Finanza

Crowd4Fund. ‘L’Equity Crowdfunding in Italia può muovere €50 miliardi’. Intervista a Marco Bicocchi Pichi (Symbid)

di Fabio Allegreni |

Marco Bicocchi Pichi, ad di Symbid Italia: ‘Il 39% delle famiglie benestanti non investe nell'economia reale. L’equity crowdfunding può essere la chiave per sbloccare questa massa di potenziali investitori’.

Investire in equity significa acquistare azioni sul mercato allo scopo di ottenere dividendi e/o capital gain dalla loro rivendita in caso di crescita dei valori azionari.

Investire attraverso una piattaforma di Equity Crowdfunding significa fare la stessa cosa ma acquistando azioni (o, meglio, quote) di società non quotate, ma con una grande differenza: tali azioni non possono essere facilmente rivendute come in Borsa: si dice che sono illiquide. Dunque il rischio è molto più alto.

Allora qual è il vantaggio? Tipicamente, le società che lanciano campagne di equity crowdfunding sono piccole e dinamiche e hanno prospettive di crescita molto più elevate nel medio termine, e, quindi, una potenzialità più elevata di valorizzazione delle azioni.

In sintesi: chi investe in questo tipo di società si assume sì un grande rischio, ma con prospettive di capital gain molto elevate. E’ in pratica il lavoro che fanno i business angels e i venture capital, che, grazie al crowdfunding, viene “democratizzato” cioè aperto al crowd e quindi a tutti.

Ma qual è il profilo di investitore privato che possa veramente incidere sul successo dell’equity crowdfunding? E quante risorse finanziare l’equity crowdfunding può contribuire a immettere sul mercato?

Lo abbiamo chiesto a Marco Bicocchi Pichi, amministratore delegato di Symbid Italia, piattaforma di equity crowdfunding che sarà lanciata nei prossimi mesi e frutto della joint venture tra Symbid e Banca Sella. Symbid, società olandese, è una delle piattaforme di maggior successo in Europa.

Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Fabio Allegreni. Qual è il “crowd” cui, ragionevolmente, può fare riferimento una piattaforma di equity crowdfunding ambiziosa come Symbid?

 

Marco Bicocchi Pichi.  Investire una parte del proprio risparmio in piccole e magari giovani società ha un rischio elevato soprattutto se non è fatto seguendo una strategia d’investimento e gestione del patrimonio finanziario. Solo una piccola parte del proprio patrimonio dovrebbe essere dedicata a questo tipo di operazioni. Symbid ha iniziato in Olanda con l’ambizione di essere aperta veramente a tutti con un investimento minimo di €20 (venti euro). Questa opzione però non è aperta in Italia a causa del nostro quadro di riferimento giuridico diverso (in Olanda viene utilizzata come società veicolo per l’investimento della crowd una cooperativa di capitali).

 

 

Fabio Allegreni. Definizione chiara ma forse ancora un po’ sfumata. Puoi essere più specifico?

Marco Bicocchi Pichi. Proviamo a tracciare il profilo dell’investitore ideale partendo da qualche numero macro.

Uno studio del 2014 dice che nel mondo 408 milioni di persone adulte detengono l’ 85,3% della ricchezza. Gli altri 4 miliardi si suddividono il resto. Zoomando sull’Italia, uno studio di ABI-SDA Bocconi ci dice che il 24% dei clienti delle banche ha un patrimonio finanziario medio > €200.000, di cui il 9% tra 70 e 200, il 12% tra 200 e 1 milione e il 3% più di €1 milione.

Entrando più nel dettaglio, Prometeia stima che siano circa 628 mila le famiglie che hanno un patrimonio finanziario superiore ad € 500 Mila per un patrimonio totale di quasi € 1.000 miliardi di cui stima l’AIPB sono € 503 Miliardi quelli in gestione di istituti di “Private Banking”.

Ragionevolmente, si può ipotizzare che il 5% di questo patrimonio, cioè €50 Miliardi, possa essere potenzialmente investito in capitale di rischio, almeno in un arco temporale di 3-5 anni. Di conseguenza, anche la fascia più bassa, coloro che hanno un patrimonio compreso tra 0.5 e 1 milione, avrebbero una disponibilità da investire con l’equity crowdfunding in singole opportunità di circa € 3/5.000 che, guarda caso, è anche l’investimento medio nelle maggiori piattaforme europee. L’investimento con una strategia di portafoglio di una ventina d’investimenti d’importo uguale abbassa il rischio d’insuccesso rispetto alla “puntata” secca su di una sola opportunità.

