oggi – le regole servono davvero a contrastare la pirateria?
Non è forse più utile un nuovo approccio educativo, non occorre forse piuttosto un vero cambiamento culturale?
La risposta di Agcom è che sono indispensabili entrambe, regole ed educazione. E infatti il nostro regolamento si muove lungo tre direttrici: l’enforcement, ossia la repressione delle violazioni; l’educazione dei consumatori; e, ugualmente necessaria, la promozione dell’offerta legale delle opere digitali.
Dell’enforcement, dell’apparato repressivo, non può farsi ovviamente a meno nei confronti dei pirati. I siti illegali, una volta individuati, devono essere disabilitati: cosa cui Agcom provvede con appositi ordini rivolti agli ISP. I quali provider a loro volta hanno bisogno di tali provvedimenti – e di regole certe – per evitare di favorire loro malgrado la pirateria, dato che non hanno alcuna possibilità, né nessun obbligo, di esercitare un controllo preventivo sulla legalità dei contenuti che ospitano o trasportano sulle loro reti.
L’enforcement non riguarda invece i consumatori finali, coloro che scaricano file protetti da diritto d’autore in downloading o in streaming. A differenza di quanto accade in Francia, il regolamento Agcom non li considera come oggetto di attività repressive, ma piuttosto come beneficiari o destinatari di azioni positive, quali la promozione dell’offerta legale e la messa in atto di campagne di educazione. Ed ha previsto a questo scopo la creazione di un apposito Comitato tecnico, del quale fanno parte i rappresentanti di tutte le categorie interessate e delle istituzioni dotate di competenze in materia di tutela del diritto d’autore.
Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto lo sviluppo dell’offerta legale rappresenti uno strumento efficace nella lotta alla pirateria. Per scoraggiare davvero l’accesso ai siti pirata occorre che gli utenti possano disporre degli stessi contenuti senza particolari difficoltà e a prezzi ragionevoli. Da questo punto di vista, segnali positivi provengono dal campo della musica, tradizionalmente uno dei più colpiti dalla pirateria. Grazie alla recente maggior diffusione delle piattaforme legali, il fatturato complessivo del settore ha infatti ripreso a crescere, a livello sia nazionale che europeo. La stessa inversione di tendenza è testimoniata anche dagli esiti di una ricerca promossa dalla Polizia postale, secondo cui i giovani utilizzano sempre di più strumenti legali per ascoltare la musica.
Le peculiari caratteristiche del settore audiovisivo comportano difficoltà maggiori, a causa dei differenti interessi di cui sono portatori, da un lato, i produttori e i gestori di sale e, dall’altro, le emittenti televisive. La strada da seguire è comunque quella delle intese, il cui raggiungimento può senz’altro essere favorito dalla presenza di tutti i soggetti interessati in seno al Comitato tecnico.
Ho lasciato per ultimo il tema dell’educazione dei consumatori alla legalità non certo perché lo ritenga meno importante, ma al contrario per dare ad esso la massima enfasi. Ricordo di essere rimasto impressionato, nei mesi che hanno preceduto l’approvazione del regolamento, da una statistica secondo la quale in Italia nel 2012 circa dieci milioni di terminali avevano scaricato, almeno una volta, file protetti da diritto d’autore. Ebbene, non ci sarà repressione che tenga, fino a quando quei dieci milioni di utenti non si renderanno conto che questo comportamento equivale ad appropriarsi in un negozio dei supporti materiali – libri, dvd, cd e quant’altro – che hanno gli stessi contenuti. Fino a quando, cioè, non sarà divenuta patrimonio comune, soprattutto fra i più giovani, la consapevolezza che il consumo in rete di opere protette da copyright senza il consenso del titolare del diritto è un atto che ha un disvalore non solo giuridico, ma anche morale, sociale ed economico.
Disvalore morale, perché si priva l’autore della giusta ricompensa del suo lavoro e – aggiungo – si priva l’editore o il produttore del ritorno dell’investimento, per giunta a tutto vantaggio di un parassita come il pirata. Ricordo che ogni accesso a un sito illegale, sebbene gratuito per chi lo effettua, è comunque lucroso per il pirata, perché gli dà modo di incrementare gli introiti che ricava dalla pubblicità.
Disvalore sociale, perché impoverendo gli autori si inaridiscono, a lungo andare, le fonti stesse della creatività. Alimentando la pirateria si pongono le basi per avere, in futuro, sempre meno libri, film, opere musicali, perfino videogiochi. Si danneggia, quindi, il patrimonio culturale del Paese, come ha sottolineato autorevolmente, e con accenti di grande efficacia, il Presidente Mattarella il 21 aprile scorso, in occasione della Giornata mondiale del libro.
Disvalore economico, perché disincentivando gli investimenti dei produttori e degli editori si colpisce al cuore l’industria culturale, ossia un settore produttivo nel quale tutti riconoscono un essenziale volano della crescita. La pirateria trasferisce risorse dall’economia legale a quella illegale, a danno del PIL, ossia della collettività, di tutti noi, e a danno dell’occupazione.
Il Comitato tecnico istituito dal regolamento Agcom rappresenta la sede ideale per mettere a punto iniziative idonee a sensibilizzare la pubblica opinione su queste tematiche e per suscitare intorno ad esse il più vasto consenso. E’ quello che è accaduto per un bellissimo progetto educativo promosso dal Nuovo IMAIE in collaborazione con l’Associazione dei fonografici italiani (AFI) e con la SIAE, al quale hanno aderito, dopo la sua presentazione nel Comitato, anche l’ANICA, la FAPAV, la MPA e UNIVIDEO, oltre naturalmente all’Agcom, che lo ha ufficialmente patrocinato.
“Rispettiamo la creatività” – è questa la denominazione del progetto – si rivolge agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, ai loro insegnanti e alle loro famiglie, nel giusto convincimento che la scuola è il luogo chiamato a formare i cittadini di domani, educandoli al rispetto delle regole e dei diritti di chi lavora.