Banda ultralarga

Banda ultralarga: Faro Ue sulle gare Infratel, secondo e terzo bando a rischio

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La divisione Aiuti di Stato dell’Antitrust Ue ha aperto un caso sul piano di governo per la banda ultralarga nelle aree bianche dopo l’esposto di TIM.

Il faro dell’Antitrust Ue resta puntato sulle gare Infratel per la banda ultralarga nelle aree bianche. Lo rende noto la Reuters, precisando che la Commissione europea è in contatto con le autorità italiane sul caso aperto dall’antitrust europeo, divisione aiuti di Stato, per il piano del governo per portare l’ultrabroadband nelle aree a fallimento di mercato.

“Non si tratta di un giudizio sulla possibilità o meno di aprire un’indagine formale”, ma la divisione aiuti di Stato dell’antitrust europeo ha deciso di aprire un caso sul piano per la banda ultralarga del governo italiano nelle aree a cosiddetto fallimento di mercato, dopo un esposto di Telecom Italia (Tim).

Di fatto, TIM contesta a Infratel il mancato aggiornamento della mappatura delle aree a fallimento di mercato, non avendo preso in considerazione nella stesura dei bandi i piani autonomi di investimento in 5mila aree bianche comunicati dall’azienda lo scorso 23 dicembre (ad esito della consultazione Infratel 2015) escludendo queste aree dagli interventi pubblici. L’esito della gara sarebbe quindi falsato, contravvenendo alla disciplina europea antitrust sugli aiuti di stato, vietati nelle aree dove un altro player (in questo caso TIM) è intenzionato a investire. La conditio sine qua non per l’assegnazione di fondi pubblici (aiuti di Stato) è che non ci sia un altro player disposto a investire in quella determinata area.

L’analisi della Commissione Europea verterà quindi sulla violazione Decisione C(2016) 3931 per mancato svolgimento consultazione annuale e sulla violazione Comunicazione C (2013/C 25/01) per mancato svolgimento consultazione e possibile intervento pubblico in aree di interesse di operatori privati nei prossimi tre anni.

Prossimi passi e scenari:

Gli step di norma seguiti dalla CE per valutare le violazioni contestate sono:

  1. Apertura caso e avvio dell’esame preliminare;
  2. Invio RFI (Request for Information) allo Stato italiano (si può assumere che l’RFI sia già stata inviata);
  3. Valutazione del riscontro dello Stato da parte della UE.

La CE non ha termini vincolanti per l’esame preliminare dei casi che può portare all’apertura di un procedimento formale. La tempistica indicata come riferimento è di 12 mesi.

A questo punto, è prevedibile che l’indagine Ue sulle gare Infratel si chiuda in tempi stretti, visto che la seconda gara è in fase di assegnazione mentre la prima gara si è già conclusa. C’è quindi il rischio che la seconda e la terza gara vengano interrotte dall’apertura di una procedura formale da parte dell’Antitrust Ue, qualora fosse ravvisata la violazione in materia di aiuti di Stato.

Nel frattempo, Open Fiber si è aggiudicata tutti i lotti del primo bando di gara e il ricorso al Tar di TIM è stato respinto, spingendo la società ad annunciare che non prenderà parte al secondo bando Infratel.

Open Fiber, controllata Enel e Cdp, si è aggiudicata tutti i lotti del primo bando da 1,4 miliardi in sei regioni (Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto) per la realizzazione della rete pubblica e la sua gestione per 20 anni.

TIM ha già fatto sapere che non intende partecipare al secondo bando per le aree bianche in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia Autonoma di Trento, mentre il terzo bando che riguarda le regioni Calabria, Campania e Puglia non è ancora in agenda.

La società guidata da Flavio Cattaneo ha però rilanciato in autonomia sulle aree bianche (e quindi sulla valorizzazione della sua rete in rame) con l’annuncio della costituzione di una newco ad hoc per cablare le aree in digital divide, per portare l’ultrabroadband in FTTC tramite nuove tecnologie come g.fast, Vdsl2 e possibilmente anche il vectoring, senza dimenticare il wireless (Lte e Fwa).