Decarbonizzazione

Clima, solo il 20% delle imprese italiane ha fissato obiettivi di decarbonizzazione

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Il tasso di decarbonizzazione delle aziende nostrane è troppo basso e aumenta il ritardo sugli obiettivi di Parigi. Solo un pugno di esse, tra cui Enel, Pirelli e A2A, è in linea con la transizione energetica ed ecologica, mentre i danni economici legati ai cambiamenti climatici continuano a crescere: dal 1980 ad oggi abbiamo speso 446 miliardi di euro.

Lo studio

Il nostro Paese ha beneficato di oltre 190 miliardi di euro di fondi europei, tra sovvenzioni e prestiti, di cui il 37% circa vincolato ad azioni concrete per il clima e l’ambiente. A quanto pare, però, secondo la ricerca condotta dalla ong CDP, solo il 16% delle risorse è stata effettivamente destinata ad interventi per mitigare/contrastare il cambiamento climatico e le imprese non fanno abbastanza.

Ma non solo, il documento insiste anche su un altro punto molto sensibile, il ruolo delle imprese e dell’industria nella transizione energetica ed ecologica, cioè nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di diossido di carbonio (CO2) e di neutralità climatica per la metà del secolo.

Le imprese italiane e la decarbonizzazione

Complessivamente, prendendo in considerazione 194 imprese italiane, emerge chiaramente che le nostre aziende hanno certamente ridotto le emissioni inquinanti operative del 22% negli ultimi cinque anni, rimanendo però ancora molto distanti dagli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi del 2015 (COP21).

Il problema è che, seguendo questo ritmo di decarbonizzazione ad un tasso del 3,3% l’anno rimarremmo ben al di sotto del livello necessario del 4,2% l’anno.

Un trend che mette le nostre aziende sulla strada per un percorso di decarbonizzazione come detto debole, che ci porterebbe ad un aumento di temperatura media di circa +2,8°C, mentre dovremmo rimanere sotto i +1,5°C.

Solo 7 imprese hanno presentato dei piani concreti

Nello specifico, su 194 imprese solo 27 si sono impegnate a fissare un obiettivo scientifico di riduzione delle emissioni inquinanti e appena 7 (Enel, A2A, Salvatore Ferragamo, Sofidel, Daniele & C Officine Meccaniche e Pirelli) hanno invece approvato un piano vero e proprio.

La stragrande maggioranza di esse, inoltre, non offre una chiara trasparenza ambientale, in molti casi addirittura non si comunicano neanche informazioni sufficienti per una valutazione approfondita.

In ultima analisi, risulta che il 46% delle imprese in questione è ben allineata con gli obiettivi di Parigi, mentre ancora un 56% di esse ha messo in campo misure per obiettivi attorno ai +2°C.

Il costo economico dei cambiamenti climatici in Europa e in Italia

Affrontare con serietà ed efficacia gli effetti distruttivi dei cambiamenti climatici non è solo una mera questione di annunci e documenti, perché le conseguenze dirette del clima sulla nostra vita ha un costo molto elevato.

Dal 1980 ad oggi in Europa si sono registrati eventi climatici avversi che hanno causato danni valutati attorno ai 446 miliardi di euro, secondo stime dell’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA), per una media di 12 miliardi di euro l’anno, praticamente il 3% del PIL dell’Unione.

Solo quest’estate appena passata le alluvioni in Germania, Francia, Olanda, Svizzera e Belgio hanno causato perdite economiche per 12 miliardi di dollari, secondo stime Swiss Re.

Il 60% circa dei danni è stato causato dal 3% degli eventi distruttivi.

L’Italia è il Paese che ha contato il maggior numero di questi eventi distruttivi, circa 21 mila dal 1980 ad oggi, per danni complessivi pari a 72,5 miliardi di euro.