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Banda ultralarga: Matteo Renzi non scioglie la riserva sul Dl Comunicazioni

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Il presidente del Consiglio non sa ancora dire se il Dl Comunicazioni sarà in Consiglio dei ministri domani: 'Bisogna capire se è necessario un decreto o se basta una delibera del Cipe'

Decreto comunicazioni al Consiglio dei Ministri di domani? Il presidente del Consiglio Matteo Renzi prende tempo e non scioglie la riserva. A domanda precisa oggi a margine degli Stati generali sul clima, Renzi risponde che ancora non si sa: “Occorre capire se facciamo un decreto o no, se possono bastare le misure del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) o se c’è necessità di un decreto legge”.

E’ vero che il rischio di ingorgo parlamentare è concreto, vista la presenza di diversi dossier scottanti e urgenti (Scuola e Riforma Rai su tutti) che già affollano l’agenda parlamentare e che il presidente Renzi vorrebbe chiudere prima dell’estate. E’ vero anche che il Dl Comunicazioni è atteso da tempo e che il settore conta sullo sblocco dei fondi pubblici per partire al più presto con le gare e assicurare nuovi posti di lavoro, quantificati in 9 mila unità.

Ma per ora bisogna aspettare per vedere se nell’ordine del giorno del Cdm di domani ci sarà spazio anche per Dl Comunicazioni, il provvedimento che nelle intenzioni dovrebbe formalizzare la Strategia nazionale per la banda ultralarga con il dettaglio degli incentivi per gli operatori che decidono di investire e i voucher per spingere l’adozione della banda ultralarga da parte di aziende e cittadini.

In ballo ci sono 5 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione e circa 2 miliardi di fondi strutturali gestiti dalle regioni.

L’iter per il via libera al decreto prevede il passaggio in Parlamento entro 60 giorni dal suo varo in Cdm. Il Parlamento chiude per la pausa estiva il 12 agosto e al momento non ci sono i tempi tecnici per chiudere il discorso in tempi certi.

C’è da dire che uno dei nodi che bloccavano, almeno indirettamente, l’iter del decreto è stato sciolto (parzialmente) venerdì scorso, con l’avvicendamento voluto dal Governo al vertice di Cassa Depositi e Prestiti. Franco Bassanini ha lasciato la presidenza di Cdp, passando la mano a Claudio Costamagna, attuale presidente di Salini Impregilo. Resta ancora al suo posto l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini (anche lui in uscita) che nelle intenzioni del Governo dovrebbe essere sostituito da Fabio Gallia, attuale amministratore delegato di BNL Italia, come nuovo ad.

Sempre di venerdì scorso l’annuncio che Franco Bassanini, che mantiene la carica di presidente di Metroweb, (il veicolo individuato dal Governo per realizzare la strategia di Governo sulla banda ultralarga al quale partecipano fra gli altri Vodafone e Wind), ricoprirà il ruolo di consigliere di Matteo Renzi per la banda larga a Palazzo Chigi.

La strategia del Governo è inoltre sotto la lente di Bruxelles, che sta analizzando la solidità dell’impianto in particolare per quanto riguarda il rischio di eventuali aiuti di stato e il rispetto della neutralità tecnologica.

L’ok della Ue è condizione necessaria per avviare la fase operativa del piano, che prevede entro il 2020 la copertura a 30 Mbps del 100% della popolazione e a 100 Mbps del 50%.

Tra gli incentivi per gli utenti nelle ultime bozze del decreto figurano i voucher per la connessione ‘simmetrica’ (cioè in download e upload) a 100 Mbps: un tipo di connessione che dal punto di vista tecnologico rischia di favorire l’Ftth (Fiber to the home) rispetto all’Fttc (Fiber to the cabinet).

Altro aspetto causa di polemiche presente in un primo momento nel decreto riguarda la priorità che per gli incentivi verrebbe assegnata in sede di gara ad “operatori non verticalmente integrati”, una condizione che penalizzerebbe Telecom Italia e favorirebbe Metroweb.

Per i voucher nel decreto la somma a disposizione sarebbe pari da qui al 2020 a 1,4 miliardi. Mentre per il Fondo di finanziamento per il Piano strategico della banda larga la cifra sarebbe pari a 4,6 miliardi.