Dibattito

Costi delle reti Tlc, BEREC contrario a tassare le Big Tech

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Il BEREC, l'organismo che raccoglie tutti i regolatori europei delle Tlc, è contrario all'ipotesi di tassare le Big Tech mentre i Ceo delle principali telco Ue cercano la sponda del commissario al Mercato Interno Thierry Breton.

Il BEREC, l’organismo che raccoglie tutti i regolatori europei delle Tlc, è contrario all’ipotesi di tassare le Big Tech – fra cui Google e Netflix – per finanziare almeno parzialmente le nuove reti Tlc in fibra e 5G in Europa. Lo riporta la Reuters, che mette in luce così la posizione di un BEREC in contrasto con le posizioni della Commissione Ue. Da tempo l’esecutivo di Bruxelles sta meditando delle forme di pagamento per le Big Tech, che producono fino al 60% del traffico Internet nella Ue. Il dibattito è in corso sulle modalità.

“Il BEREC non ha riscontrato alcuna prova del fatto che il metodo di un compenso diretto sia giustificato considerate le condizioni attuali del mercato”, si legge nelle conclusioni dell’organismo.

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Quota equa per gli OTT è giusta?

Secondo la industry delle Tlc, player come Google, Netflix, Meta, Amazon, Microsoft e Apple dovrebbero pagare una “quota equa” di infrastrutture di telecomunicazioni poiché i loro servizi rappresentano più della metà del traffico Internet.

Tuttavia, i gruppi per i diritti digitali temono che se le grandi Big Tech finanzieranno le infrastrutture di rete, vorranno altresì stringere nuovi accordi con gli operatori Tlc per ottenere un trattamento di favore con corsie preferenziali per il traffico che producono, minando così alla radice il principio della neutralità della rete.

Come contraltare ai risultati del BEREC si schiera l’ETNO, l’associazione che raccoglie i principali operatori europei fra cui Deutsche Telekom, Orange Group, Telefonica, Tim e altri, che ha respinto i risultati del BEREC in quanto obsoleti e ha affermato che presenterà nuove prove alla Commissione a sostegno della sua posizione.

I risultati del BEREC mostrano che Internet si è dimostrato resiliente al cambiamento dei modelli di traffico in passato e che seguire le proposte dell’ETNO “potrebbe essere dannoso in modo significativo”. Il commissario Ue al Mercato interno Thierry Breton ha detto che l’Unione europea esaminerà la questione all’inizio del 2023.

Thierry Breton al fianco delle telco Ue

Non più tardi di due giorni fa lo stesso Breton si è nuovamente schierato al fianco degli operatori, a favore dell’introduzione di una nuova tassa, o qualcosa del genere, da affibbiare alle Big Tech.

“5G, IoT, metaverso, sicurezza informatica. Solo un’infrastruttura europea resiliente, basata su modelli di business sostenibili, può portare tutti gli europei nel decennio digitale”. E’ il messaggio che il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha passato ai ceo delle maggiori società delle tlc europee riuniti in a Bruxelles per discutere della politica industriale del comparto.

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I Ceo delle telco Ue a Bruxelles

Alla tavola rotonda, coordinata da GSMA, c’erano l’ad di Tim, Pietro Labriola, insieme agli altri ceo Timotheus Hoettges di Deutsche Telekom, José María Alvarez-Pallete di Telefonica, Christel Heydemann di Orange e Nick Read di Vodafone. Uno “scambio di vedute produttivo”, ha evidenziato Breton, che in un tweet dall’hashtag #FairShare ha segnalato anche la presenza sul tavolo della richiesta dei Ceo di fare pagare alla Big Tech ‘un contributo equo’ per i costi delle infrastrutture di rete.

Nell’agosto scorso, Italia, Francia e Spagna avevano inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere un intervento in questa direzione. Stando a uno studio pubblicato a maggio dall’associazione europea delle telco (Etno), negli ultimi dieci anni gli operatori hanno investito oltre 500 miliardi di euro nello sviluppo delle loro reti fisse e mobili in Europa, ma il contributo economico di Meta, Google, Apple, Amazon, Microsoft, Netflix, che su quelle stesse reti generano oltre il 55% del traffico totale, è “poco o nullo”. Nello specifico, l’attività delle Big Tech costa a oggi fino a 36-40 miliardi di euro all’anno agli operatori europei.

Vedremo come andrà a finire.