Finanza

Crowd4Fund. Crowdfunding e Reti d’Impresa

di Fabio Allegreni |

L’utilità del crowdfunding per una rete d’impresa, in quanto tale e non per le singole imprese che ne fanno parte, va indagata caso per caso.

Recentemente ho avuto il piacere di essere invitato a parlare di crowdfunding alla giornata delle Reti d’Impresa durante il 3° meeting nazionale ASSORETIPMI.

Abbastanza stranamente, si parla pochissimo delle Reti d’Impresa. In realtà è un fenomeno che sta raccogliendo grandi consensi all’interno del tessuto produttivo più vivo in Italia: le PMI. Questo grazie anche all’opera di “evangelizzazione” proprio di associazioni come ASSORETIPMI e del suo fondatore Eugenio Ferrari.

Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Le Reti d’Impresa, in estrema sintesi, sono state riconosciute come forma contrattuale dal 2009 e dal 2012 hanno anche la possibilità di essere costituite come soggetto giuridico. Si tratta in sostanza di dare forma ad alleanze strategiche tra imprese, soprattutto PMI, per renderle più efficaci ed efficienti nell’affrontare la competizione in mercati che si fanno sempre più complessi.

Il professor Francesco Izzo, ordinario di strategia presso la Seconda Università di Napoli, ha mirabilmente sintetizzato il concetto dicendo che il fondamento delle Reti d’Impresa è “far leva sull’unione dei legami deboli” che non vuol dire solo “l’unione fa la forza” ma anche che, molto più spesso di quanto si è portati a ritenere, l’alleanza di soggetti anche non strettamente complementari, o addirittura in competizione, può essere un cemento talmente forte da portare a risultati altrimenti non immaginabili.

In realtà, il fenomeno dell’unione di legame deboli, è anche alla base del crowdfunding: persone molto lontane dal normale bacino di riferimento di un imprenditore o di un’impresa che si uniscono in nome di un’idea, di un prodotto o di un’iniziativa, e, ciascuno contribuendo marginalmente, raccolgono i fondi necessari per sostenerla o svilupparla.

Ma è possibile utilizzare il crowdfunding per finanziare una Rete d’Impresa?

Le reti di imprese hanno ragioni costituenti molto disparate, principalmente derivanti dalla possibilità di sfruttare sinergie produttive, commerciali o di marketing. Il crowdfunding, per sua natura, è un modo di raccogliere fondi, ma anche uno strumento di marketing. Credo quindi che l’utilità del crowdfunding per una rete d’imprese (in quanto tale e non per le singole imprese che ne fanno parte) vada indagata caso per caso.

 

In linea teorica, si possono ipotizzare alcuni casi, riferibili soprattutto alle modalità reward e donation crowdfunding. Ecco alcuni casi potenziali:

  • Pre-ordini – Una rete verticale, costituita per esempio per favorire una filiera produttiva, potrebbe sviluppare un nuovo prodotto e testarlo con una campagna di crowdfunding prima di metterlo in produzione. Il “reward” sarebbe costituito dal prodotto stesso e la raccolta, dunque porterebbe due vantaggi: fondi e pre-ordini.
  • Comunicazione – Una rete orizzontale, costituita per sinergie di comunicazione, potrebbe utilizzare il donation (o il reward) crowdfunding facendosi promotore di una campagna per supportare un’iniziativa civica (es. il restauro di un monumento) o benefica. Il brand della Rete beneficerebbe dell’impatto mediatico a fronte dei soli costi di set up della campagna.
  • Internazionalizzazione – Se in una rete orizzontale, uno dei membri è in procinto di lanciare un nuovo prodotto che potrebbe avere un mercato internazionale, la Rete potrebbe curare una campagna di reward crowdfunding su una piattaforma mondiale come Indiegogo per promuoverlo. Il successo della campagna, oltre a ripagarne i costi, genererebbe una base di clienti diretti che potrebbero diventare acquirenti anche degli altri prodotti offerti dalla rete.
  • Spin-off – Si tratta del’unico caso potenziale in cui ricorrere all’equity crowdfunding. Se una rete vende prodotti o servizi, complementari e che abbiano un mercato internazionale e, per esempio, la commercializzazione B2C non è il core business ma è ritenuto un potenziale, la Rete potrebbe decidere di creare una società per gestire l’e-commerce e lanciare una campagna di equity crowdfunding per finanziare l’iniziativa. I vantaggi: nuovo asset condiviso, sviluppo commerciale, possibilità di exit.