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Costi reti Tlc, la Germania boccia il ‘fair share’ per le Big Tech. Scettica anche l’Italia

In una riunione a porte chiuse un esponente del regolatore tedesco delle comunicazioni, l’Agcom di Berlino per intenderci, ha criticato fortemente la proposta della Commissione Ue di far contribuire le Big Tech agli investimenti necessari per il rollout delle nuove reti in fibra e 5G in Europa. E’ quanto emerge da una registrazione ottenuta dal sito Politico.eu.

La riunione a porte chiuse

Venerdì scorso, secondo la ricostruzione di Politico, il ministro tedesco del Digitale e dei Trasporti ha invitato gli esponenti delle telco, i content provider e la società civile per un confronto sull’ipotesi di “fair share” (equo compenso) – conosciuto anche come telco tax o pedaggio di rete – e sulla consultazione della Commissione Europea in materia lanciata a febbraio. E appunto anche il regolatore tedesco, la Bundesnetzagentur, si trovava fra i partecipanti alla riunione.

Meta contraria al fair share

Per anni, società di telecomunicazioni come la tedesca Deutsche Telekom e la francese Orange hanno chiesto che i servizi Internet più bandivori e affamati di dati, tra cui Instagram, Netflix e YouTube di Google, pagassero parte del costo del traffico generato dalla fornitura dei loro contenuti. Il 23 marzo, Meta ha pubblicato un post sul blog sostenendo che l’idea che metaverso possa generare un sovraccarico delle reti è “una sciocchezza”, in risposta alla campagna di lobbying degli operatori di telecomunicazioni europei.

Introdurre un sistema di remunerazione per le Big Tech non sarebbe una grande idea nemmeno secondo il regolatore tedesco. “In un certo senso, sarebbe come mettere il bastone fra le ruote dell’ingranaggio centrale che sostiene il sistema Internet”, ha detto il funzionario della Bundesnetzagentur durante la riunione di venerdì, secondo la registrazione. “Esiste una relazione reciproca tra fornitori di contenuti e fornitori di accesso. Uno è interessato ad avere buone reti; l’altro è interessato ad avere buoni contenuti”, ha aggiunto.

Fronte del no

Non sorprende affatto che la Bundesnetzagentur tedesca, una potente agenzia il cui compito è regolamentare le reti elettriche e di telecomunicazione, nonché far rispettare la legge sui servizi digitali dell’UE, abbia dei dubbi sui piani della Commissione: mentre paesi come Francia e Spagna sostengono la proposta di Bruxelles, la Germania fa parte di un gruppo di paesi scettici sul piano, insieme ai Paesi Bassi e all’Austria.

Italia favorevole a scambi commerciali ad hoc

L’Italia dal canto suo, a quanto ci risulta, dopo una iniziale valutazione del ‘fair share’, si è raffreddata. Il nostro Governo è più favorevole a soluzioni meno radicali, come ad esempio la creazione di rapporti di carattere commerciale con le Big Tech, piuttosto che introdurre nuove regole fiscali. L’idea su cui si sta lavorando in Italia è favorire l’offerta di servizi a valore aggiunto e maggior qualità (Quality of Services) basati in primo luogo sul Cloud.

Fair share prelievo obbligatorio contro la neutralità della rete

All’inizio di questo mese, Stefan Schnorr, segretario di stato del ministero del digitale, ha descritto ciò che gli operatori di telecomunicazioni chiamano “fair share” come un “prelievo obbligatorio”. Non c’è alcun fallimento del mercato che giustifichi un tale piano, ha affermato durante un’udienza del Bundestag. La posizione finale di Berlino sulla futura proposta dipenderà dai dettagli, ha affermato.

Durante la riunione di venerdì, il funzionario della Bundesnetzagentur sulla registrazione ha sollevato la prospettiva di prezzi più alti per i clienti se Big Tech dovesse pagare Big Telco, nonché “la violazione della neutralità della rete”. Il funzionario ha anche sostenuto che un contributo finanziario non porterebbe necessariamente a investimenti più consistenti nelle reti di telecomunicazioni.

“Qualsiasi tipo di intervento in un sistema funzionante qui avrebbe, non voglio nemmeno dire conseguenze indesiderate”, ha aggiunto il funzionario. Anche l’organizzazione ombrello europea dei regolatori delle telecomunicazioni BEREC – di cui fa parte il regolatore tedesco – ha espresso preoccupazione per il fair share in passato.

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