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Copyright, ‘Game of Thrones’ la serie tv più piratata nel 2015

Game of Thrones è la serie tv più piratata su internet per il quarto anno consecutivo. Con 14,4 milioni di download da piattaforme BitTorrent per la finale della stagione 2015, la serie si piazza in cima alla classifica.

La notizia arriva giusto a qualche settimana di distanza dalla pubblicazione della top-ten dei film più piratati dello scorso anno, dove al primo posto troviamo “Interstellar con 47 milioni di download.

Dati sconcertanti che ci mettono davanti a una dura verità: la pirateria esiste ancora e continua a creare gravi danni all’industria del cinema e dell’entertainment.

L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo ha appena pubblicato l’ultimo Report dal titolo ‘Online copyright enforcement: policies and mechanisms’ che fa il punto della situazione.

Uno Studio che offre preziosi suggerimenti all’Ue, che lo scorso 9 dicembre ha presentato la Riforma sul diritto d’autore, su come intervenire per tutelare i contenuti audiovisivi online.

Il Report parte da un dato certo e inconfutabile: il declino dei supporti fisici e l’avanzata incredibile dei servizi on-demand in Europa che hanno modificato i tradizionali modelli di business, la struttura del mercato, rendendo ancora più necessari interventi regolamentari tempestivi.

Giusto a titolo esemplificativo, nel Regno Unito, che è uno dei Paesi più avanzati nella Ue per l’entertainment digitale, il valore del mercato dei servizi on-demand a pagamento è passato da 28 milioni di sterline nel 2009 a 473 milioni nel 2014 e dovrebbe superare il miliardo nel 2019.

Un grande accelerata l’ha data Netflix presente oggi in 14 Paesi europei, compresa l’Italia, che secondo le previsioni di IHS dovrebbe raggiungere i 19,9 milioni di abbonati nella Ue nel 2019.

Stando a un Rapporto stilato dall’Ufficio europeo dei brevetti e dall’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno, circa il 39% di tutte le attività economiche della Ue (4700 miliardi di euro l’anno) viene generato da imprese che fanno uso intensivo dei diritti di proprietà intellettuale e circa il 26% di tutti i dipendenti dell’Unione fanno capo a questo settore e il 9% indirettamente.

I professionisti del settore Cultura, secondo Bruxelles, contribuiscono al 4,5% del PIL europeo e rappresentano quasi il 3,8% della popolazione attiva nella Ue, vale a dire 8,5 milioni di persone.

Il settore dell’audiovisivo, così come quello della Cultura, dipende in gran parte dal diritto d’autore per assicurare la tutela delle proprie attività di creazione e i propri investimenti finanziari.

Ma oggi, nell’era della riproduzione digitale, il rispetto del copyright è sempre più difficile visto che milioni di persone nel mondo continuano a scaricare e a condividere illegalmente film e serie tv senza alcun ritegno.

A far arricchire le piattaforme illegali spesso ci pensa la pubblicità digitale che ha registrato una forte crescita grazie, in particolare, ai dispositivi mobili e all’aumento degli investimenti sui social network da parte degli inserzionisti.

L’era del digitale ha purtroppo portato con sè, si legge nel Report, anche un’ampia serie di nuovi sistemi che permettono di violare facilmente il diritto d’autore.

Questo è sicuramente uno degli aspetti più importanti. Non a caso la Ue ha deciso di seguire il cosiddetto principio ‘follow the money’ per colpire la pirateria alla radice, tagliando appunto le sue fonti di finanziamento.

Nel Report l’Osservatorio dell’audiovisivo mette a confronto i differenti approcci al problema su scala nazionale, concentrandosi su Regno Unito, Francia, Spagna e Italia, per arrivare alla conclusione che si tratta di metodi ancora molto diversi tra loro.

Francia e Regno Unito procedono contro chi scarica illegalmente con un sistema graduale e azioni contro l’utente finale. Solo Italia e Spagna prevedono invece misure di intervento anche contro i siti web oltre alle procedure di notifica e rimozione dei contenuti illegali.

Ricordiamo che dal 2014 in Italia è in vigore il Regolamento Agcom sul diritto d’autore online che ha permesso al nostro Paese di ottenere un primo e fondamentale risultato, l’uscita dalla Watch List degli Stati Uniti.

Il Report dedica particolare attenzione anche alle misure adottate dall’industria audiovisiva per lottare contro la pirateria.

Tra queste particolare approfondimento viene dedicato al sistema ‘follow the money’ per “tagliare risorse economiche ai siti illegali“. Senza tralasciare l’importante ruolo d’intervento che possono svolgere gli intermediari nella generazione di reddito di queste attività illegali.

Molta attenzione viene dedicata al funzionamento delle procedure di “notice and takedown“, alla promozione delle offerte legali e alle misure di sensibilizzazione del pubblico.

Tutti strumenti utili per contrastare la pirateria su internet.

Un intero capitolo del Report viene dedicato alla giurisprudenza europea su questioni specifiche come la distribuzione in streaming di trasmissioni televisive.

Gli autori approfondiscono tutti i sistemi necessari per risalire all’identità degli autori che hanno commesso l’infrazione e allo spinoso problema della responsabilità sussidiaria dei fornitori di accesso internet.

La Commissione Ue, con la riforma sul diritto d’autore, ha preso precisi impegni nella lotta alla pirateria, coinvolgendo tutte le parti interessate nello sviluppo e attuazione dei sistemi di ‘follow the money’. La Ue definirà il tutto entro la prossima primavera.

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