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BT si libera del calcio, mentre Tim si svena per il pallone

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Mentre Tim scommette sui diritti del calcio, nel Regno Unito BT fa esattamente l’opposto: vende tutto ed esce da un business dal futuro incerto e molto costoso.

Porte girevoli. Mentre Tim scommette un mare di soldi per entrare nel mondo del calcio (340 milioni di euro all’anno nel prossimo triennio per la Serie A, come partner tecnologico di DAZN), nel Regno Unito BT fa esattamente l’opposto: l’ex incumbent britannico, dopo aver speso senza grosso costrutto in termini di maggiori ricavi e clienti 7 miliardi di sterline per i diritti del calcio negli ultimi 10 anni, vuole vendere tutto ed uscire a gambe levate da un business volatile, dal futuro incerto e molto costoso. I tempi delle aste miliardarie per i diritti, secondo il Financial Times, fanno parte di un’altra epoca, ormai passata. E i ragazzi non amano il calcio come fanno i loro padri. Le partite durano troppo, i giovani preferiscono brevi video oppure i video game.

Possibili acquirenti

BT Group sta negoziando con diversi interlocutori, fra cui Amazon e Disney, la cessione della sua quota in BT Sport, il ramo aziendale dedicato al broadcasting sportivo dell’ex incumbent britannico.

A spingere BT verso l’uscita dal calcio sono i forti dubbi, legati alla pandemia, sul futuro interesse degli utenti per il prodotto televisivo “sport live”. Lo scrive oggi il quotidiano britannico The Times, precisando che BT ha affidato la ricerca di acquirenti alla banca d’affari Lazard.

Il mandato è chiaro: cedere, almeno in parte, le quote detenute in BT Sport per concentrarsi sul suo core business, che resta la copertura in fibra del Regno Unito. Il mestiere del broadcasting è complesso, difficile per un operatore Tlc allargarsi in un ambito contiguo ma molto diverso come quello dei diritti televisivi senza contraccolpi. Tanto più che la stessa BT nel 2018 ha reso noto che i ricavi degli abbonati al calcio sono serviti al massimo per coprire i costi di trasmissione e quelli operativi.

Anche DAZN fra i papabili

Fra i papabili acquirenti di BT Sport, oltre ad Amazon e Disney, secondo il Daily Telegraph ci sarebbe anche DAZN. La società di streaming specializzata in contenuti sportivi fondata da Sir Leonard Blatavnik, il miliardario di origine ucraina, è già alleata in Italia con Tim dove si è aggiudicata in esclusiva i diritti della Serie A per il prossimo triennio per 840 milioni di euro all’anno. In Uk, interessato al ramo sport live di BT ci sarebbe anche un broadcaster televisivo.

BT controlla gran parte della rete in Uk tramite Openreach e detiene l’operatore mobile EE. BT Sport è stata un’avventura complessa, avviata nel 2013 con una dotazione di 1,5 miliardi di sterline per l’acquisto di diritti di Premiere League e Champions League. Un business con alti e bassi, che è molto cambiato con l’ingresso dei grandi player americani dello streaming come Amazon nell’arena dei diritti sportivi sta cambiando i connotati del mercato. Nel frattempo, la Premiere League sta tentando di confermare il deal da 4,7 miliardi di sterline per i diritti del prossimo triennio di Premiere League. Una cifra da capogiro.

Il calcio vale ancora così tanto?

Ma a quanto pare BT ha deciso di chiamarsi fuori dalla tenzone perché sul mercato ci sono forti dubbi e perplessità sulla popolarità futura della audience televisiva e di conseguenza sulla remuneratività dei diritti sportivi in uno scenario post pandemico.

Dopo la fine del lockdown la gente sarà ancora interessata allo sport live?

Alla fine della pandemia, dopo più di un anno tappati in casa davanti alla tv, la audience sarà ancora disposta a spendere per abbonarsi al calcio?

I prezzi stellari della ste sono ancora sostenibili?

Come si comporterà la audience dopo la pandemia?

In poche parole, nessuno sa prevedere con margini di sicurezza il comportamento futuro dei telespettatori in uno scenario post pandemico.

Cosa succederà quando il pubblico potrà finalmente tornare a seguire gli sport in presenza, allo stadio?

I dubbi del mercato sulla tenuta degli sport live ci sono. Quel che è certo invece è che la copertura in fibra in Uk va a rilento e che BT ha deciso di concentrarsi su quello.

A peggiorare il quadro, le bizze del mondo del calcio. I super club sono indebitati fino al collo, salti in avanti come il tentativo di golpe della super Lega gettano ulteriori dubbi su un mercato in forte tumulto. Il ritorno del pubblico negli stadi potrebbe cambiare completamente lo status quo. E BT ha deciso di tagliare la testa al toro e dedicarsi al suo core business.  

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