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Cosedanoncredere: patatine, attenzione a quello che mettete in bocca

di Redazione |

L’Antitrust ha sanzionato per pubblicità ingannevole alcune note marche di patatine. Grazie alle segnalazioni dell’Unione Nazionale Consumatori sanzioni per 1 milione di euro.

Cosedanoncredere è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Unione Nazionale Consumatori.

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Bene la sanzione per pubblicità ingannevole sui vanti di artigianalità stabilità dall’Antitrust dopo la nostra segnalazione”. Con queste parole Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti di alcune aziende produttrici di patatine in busta che hanno adottato messaggi che non corrispondono alle caratteristiche reali di questi prodotti.

“La nostra iniziativa sul mercato delle patatine fritte – aggiunge Dona – ha prodotto una sanzione che complessivamente supera il milione di euro: si è accertato che alcune aziende, attraverso diciture e immagini suggestive, attribuivano a taluni prodotti specifiche caratteristiche nutrizionali o salutistiche non corrette oppure fornivano informazioni, in merito alla composizione e agli ingredienti o alle modalità di trasformazione o cottura, attribuendo ai prodotti anche vanti di artigianalità nonostante la loro natura industriale“.

“Altre imprese sanzionate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – spiega Dona –  dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni, ma le modalità rappresentative prescelte non sono risultate aderenti alle prescrizioni comunitarie in materia (Reg. CE n. 1924/06), in quanto la percentuale di riduzione vantata era inferiore a quella consentita oppure priva o non adeguatamente accostata -nello stesso spazio visivo e con la medesima evidenza grafica- allo specifico termine di raffronto utilizzato quale versione base dello stesso prodotto”.

“Tre aziende hanno conferito, poi, una particolare enfasi grafica alla presenza di olio d’oliva nelle rispettive confezioni, omettendo di evidenziare l’effettiva percentuale impiegata”, spiega l’avvocato Dona che aggiunge: “il quantitativo veniva indicate solo sul retro delle buste e risultava assai più basso a quello di altri oli vegetali”.

 

Due aziende hanno presentato in maniera ambigua e omissiva – a giudizio dell’Antitrust – le caratteristiche reali e distintive di alcuni prodotti ingenerando così nei consumatori l’erronea convinzione che queste confezioni fossero nettamente diverse dal prodotto base o dalla variante aromatizzata.

E infine un produttore ha accreditato un proprio prodotto di proprietà salutistiche che sono risultate non autorizzate dalla Commissione europea.

Insomma – commenta in conclusione Massimiliano Dona – grazie alla segnalazione dell’Unione Nazionale Consumatori, l’Antitrust ha potuto accertare una situazione di grave trascuratezza informativa da parte di alcuni players, mentre per altri le censure appaiono meno significative: piuttosto resta da rilevare che, mentre alcuni produttori, già nelle more dell’indagine Antitrust, si sono già attrezzati per cambiare le confezioni, altri perseverano tuttora nell’ingannare il consumatore dichiarando l’artigianalità del prodotto, cosa particolarmente grave, trattandosi di un settore nel quale le scelte dei consumatori sono spesso influenzate dalle caratteristiche produttive delle chips”.