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‘Covid-19 e 5G? Una fake news senza fondamento scientifico’. Intervista ad Alessandro Polichetti (ISS)

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Alessandro Polichetti (ISS) sul presunto legame fra 5G e diffusione del virus: 'Intanto bisognerebbe capire come è nato questo legame assurdo. Se ci fosse almeno un fondamento, una parvenza di fondamento scientifico che non c’è assolutamente'.

Dilagano sui social le fake news che gettano ombre sul 5G. Un fenomeno in aumento dopo l’esplosione del Covid-19, con fake news create e diffuse ad arte, che con la pandemia hanno addirittura messo in relazione il 5G con i virus, avanzando l’idea balzana che il nuovo standard di comunicazione possa essere un vettore della malattia e possa inoltre creare danni al sistema immunitario delle persone. Idee false, che però attecchiscono in alcune fasce della popolazione, messe in giro ad arte per creare il caos e una cattiva nomea sul 5G. Fake news che sembrano far parte di un disegno più ampio, una campagna orchestrata contro il 5G, che potrebbe coinvolgere anche la criminalità organizzata, interessata a mettere le mani sul business della rete, visti i roghi appiccati a decine di antenne 5G nel Regno Unito da sostenitori di queste teorie complottiste. Delle posizioni scientifiche che confutano le fake news sul 5G abbiamo parlato con Alessandro Polichetti, l’esperto più autorevole dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute. È il primo ricercatore del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell’ISS e da trenta anni si occupa di protezione della salute dalle radiazioni non ionizzanti. 

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Key4bz. Aumentano in rete le bufale che riguardano il 5G. Secondo tesi cospirazioniste che circolano in Rete, il 5G aiuterebbe a trasmettere il coronavirus SARS-CoV-2.  Cosa ne pensa da un punto di vista scientifico?

Alessandro Polichetti. La pandemia da coronavirus è arrivata mentre circolava già in alcune parti della popolazione una certa preoccupazione per l’avvento del 5G. Sia chiaro, non è che tutta la popolazione è terrorizzata dal 5G, ma i timori si sono poi tradotti in una serie di resistenze in diversi comuni, con ordinanze approvate per non installare antenne. Ma non direi che nella popolazione vi sia un sentimento diffuso di preoccupazione per il 5G. Però ci sono parti della popolazione che invece si fanno sentire parecchio. Poi è chiaro che quando si arriva ad eccessi come bruciare le antenne, come in Inghilterra, è ovvi che la notizia abbia un risalto molto grande. Sicuramente c’è un’informazione che troppo spesso viene fatta in modo non corretto su Internet, dove si trovano informazioni scorrette da chi, forse, ha proprio l’intenzione di allarmare le persone. Ma non si parla su conoscenze scientifiche fondate.

Key4biz. Cosa può dirci sulla presunta causa della diffusione del virus attraverso le antenne 5G?

Alessandro Polichetti. Intanto bisognerebbe capire come è nata questa cosa. Se ci fosse almeno un fondamento, una parvenza di fondamento scientifico che non c’è assolutamente. L’unica cosa che non sembra assurda e che vagamente si potrebbe riscontrare è l’argomento secondo cui i campi elettromagnetici possano dare degli effetti sul sistema immunitario. Questo per avere una parvenza di meccanismo logico, per trovare una relazione fra antenne e virus.

Key4biz. Si tratta quindi di far rientrare la bufala sul 5G nel contesto più ampio degli effetti dei campi elettromagnetici.

Alessandro Polichetti. Esattamente, il 5G è la generazione più recente. I campi elettromagnetici sono studiati da decenni invece. E si studia la possibilità di effetti diversi da quelli che sono stati ormai accertati. Noi sappiamo che l’unico effetto dei campi elettromagnetici a radio frequenza che sia stato accertato scientificamente è il riscaldamento dei tessuti del corpo umano, che si verifica soltanto per intensità molto elevate. Sono effetti che possibili ma soltanto ad una tale intensità che non si verificano nei normali ambienti di vita della popolazione.

