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Audiovisivo. L’industria alla Ue: ‘Si preservi il principio di territorialità’

Il principio di territorialità va preservato. Oltre ai  broadcaster, organizzazioni, società e singoli professionisti che rappresentano l’industria dell’audiovisivo a livello internazionale, europeo e nazionale, tra i quali Anica e Univideo, sono scesi in campo per chiedere all’Ue di rivedere alcune proposte inerenti l’audiovisivo e la realizzazione del Digital Single Market.

Con una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, al Vicepresidente Andrus Ansip, al Commissario per la Digital Economy, Günther Oettinger, e a tutti i Commissari coinvolti nel project team sul Digital Single Market, gli attuali 101 firmatari chiedono a Bruxelles di tenere in considerazione le particolari caratteristiche del settore audiovisivo nel delineare proposte legislative che lo interessano.

“Il nostro settore – si legge nella lettera – genera ogni anno un valore pari a 97 miliardi di euro, dà lavoro a oltre un milione di persone in tutta la Ue e sta crescendo del 2% all’anno, più rapidamente dell’economia europea nel suo complesso”.

I firmatari entrano poi nel merito della questione, chiedendo alla Commissione “di riconsiderare le proposte e le iniziative che eroderebbero la territorialità dei diritti audiovisivi e la possibilità di concedere le licenze su base esclusivamente territoriale” e che, evidenziano, alla fine “andrebbero a scapito dei cittadini e del pubblico europeo”.

Con la strategia per il Mercato Unico Digitale, pubblicata a maggio dello scorso anno, la Commissione Ue si è impegnata a creare crescita e posti di lavoro e ad assicurare l’accesso transfrontaliero “nel rispetto del valore dei diritti del settore audiovisivo“.

Un recente e approfondito Report indipendente dal titolo The impact of cross-border access to audiovisual content on EU consumers  INFOGRAFICHE – condotto dalla società di consulenza economica Oxera insieme alla società di consulenza specializzata nel settore dei media Oliver & Ohlbaum – evidenzia chiaramente che l’erosione dello sfruttamento territoriale dei diritti cinematografici e televisivi minerebbe il valore dei diritti audiovisivi così come la pluralità delle offerte, danneggiando la crescita, l’occupazione, gli investimenti e i consumatori e minacciando una delle più grandi storie economiche e culturali di successo in Europa.

L’impatto dell’accesso transfrontaliero ai contenuti audiovisivi sui consumatori dell’Ue, indica ancora il Report, anziché aumentare la scelta per i consumatori, comporterebbe costi enormi per il pubblico e per l’economia creativa europea, minacciando la diversità culturale in termini sia di produzione che di distribuzione e riducendo di conseguenza il volume e la qualità dei contenuti originali offerti nell’Ue.

Nella lettera indirizzata a Bruxelles, i firmatari l’industria ricordano che il settore ha abbracciato tutte le opportunità fornite dalle nuove tecnologie e da connessioni migliori, per soddisfare la domanda dei consumatori e garantire maggiore qualità e scelta.

In Europa, indicano ancora, aumenta continuamente la disponibilità di servizi audiovisivi online che forniscono contenuti di qualità a milioni di spettatori. Offerte che si rivolgono a un pubblico locale differente sia per cultura che per lingua.

In altre parole, si legge nella lettera, significa che “i consumatori sono più connessi e hanno possibilità di accedere a un maggior numero di contenuti in più modi e da più dispositivi rispetto al passato e questa crescita continuerà ancora”.

Tuttavia nella lettera si rileva che produrre, distribuire e pubblicizzare contenuti televisivi e cinematografici, così come sportivi, richiede ingenti investimenti e notevoli rischi finanziari.

Questa è la ragione – sottolineano – per la quale questi contenuti si danno in licenza e vengono distribuiti esclusivamente Paese per Paese. Compreso all’interno del territorio europeo.

Situazione questa che permette di sostenere economicamente le produzioni e mettere gli investitori nella condizione di valutare i rischi dei progetti misurandoli in prima istanza sulla base del pubblico nazionale.

Purtroppo, si ribadisce nella missiva, le proposte annunciate dalla Ue nella comunicazione del 9 dicembre 2015, erodendo la capacità di assegnare i diritti su base esclusivamente territoriale, minerebbero questo ecosistema di successo ma fragile, mettendo a rischio la diversità culturale e posti di lavoro per tutti i professionisti impegnati in questa industria.

Ma c’è ancora dell’altro.

La proposta che solleva maggiore preoccupazione è quella di estendere ai servizi online il ‘principio del Paese di origine’ per il diritto d’autore, previsto dalla Direttiva Cavo e satellite del 1993.

Questa estensione costringerebbe, si legge nella lettera, l’applicazione di un regime giuridico stabilito per la trasmissione via satellite e via cavo a un contesto completamente diverso, tentando in tal modo di forzare l’accesso transfrontaliero e la ritrasmissione in modo che inevitabilmente andrà a erodere la diversità culturale a scapito delle prassi consolidate e dei gusti e della domanda dei consumatori.

I titolari dei diritti, come conseguenza di una simile policy, saranno costretti ad adottare modelli di licenza paneuropei. Questo approccio, si indica nella lettera, comprometterebbe il funzionamento del mercato della produzione e distribuzione di contenuti televisivi, cinematografici e sportivi nella Ue, e danneggerebbe i consumatori come conferma lo Studio di Oxera.

“Le conseguenze sarebbero irreversibili. Tutti noi – si legge infine nella lettera – vogliamo sviluppare un’economia digitale forte per il cinema e la tv. Siamo tuttavia convinti che l’azione legislativa e altre iniziative debbano poggiare su una politica più solida e analisi economiche, un prerequisito necessario, che attualmente manca, per una migliore regolamentazione da parte della Commissione europea”.

In conclusione, nella lettera si chiede alla Commissione Ue “di preservare l’integrità dell’esclusività territoriale nel settore audiovisivo e di mantenere gli indispensabili incentivi di mercato perché l’industria del cinema, della tv e dello sport possano finanziare, produrre e distribuire contenuti audiovisivi in Europa a vantaggio di tutti gli spettatori”.

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