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Chiude un’altra storica edicola di Roma. Prosegue la desertificazione culturale del Paese?

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La notizia ha suscitato interesse soltanto a livello locale, ma purtroppo si tratta di una vicenda che ha caratteristiche degne di interesse nazionale: il quotidiano romano “Il Tempo” è stato l’unico, venerdì della scorsa settimana 29 febbraio 2024, a dare la notizia della chiusura di un’altra edicola nella Capitale, nella storica Piazza Vittorio, quartiere rigeneratosi negli ultimi anni (affollato di botteghe della comunità cinese ma riscoperto da molti cineasti ed artisti).

Chiude i battenti la storica edicola a Piazza Vittorio Emanuele, davanti al civico 32. Le proprietarie, le sorelle Alessandra e Patrizia Pisano, che per 22 anni hanno assicurato la vendita di giornali e riviste nella zona, vanno in pensione.

La notizia è una delle tante, necrofore, che riguardano questi presidi culturali. Attualmente, secondo “Il Tempo”, nel Municipio I di Roma (ovvero il Centro Storico) le edicole sarebbero 120, ovvero la metà rispetto a quelle di una decina di anni fa.

Si segnala peraltro che a Roma non esiste più una edicola aperta la notte: l’ultima che resisteva, ha deciso, qualche settimana fa, di chiudere i battenti – come la totalità delle altre – alle ore 20. Si tratta della ben fornita Edicola Si.Ma., di via Tuscolana 804. Sono ormai lontani i tempi in cui le edicole notturne erano tante, da Via Veneto a Piazza Cola di Rienzo…

Ormai, un cittadino che vuole acquistare a Roma un qualche quotidiano o qualche periodico “in the night” (anzi, semplicemente dopo le ore 20) ha come ultima spiaggia l’edicola interna ad uno dei pochi bar che sono aperti “h24”, il famoso “Castellino” a Piazza Venezia (la denominazione esatta è “Antico Caffè Castellino”), ma abbiamo notizia che anche questo servizio verrà presto interrotto.

Il fenomeno riguarda però l’intero territorio nazionale: la desertificazione dei presìdi culturali del nostro Paese è evidente, ma non esiste ancora un censimento ed una mappatura

Il fenomeno riguarda le edicole, i cinematografi, i teatri, i negozi di dischi…

Soltanto le librerie, per alcuni aspetti, sembra resistano, anche grazie ad una industria culturale che – senza sostegni dello Stato, è bene notare – sta dimostrando notevoli capacità di resilienza.

Il fenomeno riguarda le città così come i paesi, riguarda le metropoli e la provincia, riguarda il Sud più che il Centro ed il Nord… Anche in questa fenomenologia, il Meridione d’Italia conferma il proprio svantaggio.

Abbiamo affrontato questo fenomeno molte volte, anche sulle colonne del quotidiano online “Key4biz”, nell’economia della rubrica “ilprincipenudo” curata da IsICult. Per quanto riguarda specificamente le edicole e la loro moria, ci limitiamo qui a rimandare – esemplificativamente – a “Key4biz” del 4 novembre 2022, “Se i cinematografi piangono, le edicole muoiono: ogni giorno ne chiudono 3”.

E tante volte abbiamo invocato l’esigenza di un’analisi approfondita di questo fenomeno: ad oggi, non esiste infatti una “mappatura” minimamente accurata ed aggiornata dei luoghi dell’offerta culturale in Italia…

Perché il Ministero della Cultura non promuove una simile ricerca, che ha valenza anzitutto culturale – ovviamente – ma anche economiche e – soprattutto – sociali?!

Segnaliamo che qualche giorno fa, il Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ha annunciato che è in gestazione una proposta di legge a sostegno dell’editoria libraria… Lo ha sostenuto il 26 febbraio 2023 durante “XXI Secolo”, il programma di Rai1 condotto da Francesco Giorgino (che – si ricorda en passant – è anche il Direttore dell’Ufficio Studi di Viale Mazzini): “stiamo provando ad immaginare una legge sul libro che vuole finanziare i giovani che vogliono aprire le librerie nelle periferie. E poi vogliamo fare qualcosa per evitare il depauperamento dei centri storici dalle grandi librerie, perché risulta molto più conveniente affittare un locale commerciale a una grande griffa della moda, piuttosto che a una libreria laddove una volta nei nostri centri c’erano delle librerie bellissime e storiche. Noi dobbiamo preservare questo mondo. E poi anche questa è una filiera industriale importante”.

