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Caro bollette: intervento da 5,8 miliardi di euro. La crisi energetica sul tavolo del Governo

Conferenza stampa del Presidente Draghi con i ministri Franco, Giorgetti, Cingolani

Inflazione, guerra e rialzo dei prezzi dell’energia, che fare?

I venti di guerra che soffiano dall’Ucraina e l’inflazione che a gennaio è arrivata al +4,8%, certamente non aiutano il Governo italiano in questa difficile fase storica: estremamente critica, da un lato a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia e dall’altro per via di una crisi energetica che sta facendo lievitare le bollette di famiglie e imprese come non succedeva da anni.

Per affrontare il problema energetico, il Premier Mario Draghi ha di recente sentito al telefono il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, assicurando che Mosca continuerà ad offrirci forniture stabili di gas.

La possibilità di un conflitto in Ucraina tra la NATO e la Russia, inoltre, sta facendo impennare anche il prezzo del petrolio, ormai quasi sempre sopra i 90 dollari al barile (la settimana scorsa ha sfiorato i 97 dollari), peggiorando lo scenario energetico internazionale, soprattutto in termini di rialzo generale dei prezzi.

Nuovo intervento del Governo

Oggi è previsto un Consiglio dei ministri tutto dedicato, o in gran parte, alla questione energetica e alle possibili soluzioni nel breve e nel medio termine.

Prima di tutto l’esecutivo deve affrontare il grave problema del caro bollette e secondo quanto riportato dall’Ansa si tratta di un intervento da 5,8 miliardi di euro, senza scostamento in bilancio.

L’obiettivo è prorogare anche nel secondo trimestre dell’anno le misure volte a sostenere le famiglie, le piccole e medie imprese e le industrie più energivore. In quest’ultimo caso, ha spiegato Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, si starebbe pensando a delle misure tese a calmierare i costi legati ai consumi energetici.

Più rinnovabili nel Paese, ma anche aumento della produzione di gas

Poi c’è il capitolo fonti energetiche rinnovabili. Secondo quanto riferito a Radiocor da fonti di Palazzo Chigi, si dovrebbe andare “verso un’accelerazione per le fonti rinnovabili con misure volte a semplificare quanto più possibile le installazioni e gli impianti per privati e Pubblica Amministrazione”, “una sorta di liberalizzazione” è stato detto.

Previsto un credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti per l’efficienza energetica e promuovono la produzione di energia da fonti rinnovabili nelle regioni del Sud, pari a 145 milioni di euro all’anno per il biennio 2022 e 2023, si legge nel comunicato dell’agenzia.

Per promuovere invece la produzione di energia elettrica rinnovabile e l’autoconsumo per le Pmi nasce il “Fondo Rinnovabili Pmi” con una dote di 267 milioni. Per quanto riguarda il credito d’imposta, rientrano nell’agevolazione “gli investimenti per conseguire” maggiore “efficienza energetica e per l’auto produzione di energia da fonti rinnovabili nell’ambito delle strutture produttive“.

Autonomia energetica: il gas

Altro tema di massima rilevanza e su cui si dibatte da giorni è la produzione nazionale di gas. Per ridurre il peso della crisi energetica, secondo molti esponenti dei partiti di maggioranza ed esperti di settore, è fondamentale aumentare la produzione nazionale di gas. Non si tratterebbe di aprire nuovi pozzi per l’estrazione, ma di intensificare il lavoro di quelli già esistenti.

L’obiettivo di massima potrebbe essere il raddoppio della produzione nazionale, che passerebbe da 3,34 miliardi di metri cubi a circa 7 miliardi, per 2 miliardi di euro di investimenti necessari a potenziare gli impianti di estrazione.

Impianti che fino ad ora hanno lavorato ad un regime molto basso e che per questo avranno bisogno di circa 10 mesi prima di ottimizzare ritmi più alti di estrazione. Un lasso di tempo che sicuramente sarà più lungo e che di fatto non sembra utile alla risoluzione della crisi attuale, né può presentarsi come soluzione strutturale per il lungo periodo.

Si spera ovviamente anche in altre forniture internazionali. Non c’è solo la Russia, abbiamo ad esempio anche il TAP, il metanodotto che arriva in Puglia dall’Azerbaigian, e il Transmed, che parte dall’Algeria e arriva in Sicilia.

Nuovo finanziamento dell’ecobonus auto

Per favorire la transizione ecologica del settore automobilistico, infine, torna sul tavolo del Governo anche la questione degli incentivi all’acquisto di auto pulite a basse emissioni di CO2, come le auto elettriche e quelle a carburanti alternativi.

Per queste classi di vetture tra zero e basse emissioni inquinanti si pensa ad intervento di almeno 700-800 milioni di euro, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore. Un modo per dare fiato all’industria automobilistica italiana ormai allo stremo e per svecchiare il parco auto circolante, molto vecchio e inquinante.

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