Naturalmente la cifra di € 50 Miliardi sembra largamente esagerata ma a chi mi dice questo io rispondo che è una stima di potenziale, è come le riserve petrolifere, per poterle poi “estrarre” occorrono molte condizioni da soddisfare che oggi non sono ancora neanche avvicinate. Comunque non è più strano considerare che ben 17 Miliardi in Italia sono spesi ogni anno in gioco d’azzardo? E’ normale non investire su lavoro e sviluppo ed invece bruciare soldi al gratta e vinci? Anche l’abitudine tutta Italiana di indebitarsi a vita per il mattone meriterebbe qualche commento.

Fabio Allegreni. Ma le famiglie benestanti non investono già? Non terranno i soldi sotto il materasso…

 

Marco Bicocchi Pichi.  Ovviamente investono, ma in modo “blindato”. In un’indagine dello scorso anno, Nomisma ha rilevato che del 54% di famiglie che hanno un profilo adeguato a manifestare una domanda di investimento, in termini di stock accumulato e flusso di risparmio generato, ben il 39% (cioè 3/4) non immette fondi nell’economia reale, ma li blinda, tipicamente in titoli di stato.

L’equity crowdfunding, che consente di accedere facilmente ad investimenti in economia reale, potrebbe proprio essere la chiave per sbloccare questa massa di potenziali investitori, che io chiamo “angels inattivi”. Il superamento della massa critica è fondamentale per innescare un circolo virtuoso. Si parla dei cosidetti unicorni da 1 Miliardo ma la normalità è la creazione di imprese con exit (uscita dall’investimento) da € 8-10 Milioni che vengono acquisite da imprese più grandi. Quella delle startup è un’industria che produce innovazione per il mercato.

Fabio Allegreni. Bisogna dunque convincere gli “angels inattivi” ad attivarsi. Non sembra un’impresa semplice…

 

Marco Bicocchi Pichi. No, infatti, è arduo. Considera che un sondaggio ha dimostrato che la maggior parte delle persone preferisce ottenere €100 subito che €101 tra una settimana, ma €101 tra 1 anno e 1 settimana piuttosto che €100 tra 1 anno esatto. Eppure sempre di dilazione di 1 settimana si tratta e sempre di 1 euro di differenza! Quindi bisogna combattere anzitutto contro il comportamento dell’investitore che tende ad essere orientato al breve. Anche i più benestanti non apprezzano facilmente il concetto che la ricchezza marginale non è necessario abbia lo stesso grado di liquidità e di orizzonte temporale delle risorse che per varie esigenze occorre siano smobilizzabili a breve.

In realtà, è dimostrato che l’investimento a lungo termine paga. E lo dimostrano le ricerche ed anche i migliori fondi Venture Capital per i quali il tasso atteso di successo sul portafoglio investito è pari al 10-20% con ritorni importanti sul capitale investito. Teniamo conto che la probabilità di vincere al gratta e vinci che gli italiani amano di più, il tipo “turista per sempre”, è pari allo 0,00003%. Nel primo caso però lo si sa dopo almeno 3-5 anni, nel secondo subito.

Fabio Allegreni. Ma i VC hanno fior di professionisti che selezionano tra centinaia se non migliaia di possibili investimenti. Come può farlo il nostro “angel inattivo”?

 

Marco Bicocchi Pichi.  Proprio qui sta il ruolo della piattaforma. Il primo aspetto è la capacità di selezionare le iniziative in modo che il loro modello di business, il loro stadio di sviluppo e la loro valutazione siano tali da migliorare la probabilità di successo. L’affidabilità di questo processo di selezione è dunque alla base del rapporto di fiducia che si genera con l’investitore e che lo porterà ad investire nuovamente.

L’altro aspetto è la sua capacità di coinvolgere lead investors, cioè tipicamente angel professionali e VC che co-investano nell’iniziativa insieme al crowd. Sta succedendo sempre di più dove il crowdfunding è già affermato e sono certo che potrà accadere anche in Italia.