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Davos 2024. L’IA cambierà il 40% dei posti di lavoro in tutto il mondo

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La managing director del Fondo monetario internazionale ha lanciato l’allarme in occasione del World Economic Forum di Davos sul potenziale impatto dell’IA sul mondo del lavoro e il possibile aumento delle disuguaglianze, soprattutto nelle economie avanzate: “Servono reti di sicurezza sociali più ampie e strutturate”.

IA, lavoro e disuguaglianze, un problema mondiale ancora aperto

L’intelligenza artificiale (IA) è al centro dell’agenda politica internazionale e lo sarà anche in occasione 54° World Economic Forum che si apre oggi a Davos, in Svizzera. Secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), infatti, tale tecnologia avrà un impatto elevato su almeno il 40% dei posti di lavoro in tutto il mondo.

Solo nelle economie avanzate, tale dato potrebbe salire al 60%, stando a quanto dichiarato dalla managing director del Fondo, Kristalina Georgieva: “Nella maggior parte degli scenari, l’IA potrebbe influenzare profondamente il mondo del lavoro, con ricadute sociali da non sottovalutare”.

Potrebbe peggiorare il dato complessivo sulla disuguaglianza sociale ed economica, scenario che dovrebbe preoccupare molto la politica e i Governi, spingendoli ad intervenire per tempo, onde evitare che la tecnologia aggravi situazioni già critiche in partenza”, ha aggiunto Georgieva in un post sul sito dell’FMI.

Il commento della manager è relativo allo studio che il Fondo ha realizzato e pubblicato con il titolo “Gen-AI: Artificial Intelligence and the Future of Work“.

Secondo la sua analisi, una maggiore produttività da parte dei lavoratori e delle aziende ad alto reddito aumenterebbe il rendimento dei capitali, riducendo l’offerta di lavoro e ampliando il divario tra fasce economiche.

In sostanza, alcuni lavori saranno facilitati e resi più produttivi, altri saranno profondamente cambiati, altri ancora potrebbero anche essere soppressi (o eliminata la figura umana). Il tutto si traduce, inevitabilmente, anche in un aumento di stipendi per alcune fasce occupazionali e tagli crescenti per quelle più basse in termini di specializzazione.

WEF 2024: parola d’ordine “fiducia”

Il mondo è scosso da nuove guerre e conflitti regionali, che unitamente alle tensioni geopolitiche tra i massimi attori globali, crea un diffuso clima di incertezza e timore verso il futuro.

A Davos, da oggi al 19 gennaio 2024, si incontreranno più di 2.800 leader mondiali provenienti da 120 Paesi, fra cui circa 60 capi di Stato o di governo. Al centro dei tavoli di confronto il tema della fiducia da ricostruire dopo i danni della pandemia mondiale da Covid-19, la crisi energetica, i problemi delle catene di approvvigionamento e gli impatti crescenti dell’estremizzazione del clima.

Come ha spiegato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF: “Ci troviamo di fronte a un mondo frantumato e con crescenti divari sociali, che portano a un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo quindi ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione della crisi“.

Oltre 200 i panel in programma che declineranno il tema della fiducia in chiave economica, sociale, industriale, commerciale, sanitaria e ambientale.

I Governi dovrebbero realizzare reti sociali di sostegno per garantire una transizione sicura

Tornando all’IA, i Governi dovrebbero quindi creare reti di sicurezza sociali più ampie e strutturate, a cui affiancare programmi di riqualificazione professionale, soprattutto per i lavoratori più vulnerabili.

L’analisi non indica che l’IA andrà a sostituire i lavoratori, ma certamente ad integrare molte delle loro attività.

Le imprese hanno già investito molto risorse finanziarie in questa tecnologia, suscitando preoccupazione tra i dipendenti riguardo al loro futuro professionale.

Timori non proprio infondati, basti citare uno tra tanti esempi, come Buzzfeed, che ha annunciato l’intenzione di impiegare l’IA per aumentare la produzione di contenuti e licenziando 100 dipendenti.

L’Unione europea ha già raggiunto un accordo provvisorio sulla regolamentazione dell’IA, mentre gli Stati Uniti, ad esempio, devono ancora approdare ad una normativa federale sull’argomento.