Il parere

‘Blockchain, un acceleratore digitale per l’Italia’. Intervista a Andrea Craviotto (Accenture)

a cura di Paolo Anastasio |

Andrea Craviotto, Managing Director di Accenture: ‘I principali gruppi bancari del paese stanno sperimentando blockchain ormai da tempo, alcuni partecipano anche al consorzio R3 CEV, la principale iniziativa globale tra gli operatori del settore’.

La blockchain è la tecnologia del momento, individuata come uno dei tech trend del 2017. Nel 2016 l’interesse del settore bancario e finanziario per le potenzialità di questa tecnologia è cresciuto costantemente, con il lancio dei primi progetti da parte di grandi istituti e banche centrali, fra cui quella svedese e scozzese. Secondo un recente rapporto di Accenture, le principali banche d’investimento globali potrebbero risparmiare fino al 30% dei costi infrastrutturali (fra gli 8 e i 12 miliardi di dollari all’anno) grazie alla blockchain. Delle potenzialità della tecnologia blockchain in Italia abbiamo parlato con Andrea Craviotto, Managing Director di Accenture.

Key4biz. Ci sono già dei gruppi bancari in Italia che stanno sperimentando soluzioni blockchain?                                                                                                                                                                                 

Andrea Craviotto. I principali gruppi bancari del paese stanno sperimentando blockchain ormai da tempo, alcuni partecipano anche al consorzio R3 CEV, la principale iniziativa globale tra gli operatori del settore. Le sperimentazioni stanno avvenendo principalmente nell’ambito dei pagamenti internazionali, il mercato dei capitali e il finanziamento all’export. È evidente che i gruppi più solidi abbiano un accesso facilitato a questo genere di tecnologie con diverse opportunità di ingaggio. Va segnalato, però, che anche le realtà italiane più piccole si stanno affacciando sullo scenario blockchain, sul quale si inizia a investire in termini piuttosto concreti.

Key4biz. Ci sono specifici utilizzi di questa tecnologia particolarmente adatti per il nostro paese rispetto ad altri?

 

Andrea Craviotto. Lo sviluppo della tecnologia blockchain può essere un acceleratore della digitalizzazione dell’interazione con i clienti, del rapporto tra le imprese e con la pubblica amministrazione. Essendo un paese a forte impronta manifatturiera, sembrerebbero particolarmente interessanti le evoluzioni della tecnologia nel settore della supply chain: logistica, integrazione filiali produttive, certificazione prodotto… Di contro, tutti gli scenari di applicazione di blockchain diventano virtuosi quando si possono sviluppare come soluzioni di sistema. In questo senso, diventa fondamentale il ruolo giocato dalle varie associazioni di categoria, nonché degli enti regolatori.

Key4biz. Da noi il tema blockchain è conosciuto come all’estero?

 

Andrea Craviotto. L’Italia è molto attiva su questo tema, con start-up di rilievo internazionale e corsi a livello universitario. Molte imprese, nei più diversi settori, si stanno interrogando sulle possibilità di utilizzo di blockchain, spesso su scenari interni. Di contro, si osservano i classici fenomeni di hype della tecnologia, con aspettative talvolta irrealistiche per un utilizzo in ambiti dove blockchain non apporta un reale valore aggiunto. In questo senso, in parallelo alla maturazione della tecnologia sarà fondamentale un processo di maggiore comprensione da parte delle imprese dei veri vantaggi derivanti dell’adozione di questa tecnologia, che possono essere estremamente elevati proprio come dimostrato dal recente studio di Accenture.

Key4biz. Quali altri settori trarrebbero maggiori vantaggi, oltre a quello finanziario, dalla blockchain?

 

Andrea Craviotto. I settori di applicazione sono praticamente illimitati. In questo periodo stiamo osservando molto interesse non solo nel campo della supply chain ma anche nel mondo delle utilities (smart grid, distribuzione commodities, auto elettriche…). A questo si aggiunge tutto il settore dei servizi pubblici (notifiche, identità digitale, dogane…) che potrebbe essere il vero abilitatore di un “cambio di passo” nella digitalizzazione del paese.