Purtroppo nemmeno lo stesso Ministro dispone di un “dataset” che gli consenta di comprendere quante siano esattamente le librerie attive in Italia, e soprattutto, al di là della quantificazione del fenomeno e della geolocalizzazione delle stesse, quale sia stato l’andamento diacronico…

Quante sono state costrette alla chiusura, negli ultimi anni, e dove?

E quante novelle librerie sono state aperte?!

Certamente poche le nuove, anche se emergono alcuni casi di pratiche veramente eccellenti: tra tutte, merita essere segnalata la Scugnizzeria, la prima libreria aperta a Scampia e Melito, promossa da Rosario Esposito, co-fondatore della Marotta&Cafiero editori, giovane casa editrice indipendente, che così si definisce: “siamo una casa editrice terrona Made in Scampia. Siamo “spacciatori di libri”, stampiamo letteratura stupefacente, narrativa civile, storie dei Sud del mondo. Libri completamente ecologici su carta riciclata certificata, con inchiostri non inquinanti e colle senza plastificanti, a km 0, ad alta leggibilità. Siamo un’azienda Pizzo Free, un’impresa che non paga il pizzo… La nostra casa editrice è dedicata a nostro cugino Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, ragazzo disabile di 25 anni ucciso per errore a Scampia durante una faida tra clan. Abbiamo aperto la prima libreria di Scampia e Melito: La Scugnizzeria, la casa degli scugnizzi, una Piazza di Spaccio di Libri”. Su questa bella iniziativa si rimanda a Rosario Esposito La RossaSpacciatori di libri” (Marotta&Cafiero editori, 2023).

I dati delle Camere di Commercio, basati su codici Ateco, sono inadeguati a “censire” il sistema delle imprese culturali e creative e soprattutto i “luoghi della cultura”

Quante librerie? Quante edicole? Quanti cinema? Quanti teatri?

Questi dati non sono ancora disponibili, ed anche utilizzando la quasi unica fonte cui si potrebbe attingere ovvero il database del cosiddetto “sistema camerale” – i registri delle imprese delle Camere di Commercio – i livelli di approssimazione restano notevoli, anche perché si tratta di attività che non sempre rispondono al meglio alle famose burocratiche codificazioni Ateco

Un tentativo apprezzabile – basato però proprio sugli “Ateco” – è stato compiuto qualche mese fa attraverso il progetto promosso da Cultura Italia (presieduta da Angelo Argento) con l’“Atlante delle Imprese Culturali e Creative Italiane 2023”, pubblicato per i tipi della Enciclopedia Italiana alias Treccani, iniziativa sostenuta anche da Aici, Istat, Istituto Credito Sportivo, Unioncamere, Intesa Sanpaolo, Anci, con la collaborazione di Federculture e di Fitzcarraldo, sotto la direzione di Roberto Grossi (ne abbiamo scritto – con approccio critico ma propositivo – anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 4 dicembre 2023, “Dall’“Atlante delle Imprese Culturali e Creative” della Treccani alle “Minicifre della Cultura” del Ministero: quando la ricerca porta acqua alla conservazione”).

Nonostante il notevole dispiego di sostenitori, si tratta di una prima esplorazione che dovrebbe essere oggetto di approfondimenti adeguati alla sfuggente “fisionomia” delle imprese culturali.

Secondo l’Atlante, le “imprese” (intese nel senso classico del termine, ovvero giuridico-economico, secondo le Camere di Commercio) sarebbero complessivamente 180.219, di cui: 1.906 nel settore “Altra formazione”; 10.897 nel settore “Artigianato artistico”; 28.624 nel settore “Arti visive”; 1.748 nel settore “Beni culturali”; 13.370 nel settore “Cinema, televisione, radio e altri new media”; 42.975 nel settore “Comunicazione e pubblicità”; 21.535 nel settore “Design”; 56.150 nel settore “Editoria e stampa”; 2.777 nel settore “Musica”; 237 nel settore “Paesaggio e aree protette”.

