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Canone Rai: fondo per le Tv locali, tetto massimo 50 milioni all’anno

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“Con il canone Rai non si finanzierà la Rai”. E’ il commento di Roberto Fico, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, che non apprezza il voto favorevole della Commissione Bilancio della Camera all’emendamento del governo alla Legge di Stabilità che istituisce un Fondo a favore delle tv locali.

Un Fondo, istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico, che sarà finanziato con una parte del gettito del canone Rai.

Dopo una maratona di 37 ore, nella serata di ieri la Commissione ha licenziato il testo della Legge di Stabilità che sbarcherà domani in Aula alla Camera.

Dopo le novità introdotte dal maxiemendamento che prevedono il canone collegato alla bolletta elettrica e la diluizione in dieci rate, adesso si parla di altri cambiamenti.

Il Senato ha votato il mese scorso la norma che destina il maggiore gettito alla riduzione delle tasse e all’allargamento dei pensionati esenti.

Adesso a Montecitorio passa un’altra novità, di cui si era già discusso a Palazzo Madama, quella di destinare parte di queste risorse anche all’emittenza locale che sta fronteggiando diverse difficoltà e aveva chiesto maggiore attenzione.

Via libera quindi alla proposta emendativa che prevede l’istituzione nello stato di previsione del Mise di un “Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione” e così destina risorse stabili alle tv locali.

Il provvedimento ha subito raccolto la soddisfazione dell’Associazione Tv Locali aderente a Confindustria Radio Televisioni.

Il Fondo destina risorse “all’emittenza locale di qualità per la realizzazione di obiettivi di pubblico interesse“, e nello specifico dispone, per gli anni dal 2016 al 2018, che le eventuali maggiori entrate versate a titolo di canone di abbonamento alla televisione (e riservate all’erario per una quota pari al 33% del loro ammontare nell’anno 2016 e del 50% per ciascuno degli anni 2017 e 2018) siano destinate, anche, al finanziamento, fino ad un importo massimo di 50 milioni di euro all’anno, dell’apposito Fondo.

Qui confluiscono anche le risorse relative ai contributi a favore delle emittenti radiotelevisive in ambito locale, che sempre in base a tali norme, saranno ripartiti tra i soggetti beneficiari con apposito regolamento emanato di concerto tra il Ministero dello Sviluppo economico e dell’Economia.

I sindacati, in prima linea Usigrai, hanno già preso una posizione molto forte contro la norma che destina il maggiore gettito al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.

La domanda è: può un’imposta di scopo, qual è appunto il canone Rai, essere destinata all’erario?

Sindacati di lavoratori, giornalisti e dirigenti della tv pubblica hanno scritto al governo per lanciare l’allarme, denunciando la “grave incongruenza” della norma.

Tutte le sigle sindacali si siano trovate d’accordo nel dire all’unisono all’esecutivo di Renzi che destinare il recupero dell’evasione per i prossimi due anni all’erario mette in difficoltà l’azienda.

 

Su questa linea anche il deputato del M5S, Roberto Fico, che su Facebook ha spiegato: “Con il canone Rai non si finanzierà la Rai. Sembra un nonsense ma è quello che il governo ha scritto nero su bianco nella legge di Stabilità. Emendamento n° 10.99. Solo una parte delle risorse raccolte con il canone andranno al servizio pubblico (ampliamento delle fasce di esenzione compreso). Il resto sarà spezzettato tra emittenti locali e fondo per la riduzione della pressione fiscale. In parole povere con i 100 euro nella bolletta elettrica, credi di finanziare la tv pubblica, ma in realtà fai tutt’altro: da una parte dai i tuoi soldi al settore privato, e non a un servizio pubblico, e dall’altra autofinanzi la riduzione delle tue stesse tasse! Questo si chiama raggiro. Siamo stati i primi a denunciarlo e ora è acclarato con questa assurda distribuzione”.

 

Tra l’altro – ha puntualizzato Fico – se davvero l’obiettivo del premier fosse stato quello di ridurre il canone e incidere sull’evasione, avrebbe dovuto ulteriormente abbassarlo a 80 euro considerato che, come previsto dalla Stabilità, alla Rai non andrà mai oltre 1 miliardo e 700 milioni”.

“La Consulta – ha ricordato il presidente della Vigilanza – è stata molto chiara sul punto: il canone serve unicamente a finanziare il servizio pubblico e non altro. Ma si sta puntando in tutt’altra direzione. Inoltre non bisogna dimenticare che, in virtù della legge di stabilità dello scorso anno, una parte crescente del canone potrà essere utilizzata dall’esecutivo a proprio piacimento, senza alcun vincolo di destinazione. E’ semplicemente insensato”.

“Con l’esecutivo di Renzi – ha concluso il parlamentare pentastellato – il canone Rai, che era pensato per finanziare in modo autonomo la tv di Stato, diventa a tutti gli effetti un’imposta”.

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