Le accuse

Canone Rai in bolletta, ok dal Consiglio di Stato tra mille polemiche

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Via libera al decreto del MiSE, ma restano le divergenze. Le associazioni consumatori protestano e Mediaset attacca il modello di finanziamento della Rai.

Via libera dal Consiglio di Stato al decreto attuativo del Ministero dello Sviluppo economico sul canone Rai in bolletta che aveva ricevuto lo stop lo scorso 13 aprile.

Il Consiglio aveva, infatti, sollevato una serie di dubbi e criticità, definendo il testo poco chiaro in alcuni passaggi chiave come la definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo o la tutela della privacy dei cittadini in merito al previsto scambio di dati e d’informazioni fra gli enti coinvolti.

Il dispositivo potrà adesso essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e si rispetterà la scadenza del mese di luglio per il pagamento della prima rata del canone con la fattura elettrica.

Restano però delle divergenze con il MiSE e la polemica è ancora alta specie sul versante dei consumatori.

L’organo consultivo non risparmia, però, osservazioni sulla normativa, a partire dalla considerazione che la definizione di apparecchio televisivo, sollecitata dallo stesso Consiglio di Stato, avrebbe potuto essere inserita negli articoli del decreto e non solo in una nota tecnica, come deciso dal ministero. Una nota importante perché si chiarisce che tablet e smartphone non pagano il canone se privi di un sintonizzatore tv.

Chiaro che, gli autori del testo, hanno preferito non introdurre questo aspetto nel decreto per lasciare la porta aperta a eventuali cambiamenti dettati dall’evoluzione tecnologica.

In altre parole, per ora i dispositivi mobili non pagano ma in futuro non sappiamo.

Una scelta però non condivisa dal Consiglio di Stato.

Altri dubbi riguardano la “formulazione eccessivamente tecnica delle disposizioni“, che verrà comunque superata con una circolare dell’Agenzia delle Entrate.

Il consigliere Franco Frattini che presiede le Commissioni consultive ha precisato che “L’amministrazione ha accolto nella sostanza tutte le proposte del Consiglio di Stato e oggi c’è chiarezza”.

“C’è la certezza – ha precisato – che se ci sono più apparecchi tv, il canone è uno solo. Si è ottenuto un importante arricchimento delle forme di pubblicità dei moduli e dei documenti. E infine tutti i dati del cittadino saranno trattati secondo la prescrizione del codice della privacy“. Frattini ha poi indicato che le aziende elettriche avranno una compensazione economica che non ricadrà in bolletta sui cittadini, ma sarà coperta dall’Agenzia delle Entrate in modo forfettario.

Il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, si è detto soddisfatto del via libera dell’organo consultivo: “Non ho mai dubitato e ringrazio il Consiglio di Stato per il costruttivo contributo dato al percorso del decreto sul canone Rai in bolletta. Colgo anche l’occasione per esprimere la mia sincera gratitudine al Garante della Privacy e ai suoi collaboratori per il lavoro serio, puntuale e competente che insieme, ciascuno per le sue competenze, stiamo facendo”.

Il decreto però non ha trovato apprezzamento non solo nell’opposizione ma anche tra le associazioni consumatori e i broadcaster.

Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori, ha subito dichiarato: “Ora il Ministero dello Sviluppo economico deve immediatamente emanare il decreto, così da dare certezze ai consumatori, sia sulla voltura del canone tra vecchio abbonato Rai e utente elettrico, sia sul pagamento del canone in unica soluzione entro il 31 ottobre per i non titolari di utenza elettrica”.

L’UNC ricorda che sono ancora molte, troppe, le cose che vanno chiarite. “Ecco perché – si legge nella nota – nel decreto sarebbe bene spostare i termini per presentare la dichiarazione al 31 maggio. L’Agenzia delle entrate, infatti, non poteva unilateralmente stabilire termini successivi al 16 maggio, visto che entro il 31/5 deve comunicare i dati all’Acquirente unico. Il MiSE, invece, può spostare di 15 giorni entrambi i termini che sono contenuti, appunto, nel decreto che era stato bocciato dal Consiglio di Stato”.

Dura la posizione di Aduc: “Il Ministero non si è adeguato a quasi nessuno dei rilievi critici che i giudici avevano mosso al primo decreto, ma il parere del Consiglio di Stato è obbligatorio ma non vincolante quindi il Ministero fa un po’ come gli pare”.

Nella nota Aduc evidenzia: “Questo è ribadito, seppur con un linguaggio più formale, dagli stessi giudici, che prendono atto della mancanza di volontà del Ministero di adeguarsi alle modifiche richieste “trattandosi di una scelta che, non risultando comunque né illogica né irragionevole né in contrasto con la norma primaria di riferimento, non può che rientrare nella discrezionalità tecnica riservata al dicastero proponente”.

Sul fronte dei broadcaster, si chiede una riduzione delle entrate pubblicitarie della Rai a fronte dell’incremento di risorse che il canone in bolletta dovrebbe garantire grazie al recupero dell’evasione.

Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha sottolineato: “Occorre porre un freno alla deriva commerciale di Rai. Non sta a noi dire in che modo, è cosa del governo e del Parlamento, certo è che il modello di finanziamento della Rai non può creare squilibrio nell’intero sistema”.

Anche Urbano Cairo presidente di La7 chiede di eliminare completamente la pubblicità in almeno uno o due canali importanti per non svantaggiare gli altri operatori televisivi.

Su questo punto c’è già l’impegno di Giacomelli che già a febbraio ha detto: “Il processo di eliminazione degli spot su alcune reti è stato già avviato. Da maggio infatti canali come Rai Yoyo (che da solo incassa 7 milioni di euro l’anno) e Rai Storia saranno senza interruzioni. Quello della pubblicità è un tema vero purché si riconosca che è giusto combattere l’evasione. Nella Legge di Stabilità è inoltre chiarito che solo parte dei soldi andrà alla Rai, un’altra parte andrà invece all’emittenza locale e alla riduzione della pressione fiscale”.

 

Su questi aspetti ieri ha prontamente replicato anche il direttore genarle Rai, Antonio Campo Dall’Orto, che oggi sarà sentito in Vigilanza.

“Credo che essere in una fase in cui andiamo verso una certezza delle risorse per il servizio pubblico – ha indicato il Dg – possa essere un elemento di stabilità e alla fine possa essere un elemento positivo per tutto il sistema dei media perché può dare delle risorse certe che diventano complementari rispetto a quello che è il settore commerciale”.

Oggi Campo Dall’Orto sarà audito in Commissione di Vigilanza sul tema delle nomine esterne. L’Usigrai ha, infatti, presentato il suo esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione e alla Corte dei Conti, per chiedere di verificare se siano state fatte nel rispetto delle procedure del Piano triennale anticorruzione e dello statuto.