Strategie

Cloud nazionale, Germania e Francia vogliono il controllo totale sui loro dati. E l’Italia?

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Berlino e Parigi non vogliono più dipendere dai fornitori americani e cinesi di servizi Cloud e lavorano per raggiungere in tempi stretti l’indipendenza digitale. Come si muoverà il nostro paese?

La Germania sta lavorando alla creazione di un cloud nazionale dove conservare in sicurezza i dati dei suoi cittadini e delle aziende. Un obiettivo strategico, visto che ad oggi i dati dei tedeschi e degli europei sono in mano a multinazionali straniere, americane e cinesi, che li conservano in data center e server che si trovano fisicamente fuori dai confini nazionali negli Stati Uniti o in Cina.

E’ per questo che l’industria e la politica in Germania ha lanciato l’allarme, sostenendo che il paese dipende troppo da infrastrutture digitali straniere e che tutto ciò deve cambiare in tempi stretti.

Francia in scia. E l’Italia?

Lo stesso sta avvenendo anche in Francia, mentre in Italia il problema è stato sollevato dalla Lega a luglio, con una proposta di legge per la creazione di un cloud nazionale primo firmatario Alessandro Morelli. Sarà interessante verificare l’atteggiamento della nuova maggioranza giallorossa su questo tema alquanto sensibile per la sicurezza nazionale, un aspetto al quale il Conte bis sembra molto sensibile come dimostra il via libera al decreto sulla cybersecurity approvato una settimana fa.

Il progetto Gaia-X

Il piano tedesco, che comprende anche il progetto di creare un servizio cloud europeo denominato Gaia-X, voluto dal ministro dell’Economia Peter Altmeier, è destinato ad affrontare il problema sempre più sentito dell’affidamento dei dati interni a servizi di hosting come ad esempio Amazon ma anche Google.

Gaia-X, a quanto trapela del progetto, è una piattaforma dove le imprese europee potranno in futuro conservare e scambiare dati, collaborare alla creazione congiunta di prodotti e muoversi al riparo da possibili intromissioni esterne.

Sovranismo digitale nella Ue

Il sito specializzato Politico.eu racconta che la Germania sta tentando di coinvolgere anche altri stati europei nel progetto di creare un cloud continentale e che la scorsa settimana ha siglato un accordo con la Francia per la nascita di un cloud destinato ai dati sensibili delle aziende del blocco. Un accordo in linea con le linee guida della nuova Commissione Ue di Ursula Von der Leyen, che propugna l’idea di un’Europa forte, in grado di difendere l’innovazione del blocco con le sue forze nell’ottica di un’autonomia strategica che rischia di essere messa in discussione dall’onnipresenza di fornitori extra Ue di servizi Cloud.

Il vero quesito resta se in Europa c’è il know how sufficiente da punto di vista tecnologico per creare un sistema Cloud all’altezza delle aspettative, visto che tecnicamente le imprese Ue sono indietro anni luce rispetto ai competitor americani e cinesi.

Il controllo dei dati per il rilancio tedesco

La capacità di conservare dati sensibili su archivi sicuri o tramite cloud provider assolutamente affidabili è considerato un punto particolarmente sentito per gli interessi della Germania.

Il controllo dei dati è fondamentale anche nell’ottica di sviluppare nuove fonti di business, in particolare per l’Internet industriale (non Consumer) e nuove soluzioni di Intelligenza Artificiale. La Germania, ad esempio, aspira a diventare leader nel cosiddetto internet industriale e nelle tecnologie di dati B2B, ma per fare ciò dovrà essere in grado di controllare la conservazione di dati sensibili e di esercitare pressione per affermare la sua primazia sui dati.

Lo strapotere dei colossi del Tech   

In altre parole, il controllo dei dati è analogo dal punto di vista strategico a quello sulle fonti energetiche: per non essere dipendente da tre o quattro paesi esteri, è necessario trovare fonti alternative di energia. Allo stesso modo, per non dipendere da due o tre colossi globali (Amazon, Google, Alibaba) è necessario creare un’alternativa interna.

Tanto più che fra guerre commerciali, dazi e turbolenze geopolitiche frequenti il controllo interno dei dati in una sorta di sovranismo digitale sembra la risposta più prudente ad eventuali crisi internazionali future.

Anche perché al momento la presenza delle grandi web company Usa in Germania è massiccia. Basti dire che Volkswagen si affiderà agli Amazon Web Services, il servizio cloud dell’azienda di Seattle, che detiene circa il 30% del mercato globale del cloud, per connettere la sua rete globale fatta di 122 fabbriche. Volkswagen sta inoltre collaborando con Microsoft, numero due nel mercato del cloud, per creare un cloud disegnato dell’automotive per connettere le auto fra loro.

Cloud Act

Ma la presenza di tecnologia made in Usa in Germania riguarda anche nodi nevralgici del settore pubblico, come ad esempio la Polizia federale che conserva le sue riprese video e immagini sui server di Amazon, racconta sempre Politico.eu, spingendo il Garante Privacy tedesco a mettere in guardia le autorità sul fatto che il governo Usa potrebbe prima o poi chiederne l’accesso in base al Cloud Act voluto da Trump.  Il Cloud Act voluto lo scorso anno dall’amministrazione Trump e approvato il 23 marzo 2018 dal Congresso Usa. Secondo il Cloud Act tutti i provider degli Stati Uniti possono essere obbligati a fornire alle autorità Usa i dati memorizzati sui loro server, indipendentemente da dove tali dati siano fisicamente archiviati (Usa o Europa).