Audiovisivo

Principio di territorialità, 14 broadcaster europei fanno muro contro la Ue

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Da Berlusconi a Bolloré, l’industria dell'audiovisivo europeo scende in campo per salvare il principio di territorialità per la tv.

In campo sono scesi 14 leader europei del mercato audiovisivo. Obiettivo?

Lanciare un grido d’allarme alla Ue, impegnata nella riforma della Direttiva sui servizi media e del diritto d’autore.

Questi broadcaster, tra i quali Mediaset, Canal+ di Vivendi, NBC, RTL e Fox, hanno scritto una lettera indirizzata alla Commissione Ue per esprimere tutti i loro timori.

Stando a quanto riferisce Les Echos, che ha potuto direttamente visionare la lettera, la richiesta è di salvare il principio di territorialità per il settore televisivo.

I 14 player sospettano che la Ue voglia mettere in campo, a loro insaputa, le condizioni che permetterebbero di far sparire le frontiere europee in materia televisiva.

Una mission che, secondo i broadcaster, potrebbe sedurre i grandi sostenitori del Mercato Unico, ma che significherebbe la fine dell’attuale modello economico e l’ingresso in una zona sconosciuta che presenta forti rischi per la diversità culturale tanto quanto per la salute di questa industria.

Con dei diritti d’autore circoscritti ai Paesi, i canali televisivi europei possono, infatti, vendere a un prezzo alto contenuti acquistati localmente, cosa che permette loro di finanziare molto bene la produzione cinematografica ma anche i diritti sportivi.

Oggi a inquietarli sono due dossier Ue.

Il primo riguarda la direzione alla Concorrenza della Commissione Ue.

In corso c’è un contenzioso che coinvolge Sky che potrebbe determinare profondi mutamenti. Presto, infatti, potrebbe cadere il divieto per Sky di ‘vendita passiva’ al di fuori del territorio che è proprio.

In altre parole, in futuro Sky potrebbe abbonare anche clienti che stanno fuori dal mercato nazionale.

Una situazione che, spiega Les Echos, rappresenterebbe un incentivo per i titolari dei diritti a creare licenze paneuropee.

Per settembre poi Bruxelles sta preparando la proposta di regolamento che punta, tra le altre cose, a ad estendere ai contenuti digitali il ‘principio del Paese di origine’ per il diritto d’autore, previsto dalla Direttiva ‘Cavo e satellite’ del 1993.

Questo principio permette, per esempio, a un broadcaster spagnolo, che dispone di una licenza spagnola, di distribuire i propri contenuti in tutta l’Europa.

Conserva, però, la possibilità di limitarlo per alcuni territori in accordo con i titolari dei diritti.

Il caso Sky potrebbe creare un precedente. Il rischio è che questa libertà contrattuale venga limitata in modo che le vendite passive di contenuti audiovisivi su internet prodotti in un Paese x non possano più essere vietati nel Paese Y ed esista un quadro giuridico per questi ultimi.

Ciò che è tecnicamente complesso nel mondo analogico può ormai ottenersi solo con tre clic. Les Echos osserva che per i broadcaster il rischio è quindi che l’attuale traiettoria della Commissione Ue possa far fiorire un mondo nel quale ogni utente che ne faccia richiesta possa aver accesso a qualunque contenuti audiovisivo messo online in un altro Paese europeo.