Il nodo

Canone Rai in bolletta: Comuni sotto stress in attesa dell’Anagrafe Unica

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A luglio l’Anagrafe nazionale della popolazione residente non sarà pronta e saranno i singoli comuni a dover comunicare alle Entrate i dati della famiglia anagrafica per il pagamento del Canone Rai

C’è un nuovo ostacolo, non di poco conto, sulla strada del canone Rai in bolletta e riguarda l’Anagrafe Unica della Popolazione Residente (Anpr), uno dei tre pilastri della digitalizzazione della PA insieme allo Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e ai pagamenti elettronici (PagoPA).

Perché il canone in bolletta possa funzionare, è necessario che i Comuni trasmettano all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle famiglie anagrafiche.

Il canone è dovuto una volta soltanto in base a tutte le residenze e dimore della famiglia anagrafica, che è l’insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora occasionale nello stesso comune.

L’Anagrafe unica non sarà pronta a luglio

Il problema è che l’Anagrafe Unica è ancora in alto mare e in base al cronoprogramma dell’Agid, se tutto va bene, gli 8 mila comuni italiani confluiranno nell’Anpr a fine 2016.

I comuni più grandi, come Roma e Milano, affronteranno il problema della migrazione dei dati nel nuovo database centralizzato nella seconda metà del 2016.

Ma la prima rata del canone Rai in bolletta sarà proprio a luglio e quindi il nuovo cervellone unico che conterrà tutti i dati anagrafici della popolazione non sarà ancora pronto.

Quindi?

L’anagrafe di Roma e Milano hanno già trasmesso i dati anagrafici necessari all’Agenzia delle Entrate?

Un bel problema, che rischia di mandare in tilt il sistema di riscossione del canone in bolletta.

Senza dati certi sulle famiglie anagrafiche c’è il rischio, fra le altre cose, di duplicazioni di richieste di pagamento.

Per evitare pasticci, saranno quindi i singoli comuni a dover fare gli straordinari, assumendo il ruolo di interfaccia con le Entrate.

Gli uffici anagrafe degli oltre 8 mila Comuni italiani si sono già messi in moto per raccogliere i dati che saranno richiesti dall’Agenzia delle Entrate?

Saranno in grado di produrre i dati in tempo per la stampa e l’invio delle bollette elettriche di luglio?

La prima fase di test dall’Anagrafe Unica è partita a gennaio per arrivare a 6,5 milioni di cittadini entro marzo.

A che punto siamo?

Agenzia delle Entrate ha bisogno dei dati delle famiglie anagrafiche

Il problema è emerso in tutta la sua evidenza ieri, quando il direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, che in un’audizione alla Commissione Anagrafe tributaria, ha indicato che per il pagamento del canone Rai in bolletta “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica che, in modo del tutto peculiare rispetto alle diverse imposte del nostro sistema tributario, costituisce di fatto il soggetto passivo del tributo. Allo stato attuale, in attesa della costituzione della nuova Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, l’individuazione della famiglia anagrafica risulta particolarmente complessa“.

Per superare “tale criticità“, precisa Savini, fino al completo avvio dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il decreto attuativo in corso di emanazione da parte del MiSE “dovrà prevedere che i Comuni siano tenuti a trasmettere all’Agenzia delle entrate, su richiesta della stessa Agenzia delle entrate, i dati relativi alle famiglie anagrafiche”.

Niente distacco per mancato pagamento

Intanto, il Mise sta preparando il decreto. Niente distacco della luce in caso di mancato pagamento. Priorità al saldo della quota dovuta per l’energia elettrica. E la richiesta di sanzioni e interessi spetterà all’Agenzia delle Entrate, anche se i fornitori di elettricità avranno l’onere di inviare i solleciti. Se viene pagata solo una parte, i soldi saranno usati in via prioritaria per coprire la quota dovuta per l’elettricità.
I vecchi bollettini non verranno più presi in considerazione, si terrà conto solo dell’intestazione del contratto della luce, sempre e solo per le abitazioni principali dove il contribuente ha fissato la propria residenza. Non ci sarà quindi un vero rischio di duplicazione del canone derivante dal fatto che il vecchio bollettino fosse intestato a un membro della famiglia diverso da quello che ha sottoscritto il contratto di fornitura elettrica. Stesso discorso per il rischio duplicazioni legato al possesso di seconde case: “Ai fornitori di energia – chiariscono infatti dal ministero – risulta sempre quando la bolletta è collegata al luogo di residenza effettiva”.