Rete unica

Banda ultralarga, Di Maio rilancia il player unico ‘Dossier Tim va chiuso entro l’anno’

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Il vicepremier Luigi Di Maio, titolare dello Sviluppo Economico e del Lavoro 'stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione della banda larga, del 5G per tutti i cittadini'. In arrivo emendamento ad hoc dell'esecutivo.

Chiudere entro l’anno il dossier della rete Tim e puntare sulla nascita di un player unico nazionale della banda ultralarga. Questo l’obiettivo di Luigi Di Maio, che sceglie ‘Non è l’Arena’, il programma su La7 di Massimo Giletti, per rilanciare il tema della rete unica a banda ultralarga, uno dei capisaldi del programma di governo del M5S. Il vicepremier, ministro dello Sviluppo Economico e titolare del Lavoro, risponde alle domande di Giletti, che chiede lumi sull’avanzamento del delicato dossier banda ultralarga e sulle discussioni fra Mise e soggetti coinvolti, in primo luogo Vivendi ed Elliotti litigiosi azionisti di Tim che peraltro ha già presentato all’Agcom un primo progetto di separazione parziale (perché riguarda soltanto l’ultimo miglio) della sua rete – e Open Fiber, l’operatore ‘wholesale only’ specializzato in Ftth, controllato da Enel e Cdp, che fa concorrenza all’ex incumbent nel mercato della fibra ottica.

A che punto siamo?

“Il dossier della rete è ancora aperto – ha detto Di Maio – quindi non posso dire tutto. Però una cosa la voglio dire: per avere un nuovo boom economico in Italia dobbiamo investire nelle nuove autostrade digitali del futuro”. Quali autostrade? “La banda larga, il 5G – dice Di Maio – tutte reti che ci serviranno a far camminare il lavoro, le informazioni, la sanità, la scuola. Tutto camminerà su queste grandi autostrade digitali”.

Di Maio precisa ancora che “stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione della banda larga, del 5G per tutti i cittadini”.

Per raggiungere l’obiettivo, il ministro precisa che “Non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari, lo faremo dialogando con tutti e pensando ai posti di lavoro. Io credo che entro la fine dell’anno anche il dossier Tim vada chiuso”, ha concluso Di Maio, che il 22 novembre ha convocato un incontro con i sindacati, preoccupati del futuro di 30mila dipendenti Tim che lavorano sulla rete aziendale.

In ballo anche il 5G?

Di Maio rilancia così il tema della rete unica e di un player unico delle “autostrade digitali” anche per il 5G, la tecnologia wireless del futuro che potrebbe rientrare anch’essa nello schema del player unico caldeggiato dal Governo (c’è il consenso anche del premier Giuseppe Conte, del vicepremier Matteo Salvini, del ministro Tria e del sottosegretario Giorgetti). Fra le righe delle parole di Di Maio si potrebbe leggere la possibilità di ampliare anche al 5G il modello ‘wholesale only’ di fornitore dei servizi di rete, già utilizzato nel mercato elettrico (Terna), del gas (Snam) e ferroviario (Rfi).

Emendamento ad hoc del Governo in arrivo

Vedremo come evolverà il dibattito, intanto l’esecutivo starebbe meditando il varo di un emendamento ad hoc al dl Semplificazione che dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni per accelerare sul player unico.

La norma proposta dal governo, secondo il Corriere della Sera, prevede l’introduzione di un sistema tariffario incentivante per “spingere” gli operatori verso l’aggregazione. Attraverso una modifica al Codice delle comunicazioni elettroniche verrebbe introdotto un diverso sistema di remunerazione della rete: il cosiddetto sistema Rab (regulatory asset base, o capitale investito regolatorio) che si applica alle reti in monopolio.

Gli ostacoli

Gli ostacoli da superare non sono pochi. In primo luogo, le beghe interne fra Vivendi ed Elliott, con la prima restia a sposare a cuor leggero lo scorporo senza una remunerazione sufficiente per un asset aziendale (la rete) considerato strategico.

Resta poi da capire quale sarà la valutazione della rete, messa a bilancio con un valore di 15 miliardi dalla compagnia Tlc, valutazione che, secondo diversi analisti, sembra eccessiva vista la progressiva obsolescenza del rame. Un ruolo di mediazione potrebbe essere assunto da Cdp, che oltre a controllare il 50% di Open Fiber, detiene una quota del 4,9% in Tim.

C’è da dire infine che Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, a più riprese ha ribadito la sua contrarietà a “fusioni a freddo” sulla rete Tlc.

Oggi intanto l’amministratore delegato di Tim Amos Genish è tornato sull’argomento: “Tim è favorevole alla creazione in Italia di un singolo network di Rete per evitare inutili duplicazioni di investimenti infrastrutturali e siamo aperti a possibili collaborazioni con Open Fiber”. 

“L’azienda rimane convinta che Tim rimanga il soggetto tenuto a controllare la Rete in Italia, come avviene in tutti gli altri Paesi”, ha detto ancora il manager. “Solo mantenendo il controllo della Rete potremo garantire gli attuali livelli di investimenti e occupazionali, oltre al futuro sviluppo della tecnologia 5G, il cui successo per Tim ma anche per l’Italia si basa anche nella combinazione di infrastrutture di Rete fissa e mobile”.

“Ogni tentativo di separazione proprietaria della Rete”, ha poi concluso Genish, “non porrebbe solo a rischio il futuro aziendale di Tim, ma anche lo sviluppo digitale del Paese”.