Key4biz. Cioè?

Alessandro Polichetti. L’antenna di telecomunicazioni, l’antenna del cellulare o le antenne fisse emettono campi molto ma molto più bassi di quelli necessari per avere questi effetti. Ma questo lo sappiamo da tantissimo tempo. Gli effetti termici li conosciamo ormai da decenni. E sappiamo anche come proteggerci da questi effetti. Ci sono dei limiti di esposizione che sono riconosciuti a livello internazionale il cui rispetto permette di prevenire questi effetti.

Key4biz. Però nel frattempo si è studiata la possibilità di altri effetti. Quali?

Alessandro Polichetti. Gli effetti non termici. Quelli di cui si è parlato prima dell’avvento della pandemia, oggetto di diverse sentenze che legavano l’uso dei cellulari alla comparsa di tumori. Possibilità di patologie tumorali, e sappiamo che secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) i campi elettromagnetici a radio frequenze sono stati classificati come possibilmente cancerogeni per gli esseri umani. Si tratta di un livello di evidenza abbastanza basso, che indica che c’è qualche sospetto. Che c’è qualche studio che mostra qualche cosa, però non è confermato da altri studi, quindi per la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, queste evidenze di canceroginità sono definite limitate. Si tratta quindi più che altro di sospetti, non confermati. Non sappiamo in che modo questi campi elettromagnetici possano dare luogo a queste patologie tumorali, de gruppo 2B. Le evidenze, se fossero state più forti, probabilmente cancerogene o cancerogene, sarebbero state classificate nel gruppo 2A. Invece siamo al livello di classificazione 2B.

Key4biz. E gli effetti dei campi elettromagnetici sul sistema immunitario?

Alessandro Polichetti. Secondo la vasta letteratura scientifica sui campi elettromagnetici, per qualunque tipo di effetto che si vuole dimostrare ci sono studi che non dimostrano nulla, altri studi che mostrano qualcosa, ma nel complesso non ci sono evidenze convincenti che vi siano degli effetti sul sistema immunitario. C’è sì qualche indicazione su qualche effetto, ma non si sa bene di che effetto si tratti: se abbattano oppure se stimolino il sistema immunitario. Studi diversi poi danno risultati contrastanti.

Key4biz. Qualcos’altro sugli effetti sul sistema immunitario?

Alessandro Polichetti. Nei paesi dell’Est ci sono degli standard di protezione particolari, diversi da quelli dell’Europa occidentale e del resto del mondo, che si attengono alle linee guida dell’Icnirp, con limiti di esposizione elettromagnetica basati sugli effetti termici accertati e verificati. In alcuni paesi dell’Est, fra cui in particolare la Russia, già dagli anni ‘60 e ’70, c’erano dei limiti più bassi rispetto a quelli raccomandati a livello internazionale, ai quali facciamo riferimento anche noi in Italia. In Russia c’è qualche indicazione su qualche effetto sul sistema immunitario, che gli stessi Russi non considerano dei rischi veri e propri per la salute. Gli stessi Russi dicono che se questi effetti si verificassero potrebbero dare luogo a conseguenze non meglio identificati alla lunga. Insomma, in Russia ci sono limiti di esposizione ancor più severi dei nostri che sono già i più severi d’Europa (pari a 6 v/m ndr) per prudenza e tutela preventiva rispetto all’ipotesi di un sovraccarico del sistema immunitario, perché potrebbe succedere qualcosa ma non si sa che cosa. Una giustificazione davvero molto vaga, per giustificare il loro atteggiamento più cautelativo dei loro standard russi. Ma nessuno ha mai concluso che fra gli effetti vi possa essere un aumento di infezioni o la circolazione di virus. Questo è un passaggio ulteriore che è stato fatto più di recente da persone allarmiste, diciamo.