Per ognuno di questi settori (in realtà si tratta di “macro-settori”), vengono forniti dati a livello regionale e provinciale e finanche comunale, ma le aggregazioni non consentono di comprenderli bene: per esempio nel macro-settore “Editoria e stampa” (il più affollato, con oltre 56mila imprese) vengono aggregate le attività di “pubblicazione e distribuzione di libri, e, in genere, di opere di stampa quali giornali e periodici, comprensive di tutte le lavorazioni preliminari rispetto alla pubblicazione”.

Nessuna chance di conoscere, per esempio, quindi, da questa fonte, la quantità e la allocazione sul territorio delle edicole o delle librerie… O dei cinematografi o delle sale teatrali

Secondo le Camere di Commercio, sarebbero attive in Italia oltre 180mila “imprese” culturali e creative, ma sfuggono a questo censimento le oltre 60mila “associazioni culturali”

Basti ricordare che sono attive in Italia oltre 60.000 “associazioni culturali”, le cui iniziative sfuggono per la quasi totalità alla “anagrafe” delle Camere di Commercio (e quindi alle rilevazioni di UnionCamere), dato che questi soggetti non sono finora stati obbligati a “registrarsi” presso le Cciaa, ed ancora è in gestazione il Registro degli Enti del Terzo Settore (il cosiddetto “Runts”), da cui si potrà tra qualche anno estrarre anche i bilanci delle associazioni culturali, che saranno peraltro costrette a trasformarsi in “associazioni di promozione sociale” (le “aps”) ovvero “organismi di volontariato” (cosiddette “odv”) per continuare a beneficiare di alcune agevolazioni tributarie.

Per ora, però, 60.000 soggetti che pure sono, di fatto, “imprese culturali” – per quanto non classificate così dalle Camere di Commercio (e da chi – come Cultura Italiae e Symbola utilizzato i dati di Unioncamere) – sfuggono a statistiche, studi, ricerche, analisi…

Nemmeno la Siae ci rivela quanti siano i cinematografi ed i teatri attivi in Italia

Un’altra fonte cui si può attingere – per quanto riguarda specificamente le attività di “spettacolo” – sarebbe la Società Italiana degli Autori e Editori (Siae) che propone nel suo storico “Annuario” statistico (vedi “Key4biz” del 12 ottobre 2023, “La Siae certifica che il 2022 è stato l’anno della ripresa per i consumi di spettacolo (ma rapporto asettico”) un set di dati, secondo il quale i “luoghi dello spettacolo” in Italia sarebbero così ripartiti: “cinema” 5.239 (il dato si riferisce agli schermi, ovvero ai singoli luoghi ove è stata effettuata nel corso del 2022 almeno 1 proiezione); “teatro” 18.080, ed in questo caso è evidente che il dato non corrisponde alla quantità reale dei teatri bensì le “location” ove Siae ha registrato almeno 1 evento a carattere teatrale (prosa, lirica, musical, balletto, circo…); “concerti” 16.651, che evidentemente non corrisponde a singoli luoghi che ospitano concerti; “ballo e intrattenimenti musicali” 53.774, anche in questo caso senza di quantificazione dei luoghi stabili; “parchi ed attrazioni viaggianti” 280, ed in questo caso il dato è verosimilmente più affidabile; “mostre e fiere” 1.192… Secondo questi dati ovvero secondo la Siae, i “luoghi di spettacolo” sarebbero complessivamente in Italia 95.216, ma abbiamo già ben segnalato come questo censimento sia, per molti settori ed aspetti, equivoco. Nemmeno Siae, quindi, ci consente di comprendere quanti siano esattamente i cinematografi e quante le sale teatrali attive in Italia… E magari quante sono state costrette alla chiusura, e non soltanto a seguito delle conseguenze della pandemia Covid-19.

