Bilancio

Tim, i conti tornano in rosso dopo svalutazione per due miliardi

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Il Cda decide di svalutare per 2 miliardi l’avviamento del gruppo senza il consenso di Vivendi che attacca Elliott. Sui conti dei primi 9 mesi pesano la forte concorrenza sul mercato interno, il cambio negativo del reais l’esborso per l’asta 5G.

Il titolo Telecom Italia è arrivato a cedere il 4,9% oggi in borsa a 0,51 euro dopo la diffusione dei conti dei primi nove mesi del 2018, su cui pesa la svalutazione per 2 miliardi dell’avviamento che manda i conti in rosso. I primi nove mesi si sono chiusi con ricavi complessivi di 14,2 miliardi di euro, in aumento dell’1,1% su base organica, ma in flessione del 3,1% su base comparabile. Sui conti pesano tra l’altro il ritorno alla fatturazione a 30 giorni, la svalutazione del reais brasiliano, l’agguerrita concorrenza sul mercato interno dopo lo sbarco di Iliad nel nostro paese e i 2,4 miliardi di euro per l’acquisizione delle frequenze 5G, ben più del previsto, che saranno pagati a rate entro il 2020.

Tim registra poi una perdita netta di 868 milioni di euro (770 milioni a parità di perimetro), per effetto della svalutazione dell’avviamento per complessivi 2 miliardi, senza la quale avrebbe registrato un utile di 1,2 miliardi (+19,9%). Nello stesso periodo del 2017 l’utile netto è stato pari a 1,03 miliardi.

La decisione di apporre la svalutazione per 2 miliardi della rete è stata presa dal consiglio con il voto contrario dei rappresentanti di Vivendi, primo azionista del gruppo con il 23,9%, non esclude di convocare un’assemblea per nominare suoi rappresentanti in consiglio e attacca il fondo Elliott.

“Vivendi non esclude nessuna iniziativa che sia idonea a tutelare i suoi interessi”, dice a Reuters un portavoce Vivendi rispondendo alla domanda se il gruppo francese stia pensando di convocare i soci per chiedere la revisione del consiglio.

Il portavoce aggiunge che la decisione di svalutare è stata “improvvisa, insolita e destabilizzante per la società”. Ha poi confermato che il consiglio ha deciso di non convocare l’assemblea per la nomina dei revisori.

No comment Elliott, che detiene una quota dell’8,9% e la maggioranza nel board dal 4 maggio scorso. Da allora il titolo in borsa ha perso circa il 40%, sollevando le aspre critiche da parte di Vivendi che già a settembre accusava il fondo Usa di “gestione disastrosa” del gruppo, per quanto l’amministratore delegato Amos Genish, espresso da Vivendi, sia stato confermato al timone dopo il ribaltone in Cda.

L’Ebitda del gruppo è stabile a 6,2 miliardi, per effetto della crescita in Brasile (+12,5%) a fronte di una flessione della componente Domestic (-2,3%).

L’indebitamento netto finanziario del gruppo è pari a 25.190 milioni, un miliardo in meno rispetto al 30 settembre 2017.

La società, inoltre, ha reso noto di non confermare il target 2018 relativo a un rapporto Ebitda-indebitamento pari a 2,7 volte.

Nel terzo trimestre, la perdita netta del gruppo sale a 1,4 miliardi, a fronte di un utile di 437 milioni nello stesso periodo del 2017.

Per quanto riguarda i dossier aperti, il Cda ha deciso di proseguire l’iter di cessione di Persidera, mentre non sono emerse novità sul fronte della cessione di Persidera. La nomina dei revisori è stata rimandata e resta ancora in secondo piano il progetto di partnership con Open Fiber, in vista di una possibile fusione che per il momento sembra lontana e non è stata affrontata nel Cda fiume che è durato sei ore.