Key4biz. Ma quindi i timori e le fake news sulla falsa correlazione fra Covid-19 e 5G da dove potrebbero derivare?

Alessandro Polichetti. Mi sono fatto l’idea che queste persone allarmiste, che danno credito alle fake news, si siano lasciate impressionare dall’aumento delle antenne connesso allo sviluppo del 5G. Una cosa che succedeva ovviamente già prima de virus. E poi dal fatto che per il 5G una parte delle frequenze utilizzate sarà diversa da quelle usate finora. L’allarmismo è quindi legato a questi due elementi, che di fatto non danno luogo ad alcuna preoccupazione in realtà.

Key4biz. Con il 5G ci saranno più antenne.

Alessandro Polichetti. E’ vero, con il 5G ci saranno più antenne perché non ci sarà soltanto la comunicazione cellulare classica per parlare e scaricare dati, video, gaming ecc. tante applicazioni su Internet. Ma ci sarà anche una applicazione per l’Internet delle cose, che significherà che ci saranno molti oggetti dotati di antenne che riceveranno e trasmetteranno dati di ogni genere e quindi ci sarà bisogno di molte più antenne perché ci saranno molti più sensori attivi, non soltanto le persone ma anche le cose che si collegano alla telefonia mobile. Le nuove frequenze usate per il 5G, quelle millimetriche all’intorno dei 30 Ghz, si propagano poco in aria, non fanno lunghi percorsi, quindi c’è bisogno di aree più limitate dove le antenne possono garantire la copertura e quindi anche per questo motivi ci saranno più antenne.  Ma l’equazione secondo cui tante antenne uguale maggiore esposizione è sbagliata, perché tante antenne sono meno potenti. La cosa buffa è che questo timore dell’aumento delle antenne si ripete ad ogni progresso tecnologico dall’1G al 2G e via via al 3G fino al 4G. Progressivamente, con l’aumento dei cellulari sul mercato, è stato necessario ridurre le celle e aumentare il numero di antenne sul territorio. Il paradosso col 5G è che chi in passato chiedeva più antenne sul territorio, adesso ne vorrebbe di meno.

Key4biz. Secondo lei cosa bisogna dire ai 200 piccoli comuni che si oppongono alle antenne 5G? Lo Stato non può intervenire?

Alessandro Polichetti. Lo Stato non può intervenire anche perché i sindaci sono le autorità sanitarie. L’importante è l’informazione corretta. Bisogna comunicare in modo corretto come stanno le cose. Ma ci saranno sempre delle resistenze, perché quello che possiamo dire sul 5G e sui campi elettromagnetici e sulla telefonia mobile in generale è che per quanto riguarda gli effetti che noi conosciamo, quelli elettromagnetici, siamo sicuri che non c’è nessun problema, perché gli effetti termici sono effetti a soglia che si verificano soltanto sopra certi livelli e i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici tutelano ampiamente da questi effetti. Addirittura, in Italia, com’è noto, abbiamo dei limiti anche più bassi rispetto a quelli della media Ue. I famosi 6 v/m sono più bassi dei limiti raccomandati a livello internazionale, perché ci si è voluti tutelare da eventuali effetti a lungo termine. Ma anche qui è un po’ tutto sul vago. E’ dal 1998 che esistono questi limiti in Italia, dove allora si è detto che se ci fossero degli effetti diversi da quelli termici ci si vuole comunque tutelare e quindi mettiamo dei valori più bassi. Valori arbitrariamente più bassi, perché non abbiamo nessuna indicazione scientifica che questi livelli che sono stati raccomandati proteggono effettivamente da effetti a lungo termine che non conosciamo e che non sappiamo neanche se esistono. Ma i limiti più bassi introdotti in Italia, lungi dal tranquillizzare le persone ha causato un aumento delle paure perché sono stati interpretati come una sorta di ammissione che ci fossero degli effetti sulla salute di altro tipo, non termici. Un paradosso.   

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