Censimenti, anagrafi, mappatura dell’IsICult: il progetto “Cultura vs Disagio” ed il progetto “Italia dei Festival”

L’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult, grazie al sostegno della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca), sta sperimentando da alcuni anni l’attività di censimento / anagrafe / mappatura delle iniziative culturali, attraverso il progetto “Cultura vs Disagio”, che si pone come unico censimento mai realizzato in Italia delle attività artistiche e culturali che combattono (o comunque leniscono) il “disagio” (inteso nella sua dimensione fisica, psichica, sociale): il progetto “Cultura vs Disagio” ha censito finora oltre 3.500 iniziative in tutto il territorio nazionale (si rimanda al sito web dedicato ed alla mappatura delle stesse)…

E da qualche mese, lo stesso IsICult lavora ad un altro inedito quanto ambizioso progetto, denominato “Italia dei Festival”, che intende censire tutti i festival attivi sull’intero territorio nazionale: per quanto sia finora online soltanto una “landing page” del sito web in costruzione, il database ha già superato la soglia dei 2.000 festival, ma si prevede di raggiungere e superare quota 3.000 festival nell’arco di poco tempo. Anche questa iniziativa è sostenuta grazie ai fondi cosiddetti “Promozione” della Legge Cinema e Audiovisivo, e – nonostante sia finanziata dalla Direzione Cinema e Audiovisivo – riguarda tutti i settori delle industrie culturali e creative. Il sostegno, modesto ma sufficiente ad avviare il progetto, è stato ottenuto dopo diversi anni di “bocciatura” dell’istanza progettuale, anche da parte della Direzione Spettacolo dal Vivo, perché sia l’una sia l’altra sostenevano che l’iniziativa riguardava anche attività che “fuoriuscivano” dalle rispettive aree di competenza (il cinema e l’audiovisivo la Dgca, lo spettacolo dal vivo la Dgs, senza dimenticare le attività di competenza della Direzione Creatività Contemporanea (Dgcc), che riguardano la moda, il design, l’architettura…).

Con il progetto IsICultItalia dei Festival” si andrà ben oltre il commendevole tentativo “artigianale” promosso dal progetto “TrovaFestival”, che dichiara ad oggi essere giunto alla soglia di 1.500 festival, ma offre online le schede di soltanto 1.400 iniziative…

Nel caso dei festival cinematografici, alcune fonti basic di dati ci sono (esiste anche un’associazione che rappresenta circa 100 iniziative, l’Afic, che ha a sua volta promosso anch’essa un censimento, in corso): per esempio, il Ministero della Cultura, attraverso la Direzione Cinema e Audiovisivo (la Dgca guidata da Nicola Borrelli) ha “censito” nell’anno 2023 ben 265 festival a cui si affiancano 112 cosiddette “rassegne”, per un totale di ben 377 iniziative, di cui 188 finanziate dal Mic, specificamente 148 festival e 40 rassegne; le iniziative che hanno bussato alla porta del Ministero e le cui istanze non sono state accolte sono state rispettivamente 117 festival e 72 rassegne (per un totale di 189 iniziative bocciate). Il pur apprezzabile succitato progetto “TrovaFestival”, nel suo database online, ha finora censito soltanto 50 dei festival cinematografici finanziati dal Ministero della Cultura (sul totale di 148), e soltanto 21 di quelli non finanziati (sul totale di 117). E ciò basti, per comprendere quanto sia complessa e faticosa l’attività di censimento / anagrafe / mappatura di queste iniziative…

Anche i “festival” rientrano peraltro tra i “luoghi della cultura”, per quanto la loro offerta sia ovviamente caratterizzata da precisi limiti nell’arco temporale (da pochi giorni ad un paio di settimane nei casi più rari) anche se l’attività delle imprese culturali organizzatrici (spesso giustappunto associazioni culturali) è quasi sempre continuativa nel corso dell’anno

Conclusivamente, una accurata analisi dello “stato dell’arte” delle informazioni sui presidi culturali sul territorio non è ad oggi possibile, a causa del deficit di dati.

Le informazioni sui “luoghi dell’offerta” culturale in Italia sono assolutamente carenti.

Come può il Ministero mettere mano seriamente al dramma della desertificazione culturale del Paese, se non dispone ancora di una strumentazione conoscitiva adeguata?!

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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