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Copyright, portabilità e OTT: i tre step della riforma Ue dell’audiovisivo

Riforma del diritto d’autore, revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi, portabilità dei contenuti e sistemi di geoblocking sono attualmente tra gli argomenti caldi sul tavolo della Commissione Ue.

Obiettivo chiaro è la costituzione del Digital Single Market che permetterà un’offerta transfrontaliera di contenuti online, mettendo in campo soluzioni di enforcement per tutelare l’industria dalla pirateria, creando al contempo una insieme di regole che possano assicurare per tutti gli operatori un level playing field come da tempo chiedono a gran voce i broadcaster.

L’esplosione dei servizi di video streaming se, da un lato, ha migliorato l’offerta per i consumatori, dall’altro ha reso ancora più evidente la necessità di intervenire con nuove regole su un mercato in continua evoluzione.

Tra le proposte al vaglio, c’è anche la possibilità che Bruxelles imponga anche agli Over-The-Top, come Netflix e Amazon, che almeno il 20% dei loro cataloghi sia di produzione Ue. Un vincolo che li avvicinerebbe ai broadcaster, che devono già assicurare spazi e finanziamenti a produzioni Made in Europe.

Inoltre si starebbe valutando anche l’opportunità di estendere agli OTT l’obbligo di contribuire al finanziamento delle opere europee, almeno nei Paesi dove questo è imposto agli altri operatori.

Tre le priorità della Ue:

  1. Rafforzare l’industria creativa europea nell’era digitale;
  2. Aumentare la circolazione delle opere europee;
  3. Aiutare il cinema europeo a raggiungere un pubblico più ampio.

Lo scorso dicembre la Ue ha presentato la proposta sulla portabilità dei contenuti per consentire agli abbonati ai servizi online – per i libri, musica, giochi, film, teatro, sport – di potervi accedere anche quando sono temporaneamente fuori dal proprio Paese.

La proposta di regolamento sulla portabilità transfrontaliera dei servizi di contenuti online intende combattere tali restrizioni per consentire ai cittadini dell’Ue che si spostano in un altro Stato membro di continuare ad accedere ai contenuti digitali che hanno acquistato o per i quali hanno sottoscritto un abbonamento nel proprio paese di origine.

La portabilità è solo il primo step della prevista riforma del copyright. La Ue è già al lavoro per la seconda fase che sarà pronta per l’autunno e che riguarderà alcune tematiche specifiche come appunto le eccezioni al diritto d’autore specie quelle che hanno effetti transfrontalieri e che dovrebbero essere allineate.

La riforma affronterà anche le violazioni del copyright su scala commerciale e l’ammodernamento transfrontaliero dell’enforcement.

Ed è proprio la pirateria, per Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, una delle ragioni per la quale non bisognerebbe fissare limiti temporali alla portabilità dei contenuti come invece chiedono alcuni Paesi tra i quali l’Italia.

Al momento, infatti, gli europei in viaggio nella Ue ricorrono spesso alla pirateria o all’uso di tecnologie dell’aria grigia come le VPN (virtual private network) per accedere ai contenuti acquistati legalmente nella propria nazione.

Per Ansip, fissare un limite di tempo massimo significherebbe “spingere coloro che superano questa soglia a tornare a usare mezzi indiretti e dubbi per accedere ai contenuti” quando si è fuori dal proprio Paese.

Ma non tutti gli Stati membri sono d’accordo.

Il 13 maggio il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) ha approvato un documento volto a introdurre un limite temporale fisso per la portabilità dei contenuti a pagamento oltre le frontiere.

Il testo verrà discusso al Consiglio competitività che si terrà giovedì 26 maggio.

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