La ricerca

Aruba, piani disaster recovery solo per un’azienda italiana su quattro

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Giuntini (Aruba): “Il disaster recovery protegge il sistema nel suo complesso, compreso il sito di erogazione, garantendo una ripartenza in tempi certi ed in qualunque circostanza, anche a seguito di disastri ambientali o catastrofici”. Ricerca DVA Doxa-Aruba: il 68% delle Pmi non è interessato ad introdurre piani per il ripristino dei dati.

Centralità del disaster recovery per le Pmi

Il 73% delle piccole e medie imprese (Pmi) italiane non è dotato di un piano di disaster recovery. Questo è un dato di partenza di massima rilevanza per comprendere quanto sia importante oggi affrontare il tema della cybersecurity a livello enterprise.

Il disaster recovery non va più affrontato come un piano B, ma come una componente basilare da considerare in fase di progettazione. Ripristinare l’accesso e la funzionalità dell’infrastruttura IT a causa di attacchi informatici, interruzioni e guasti, rappresenta per le aziende la soluzione “as a service” più importante da implementare per garantire la propria business continuity.

Secondo l’indagine condotta da BVA Doxa, commissionata dal Gruppo Aruba, poco più di un’azienda su 4 è dotata di un piano di disaster recovery, con un’incidenza leggermente più elevata riscontrata tra le medie imprese (31%). Più incoraggianti i dati legati al segmento degli esercizi pubblici, quali alberghi, ristoranti e bar: in questo settore a disporre di un piano di disaster recovery è il 49% degli intervistati.

Giuntini (Aruba): “Proteggere il sistema, andando oltre il dato”

Backup e disaster recovery hanno due scopi profondamente diversi ma al contempo complementari. Il primo mira a salvaguardare il dato in seguito a cancellazioni, errori umani o in generale perdita dati. Il secondo protegge il sistema nel suo complesso, compreso il sito di erogazione, garantendo una ripartenza in tempi certi ed in qualunque circostanza, anche a seguito di disastri ambientali o catastrofici, andando quindi oltre il concetto di dato ed includendo invece tutto quello che gli orbita intorno”, ha commentato Lorenzo Giuntini, CTO di Aruba.

Visti i pericoli, anche potenzialmente disastrosi, a cui si espone un’azienda priva di questi servizi – ha aggiunto Giuntini – la strategia più corretta per la sua tutela è quella di implementare entrambe le soluzioni. Per farlo non esiste un’unica via: la scelta delle soluzioni e delle modalità più adatte passa attraverso un’attenta analisi dei rischi, la classificazione dei dati e la definizione del perimetro di protezione. Solo in questo modo è possibile costruire l’infrastruttura più adeguata a garantire e ad assicurare la continuità operativa aziendale in ogni condizione”.

Quasi 7 pmi italiane su 10 non interessate ai piani per il ripristino dei dati

Stando ai risultati della ricerca, effettata in occasione European Cyber Security Month, la campagna sulla sicurezza informatica promossa in tutta Europa dall’UE per il mese di ottobre volta a promuovere tra i cittadini la consapevolezza sulle cyber minacce e soprattutto la conoscenza dei metodi per contrastarle, il 68% delle Pmi intervistate non è interessato ad introdurre piani per il ripristino dei dati neanche nel lungo periodo. Più in dettaglio, è l’80% delle piccole imprese a non pianificare l’adozione di un sistema di disaster recovery neanche nel prossimo futuro, a fronte del 53% delle medie imprese.

Eppure, come già reso noto in una recente Survey targata BVA Doxa-Aruba, 7 aziende su 100 hanno sperimentato una perdita di dati nel corso degli ultimi anni, subendo in media un downtime di quasi 2 giorni e con danni economici non quantificabili per il 43% degli intervistati.

Nella stessa indagine, Aruba e BVA Doxa avevano rilevato anche come una Pmi su 4 dichiarasse di non disporre neanche di una soluzione di backup; attestando, invece, al 57% la percentuale di aziende dotate di un backup in cloud.