Ultrabroadband

Banda ultralarga. Consultazione Infratel, investimenti in fibra degli operatori in calo

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Investimenti in Ftth e Fttc in flessione nei prossimi tre anni, obiettivi di copertura dell’Agenda Digitale Ue e del Piano nazionale a forte rischio. Questo l’esito della consultazione Infratel sulle aree nere e grigie pubblicata oggi.

Gli operatori italiani non hanno intenzione di aumentare la quota di investimenti in banda ultralarga nei prossimi anni, tanto che al 2020 l’8,2% delle unità immobiliari del paese, che complessivamente sono 36 milioni, sarà ancora privo di fibra ottica e considerato quindi “area bianca”. Di queste 36 milioni di unità immobiliari a livello nazionale, soltanto il 24% sarà coperto dalla banda ultralarga a un gigabit (100 Mbps e 50 Mbps in upload con tecnologia Ftth/B), mentre il 38% delle abitazioni sarà coperto al 2020 a 30 Mbps in download e 15 Mbps in upload con tecnologia FTTN (Fiber to the node), ossia con fibra fino all’armadio su strada.

Se così sarà, gli obiettivi dell’Agenda Digitale europea, che al 2020 prevede una copertura dell’85% delle unità abitative a 100 Mbps e del 100% ad almeno 30 Mbps, non sarà raggiunto e anzi sarà ben lungi dall’esserlo.

E’ quanto emerge dai dati sulla consultazione realizzata con gli operatori da parte di Infratel (Mise) sulle intenzioni di investimento nelle aree grigie e nere, appena pubblicata, che di fatto sancisce per la prima volta ufficialmente che il nostro paese non raggiungerà gli obiettivi dell’Agenda Digitale Ue.

Scopo della consultazione è di verificare gli investimenti degli operatori fino al 2020.

 

“Rispetto alle precedenti consultazioni (2015 e 2016) – si legge nelle conclusioni della consultazione Infratel – si registra la sostanziale assenza di crescita nelle intenzioni di investimento a 100 Mbps (23,07% al 2018 vs 23,7% al 2020). Si registra un calo nelle intenzioni di investimento a 30 Mbps (dal 47,52% al 2018 vs 38,4% al 2020) – conseguentemente si registra la nascita di nuove aree bianche, pari al 2020 all’8.2% delle UI, per: • disinvestimenti, rispetto alla precedente consultazione, per la copertura in banda ultra larga in alcune aree • civici dichiarati coperti con tecnologie wireless (non solo fisso ma anche Lte di tipo mobile) che a seguito delle risposte ricevute risultano ‘non coperti’. • civici dichiarati coperti con tecnologie VDSL che avendo distanze superiori ai 500 m dall’abitazione risultano ‘non coperti’”.

Insomma, i dati parlano chiaro: gli operatori chiamati ad esprimere i loro piani di investimento per i prossimi anni hanno indicato nel complesso una diminuzione degli investimenti previsti in nuove reti a 30 Mbps e una stasi sostanziale per le intenzioni di investimento a 100 Mbps.

Un quadro piuttosto deludente, che riguarda peraltro le aree di mercato nere e grigie, dove gli operatori sono intenzionati a competere senza incentivi pubblici.

Quel che risulta, poi, è che in alcune aree bianche sarà presente una doppia rete (quella pubblica, che dopo i primi due bandi Infratel fa capo a Open Fiber) e quella in Fttc di Tim. In altre aree del paese, invece, non sarà presente alcuna rete.

I risultati dell’odierna consultazione arrivano nel bel mezzo dello scontro fra Governo e Tim sui bandi Infratel nelle aree bianche, dove la società guidata da Flavio Cattaneo ha annunciato investimenti per l’upgrade della sua rete in rame che hanno sollevato le rimostranze del Governo perché giunti dopo la pubblicazione dei bandi Infratel nelle aree a fallimento di mercato. A breve è atteso un incontro chiarificatore fra il ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda e i vertici di Tim.

Intanto, oggi in un’intervista al Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Open Fiber Tommaso Pompei ha detto che per “Per Open Fiber la rete è in fibra” ma che è pronto a discutere con Tim per superare le divergenze sulle aree bianche.

La posizione di Open Fiber, ha aggiunto Pompei, “é sempre la stessa”. “Noi abbiamo risposto a un bando che era il punto culminante di una procedura complessa”. “Se alla fine le cose sono cambiate, è una questione che riguarda il Governo e i suoi interlocutori, non Open Fiber”, ha specificato il manager, ribadendo poi “se si ritiene che le condizioni iniziali sono cambiate, allora ci si risiede a un tavolo e si rinegozia il tutto”.

“Nelle aree a fallimento di mercato Open Fiber non ha la necessità di avere un partner”, ha precisato ancora Pompei. “Dovendo partire da zero è chiaro che, per definizione, sviluppiamo la rete in fibra. Ma se qualcuno ha un’altra idea, siamo disponibili a valutare tutto”. “Basta una telefonata”, ha concluso.