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Covid-19, perché la mobilità in bicicletta passa per il digitale

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Già prima della crisi per il Coronavirus, l’Italia si stava lentamente dirigendo verso un futuro in cui la bicicletta - e gli altri mezzi sostenibili - sarebbero diventati centrali per la mobilità cittadina.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

Le istituzioni hanno deciso di puntare con decisione sulla mobilità dolce per il futuro post Covid-19. Molte grandi città, in questo momento, stanno potenziando le proprie piste ciclabili. Il governo, invece, ha appena approvato il finanziamento per il cosiddetto bonus bici.

Vendite di eBike in Italia

Già prima della crisi per il Coronavirus, l’Italia si stava lentamente dirigendo verso un futuro in cui la bicicletta – e gli altri mezzi sostenibili – sarebbero diventati centrali per la mobilità cittadina. Le vendite del comparto avevano registrato nel 2019 un più 7%, soprattutto grazie alle eBike.

Continuare su questa strada è essenziale per vari motivi: migliora l’aria cittadina, favorisce il benessere fisico e il portafoglio degli stessi fruitori e diminuisce il traffico. Ma esistono degli ostacoli perché l’Italia possa seguire il buon esempio dei paesi nordici.

Mobilità dolce in Italia

Per esempio, il nostro Paese è il più pericoloso per chi vuole andare in bici. Una ricerca del 2018 realizzata dall’International Transport Forum ha mostrato che il tasso di mortalità per chilometri pedalati è il più alto al mondo. Ogni ciclista sa che, uscito di casa, rischia la vita.

Quali sono le cause di questa strage silenziosa? Innanzitutto il pessimo stato di manutenzione delle nostre strade. In secondo luogo la mancanza di piste ciclabili e infine lo scarso rispetto delle norme stradali sia da parte degli automobilisti, sia da parte degli stessi ciclisti.

La consapevolezza che il mezzo sia pericoloso spinge migliaia, se non milioni, di persone a rifiutare di andare in bicicletta. Si potrebbe quasi dire che questa sia una delle fobie più diffuse.

Per questo motivo le iniziative di comuni, regioni e delle stesso stato non bastano.

Per creare un Paese realmente bike-friendly serve molto di più. Che cosa? Un cambio culturale nella mentalità di cittadini e istituzioni.

Il ruolo del digitale

Interessante è mettere in risalto come il digitale può essere un alleato per raggiungere questi obiettivi. L’app italiana JoJob, per esempio, premia i dipendenti delle aziende – che si iscrivono al servizio – se questi utilizzano mezzi sostenibili per recarsi a lavoro.

Qualcosa si è mosso anche nelle stesse istituzioni pubbliche. Qualche anno fa la Francia aveva proposto di pagare 25 cents a chilometro percorso i lavoratori che avrebbero completato il percorso ufficio-casa in sella a una bicicletta.

Quale altro ruolo può svolgere il digitale per migliorare l’esperienza di andare in bicicletta?

Un’altra realtà italiana, Somos, ha sviluppato uno strumento che permette alle persone di segnalare alle istituzioni i problemi riscontrati per strada, come buche, ingombri lungo il percorso ed altro.

Inoltre permette alle istituzioni di analizzare il percorso degli utenti, prevedendo possibili problematiche e scoprendo quindi come potenziare la fruizione delle piste ciclabili.

Il digitale può quindi stimolare il comportamento degli utenti, e facilitare l’adozione di una mobilità “dolce”. Può inoltre migliorare e rendere più sicuri gli spostamenti delle persone, mettendo direttamente a contatto ciclisti e istituzioni.

In definitiva, la tecnologia può essere un alleato prezioso e i suoi vantaggi non andrebbero ignorati, soprattutto oggi che stiamo vivendo un periodo di profonda trasformazione.

Photo by Febiyan on Unsplash