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Cittadini cinesi arrestati in Usa per traffico di chip AI verso la Cina

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Due cittadini cinesi sono stati arrestati negli Stati Uniti con l’accusa di aver organizzato l’esportazione illegale di chip AI avanzati verso la Cina, violando le restrizioni imposte dal governo americano.

Due cittadini cinesi sono stati arrestati negli Stati Uniti con l’accusa di aver organizzato l’esportazione illegale di chip AI avanzati verso la Cina, violando le restrizioni imposte dal governo americano.

Le autorità federali sostengono che i sospettati abbiano agito per eludere le normative sulle esportazioni, utilizzando società di comodo e dichiarazioni doganali falsificate per spedire semiconduttori di fascia alta, considerati fondamentali per lo sviluppo di applicazioni militari e tecnologiche sensibili.

Questi chip, progettati per alimentare sistemi di AI di ultima generazione, sono soggetti a controlli rigorosi per evitare che vengano utilizzati in settori che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale.

Le indagini, coordinate dal Dipartimento di Giustizia e supportate da agenzie come l’FBI e il Dipartimento per il Commercio, hanno rivelato una rete di intermediari e rotte logistiche pensate per mascherare la destinazione finale della merce.

L’operazione si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Washington e Pechino per il controllo delle tecnologie strategiche, in cui i semiconduttori rappresentano uno degli asset più contesi. Secondo le accuse, i chip avrebbero potuto essere utilizzati per addestrare modelli di AI in grado di migliorare capacità di sorveglianza, analisi predittiva e sistemi d’arma intelligenti.

Il caso evidenzia le sfide che le autorità statunitensi affrontano nel far rispettare le restrizioni tecnologiche e sottolinea il ruolo centrale dei semiconduttori nella competizione globale sull’AI.

Le conseguenze giudiziarie per gli imputati potrebbero includere lunghe pene detentive e sanzioni economiche rilevanti, mentre l’episodio potrebbe spingere verso un ulteriore irrigidimento delle politiche di esportazione e un rafforzamento della cooperazione internazionale per contrastare il traffico illecito di tecnologia critica.

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La nuova AI di Microsoft esegue il reverse engineering del malware in autonomia, segnando un cambiamento nella cybersecurity

Microsoft ha presentato ‘Project Ire’, un sistema AI autonomo capace di analizzare e decodificare software malevolo senza intervento umano.

Questa tecnologia scompone i file per comprenderne funzionamento, finalità e potenziali rischi, un compito tradizionalmente affidato a esperti di sicurezza informatica.

Diversamente dagli strumenti convenzionali che si basano su pattern già noti, Project Ire riesce a effettuare un’analisi completa anche in assenza di informazioni preliminari, rappresentando ciò che l’azienda definisce lo standard d’eccellenza nella classificazione dei malware.

L’obiettivo a lungo termine è identificare minacce direttamente in memoria, bloccandole in tempi ridotti e su larga scala. Nei test iniziali, il sistema ha raggiunto un’accuratezza del 98% nell’identificare file dannosi, con solo il 2% di falsi positivi.

In un caso, la precisione è stata tale da giustificare il blocco automatico di un malware avanzato, evento mai registrato prima né da operatori umani né da altri sistemi aziendali.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Microsoft Research, Microsoft Defender e Microsoft Discovery & Quantum, e verrà utilizzato internamente per velocizzare il rilevamento delle minacce.

Questo sviluppo si inserisce in una competizione globale tra difensori e attaccanti che impiegano modelli AI per ottenere vantaggi nel cyberspazio. Parallelamente, Microsoft ha lanciato una nuova edizione della ‘Zero Day Quest’, con un montepremi fino a 5 milioni di dollari per ricercatori che scoprano vulnerabilità nei suoi prodotti cloud e AI.

Con l’evoluzione delle minacce digitali, Project Ire potrebbe contribuire a proteggere miliardi di dispositivi in modo più efficace e proattivo.

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