Nuovi modelli

AT&T-Time Warner, ecco le prossime fusioni all’orizzonte

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Il dado è tratto. L’operazione tra AT&T e Time Warner apre la via ad altre fusioni e c’è già chi scommette sui prossimi accordi.

Negli ultimi anni il mercato audiovisivo è stato protagonista di una rapida e profonda trasformazione. Le richieste del telespettatore che desidera sempre di più una programmazione da poter fruire anytime, anywhere e any device, sono state messe al primo posto.

I broadcaster tradizionali hanno dovuto fronteggiare una concorrenza sempre più agguerrita proveniente dai new entrant come Netflix e Amazon che velocemente hanno capito dove tirava il vento e si sono ritagliati una posizione importante sul mercato grazie a servizi in streaming e investimenti massicci in contenuti originali.

L’asse del settore si è spostato. Nuove tecnologie, contenuti di qualità e diritti tv per gli eventi sportivi sono i tre pilastri sui quali si devono reggere gli operatori che vogliono mantenere una posizione solida.

Andare in questa direzione comporta la necessità di stringere accordi con le telco che possono offrire le reti a banda ultra larga sulle quali far viaggiare velocemente i contenuti.

Ma non solo. Anche i fornitori di nuove tecnologie sono utili al nuovo modello di business.

E’ questa la nuova via del mercato audiovisivo.

E sono state queste regole a spingere AT&T ad acquistare il colosso dei media Time Warner con alle spalle un passato assai turbolento.

Un matrimonio tra titani che detterà le future regole del mercato e che già fa tremare i competitor.

Le piattaforme verticalmente integrate domineranno nei prossimi anni?

La situazione fa intuire che in futuro ci saranno sempre più società di contenuti che compreranno piattaforme di distribuzione.

Si potrebbe muovere la 21st Century Fox di Rupert Murdoch che recentemente ha già fatto una grossa operazione con il lancio di Sky Europe.

Da tempo si vocifera poi che Disney vorrebbe comprare Netflix. Poco probabile che accada ma si rischia di innescare ugualmente una guerra delle offerte con possibile discesa in campo di Apple o Google.

Alcuni analisti ritengono che la strategia di AT&T sia di diversificazione e non di integrazione.

AT&Tè il secondo più grande operatore wireless in America, dietro Verizon Communications.

L’anno scorso ha acquistato per 48,5 miliardi di dollari il provider di servizi satellitari DirecTV, diventando il più grande distributore di pay TV in America con 25 milioni di abbonati.

Il nuovo accordo con Time Warner dota AT&T della più vasta library esistente di titoli per il cinema e la tv, tra i quali successi come i film “Dark Knight” e “Game of Thrones“.

In tutto questo sta accadendo che gli americani guardano meno la tv (-11%) rispetto a sei anni. Nella fascia di età 12-24 si parla addirittura di un calo del 40% rispetto a cinque anni prima.

Stanno anche crollando, per colpa dei siti che offrono servizi streaming illegali, gli ascolti degli eventi sportivi rispetto allo scorso anno.

Sempre nel 2015 la pay tv ha perso più di 1 milione di abbonati, circa l’1% del totale in America, perché la gente reputa ormai troppo cari i prezzi dei pacchetti del cavo e del satellite e preferisce le più economiche offerte delle piattaforme di video streaming.

Secondo alcuni analisti, non sembra che ci sia, almeno nel breve termine, una logica nell’operazione AT&T-Time Warner proprio perché l’emorragia di abbonati continuerà mettendo sotto pressione le compagnie.

AT&T non potrà inoltre offrire i contenuti Time Warner in esclusiva solo ai propri clienti. Dovrà fare accordi con altri player così come sta già facendo Time Warner, non potendosi neanche garantire prezzi inferiori per la trasmissione su DirecTV. Le regole antitrust lo vietano.

AT&T si prepara inoltre a lanciare un nuovo servizio di video streaming negli USA (DirecTV Now) che offrirà un accesso illimitato da mobile a oltre 100 canali a soli 35 dollari al mese. Un prezzo molto più basso rispetto a quello proposto dalle pay tv via cavo o via satellite.

Secondo i vertici dei due gruppi, i guadagni arriveranno da pubblicità sempre più mirate che AT&T potrà garantire grazie ai dati incrociati dei clienti.

Basterà?

Il futuro appare ancora nebuloso.

Negli ultimi anni i gruppi televisivi hanno sperimentato nuove forme di distribuzione digitale dei loro programmi ma, oggi più che mai, nell’era dei video online è la qualità dei contenuti che fa la differenza.

E i costi di produzione dei contenuti professionali sono in forte rialzo. Netflix e Amazon investono miliardi nelle produzioni originali.

I contenuti in generale hanno bisogno di grossi capitali.

In questo contento, secondo alcuni analisti, Time Warner ha fatto una mossa intelligente e azzeccata.

Tutto il settore dei contenuti sta cambiando e le distanze con le telco si stanno accorciando. Nei prossimi mesi ci saranno altre operazioni di questo tipo.

Il dado è tratto.