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Dati sanitari il nuovo oro digitale, negli USA vaccinazioni certificate da Microsoft e altre big tech

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Microsoft, Salesforce, Oracle, assieme a fornitori di servizi sanitari e associazioni non profit stanno proponendo negli Stati Uniti uno standard unico per la certificazione delle vaccinazioni. Forse un patentino o un’app, di fatto sarà questa soluzione a garantire l’idoneità a lavorare, studiare, viaggiare per milioni di cittadini.

Ne parliamo anche noi in Italia da giorni, se è il caso o no di dare vita ad un patentino o passaporto sanitario dove registrare il nostro record di dati sanitari, in cui è scritto nero su bianco se abbiamo fatto i vaccini contro il Covid-19, quali e quanti.

Negli Stati Uniti, come riportato dal New York Times, una cordata di big tech, chiamata Vaccine Credential Initiative (VCI), con Microsoft capofila, ha proposto la certificazione di tali dati in una specie di cartella clinica digitale.

Per tornare a scuola e al lavoro è possibile che negli Stati Uniti sarà necessario dimostrare di essersi vaccinati, in un prossimo futuro.

Certificazione digitale della nostra salute

Per questo diverse aziende tecnologiche si stanno mettendo d’accordo su uno standard unico che renda facilmente verificabile agli operatori sanitari lo storico sanitario e soprattutto vaccinale di un cittadino.

Microsoft, Salesforce e Oracle sono al lavoro sullo standard, assieme ai fornitori di servizi sanitari Evernorth e Mayo Clinic, le organizzazioni non profit Mitre, CARIN Alliance, Change Healthcare, Safe Health e Commons Project.

Del gruppo fanno parte anche Epic e Cerner, che producono software di archiviazione dati utilizzati da oltre il 50% del settore sanitario pubblico e privato statunitense.

A quanto pare, il World Economic Forum, che collabora con il Commons Project, ha accettato di illustrare l’idea del patentino e dello standard unico ai membri del suo Common Trust Network globale e del suo network di compagnie aree.

L’immunizzazione in un passaporto elettronico o un’app

La Contea di Los Angeles ha annunciato, proprio in questi giorni, che prima di tornare nei campus gli studenti dovranno prima vaccinarsi per il Covid-19. La prova dell’immunizzazione sarà registrata nell’Apple Wallet del proprio iPhone, che può anche memorizzare biglietti e carte d’imbarco in formato digitale in caso di viaggi e spostamenti.

Stando a quanto hanno spiegato dalla VCI, la soluzione del record standard di vaccinazione è utile anche per evitare la nascita di un “mercato nero dei patentini”, cioè l’offerta di certificazioni false di vaccinazione.

Lo standard proposto, inoltre, dovrebbe, secondo gli sviluppatori, garantire facilità di condivisione dei dati tra gli operatori sanitari e fungere da badge sanitario di verifica per il cittadino.

I dati sanitari vengono così visualizzati attraverso un QR Code che ha il compito di mostrare solo i dati sui vaccini e non gli altri dati sanitari e medici generici del soggetto.

Condivisione e interoperabilità saranno garantiti dal formato FHIR, acronimo che sta per Fast Healthcare Interoperability Resources (lo stesso che usa Apple per gestire i dati nelle cartelle cliniche elettroniche offerte in visione agli utenti tramite app).

La colazione a sostegno della VCI promuove di fatto uno standard open source, che è considerato garanzia di equità di accesso all’innovazione, una valida soluzione per evitare ogni forma di discriminazione, soprattutto per le comunità più svantaggiate che potrebbero rimanere fuori questo processo di certificazione vaccinale anti Covid-19 e quindi di idoneità a tornare al lavoro, a scuola e per frequentare luoghi pubblici.

Dati sanitari, nuova miniera d’oro

Il punto però è capire in che modo saranno trattati i dati sanitari, clinici o medici dei pazienti, da parte di queste grandi aziende tecnologiche.

Non dobbiamo mai dimenticare che Microsoft, Apple, Oracle e le altre “big tech” (o meno “big”) sono corporation private, che perseguono profitti, non il bene pubblico.

Bisogna quindi porsi sempre delle domande chiave, del tipo: dove saranno archiviati questi dati? Per quanto tempo? Chi vi avrà accesso? Quale normativa ne garantirà il giusto trattamento? Saremo davvero i proprietari unici di questi dati o no? E in che modo possiamo verificarlo?

Dal punto di vista etico, inoltre, questo patentino di immunizzazione dal virus è strettamente legato alla disponibilità dei vaccini nel posto in cui si vive.

Dilemma etico: sicurezza sanitaria o biosorveglianza?

Il rischio è cadere vittime del determinismo tecnologico, o del biosorveglianza tecnologica.

Se i vaccini tardano ad arrivare in una regione o vengono somministrati con gravi ritardi, che ne sarà della popolazione che ci vive? Non ottenendo il patentino come potranno spostarsi e tornare a scuola o al lavoro?

Non ultimo, che ne sarà di chi non vuole vaccinarsi?

Che sia un’applicazione Android o un QR Code, i dilemmi legati a questa idea di passaporto sanitario per muoversi sono tanti e come al solito non sarà facile superarli solo grazie all’innovazione tecnologica.