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App Cie ID, ottimo strumento ma senza digital skill non serve

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Ci si chiede a cosa possano servire degli ottimi strumenti, se poi non si è in grado di garantire una minima alfabetizzazione tra i cittadini e tra coloro che dovrebbero supportare tale processo.

La rubrica “Digital & Law” è curata da D&L Net e offre una lettura delle materie dell’innovazione digitale da una prospettiva che sia in grado di offrire piena padronanza degli strumenti e dei diritti digitali, anche ai non addetti ai lavori. Per consultare tutti gli articoli clicca qui.

Sbarca l’app per la carta d’identità elettronica che permette di avere il proprio documento sempre a portata di smartphone.

Il download di Cie ID è disponibile sia su Android, che su IOS (per i soli iPhone dotati di interfaccia NFC) per consentire ai cittadini di utilizzare la propria carta d’identità digitale per autenticarsi e accedere in modo automatico ai servizi della Pubblica Amministrazione disponibili online.

Una piccola rivoluzione gratuita, realizzata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ma ancora poco conosciuta. L’App potrebbe rivelarsi un alleato fondamentale per gestire da remoto diverse operazioni legate al nostro prezioso documento.

Come funziona Cie ID

Il funzionamento si basa sulla combinazione di un codice, composto da 4 numeri ricevuti al momento della presentazione della domanda e di altre 4 cifre recapitate insieme alla Carta di Identità Elettronica. Una volta abilitata, si possono selezionare le preferenze di sblocco e riconoscimento rapido desiderate (Face ID, riconoscimento facciale, sblocco tramite impronta).

La Carta di identità elettronica può essere richiesta presso il proprio Comune di residenza o presso il Comune di dimora per i cittadini residenti in Italia e presso il Consolato di riferimento per i cittadini residenti all’Estero. Per questi ultimi le modalità di rilascio sono indicate sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La durata del documento varia secondo le fasce d’età di appartenenza.

A cosa serve avere l’app?

A facilitare diversi passaggi di autenticazione disponibili all’interno delle piattaforme della Pubblica Amministrazione. In maniera simile allo SPID basterà cliccare sul pulsante blu “Entra con CieID” e avere a portata di mano il telefono con l’app per abilitare l’accesso.

L’app gratuita Cie ID che permette l’identificazione in rete con la card, già rilasciata per Android, è ora disponibile anche sull’Apple Store. In questo modo viene estesa a tutti i 15 milioni di cittadini che già possiedono una Cie la possibilità di autenticarsi in sicurezza ai servizi digitali di pubbliche amministrazioni.

Cie ID: la sicurezza

La Cie ID è un documento che garantisce un elevato grado di sicurezza, realizzato con un materiale, il policarbonato, che, mediante l’applicazione di specifici elementi di anticontraffazione (ad es. ologrammi, inchiostri speciali…) e l’utilizzo di particolari tecniche di stampa, assicura una efficace barriera contro i tentativi di contraffazione.

Tecnica di personalizzazione

I dati variabili presenti sul documento (dati anagrafici, fotografia, codice fiscale…) sono stampati in bianco e nero con una tecnica denominata laser engraving su strati di policarbonato
intermedi di cui il documento si compone, prevenendo, così, eventuali tentativi di falsificazione. Gli elementi di sicurezza e quelli funzionali fanno in modo da rendere il documento facilmente riconoscibile e prevenire, quindi, i tentativi di contraffazione e falsificazione.

I servizi online possono essere l’alternativa allo “sportello”

Uno step, dunque, verso la autentica semplificazione. Nell’attuale fase è auspicabile che le pubbliche amministrazioni attivino il maggiore numero di servizi online, in alternativa all’ormai vecchio e tradizionale sportello. In questo scenario la Cie ID è uno degli strumenti fondamentali per l’autenticazione e l’accesso alle prestazioni digitali. Ci si augura che sia arrivato il momento dalla reale digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Non si può fare a meno di sottolineare il profondo gap digitale sul fronte sociale ed è il nostro vero e più critico handicap.  Aumentare l’alfabetizzazione digitale è urgente: non agire significa aumentare ancora di più il divario tra le competenze di ognuno e ciò che può offrire la Pubblica Amministrazione.

Il digitale è pervasivo ed è ormai richiesto a tutti i livelli e in tutti i settori. La carenza nelle competenze digitali non genera solo un problema di inclusione sociale (chi non è alfabetizzato non può utilizzare servizi più avanzati, anche se disponibili) ma potrebbe avere un impatto negativo sull’efficienza dei servizi e l’avanzamento degli stessi. A rendere il quadro un po’ desolante è, ancora, la mancanza di competenze digitali, non solo fra gli utenti ma anche fra i dipendenti delle stesse Pubbliche Amministrazioni.

Nonostante l’Italia del digitale abbia compiuto passi importanti rispetto a qualche anno fa, il divario rispetto agli altri paesi europei continua a rimanere elevato. Un dato già preoccupante di per sé, ma che dovrebbe allarmarci ancora di più se si pensa che vi sono molteplici strumenti (come Cie e Spid) effettivamente utilizzati solo da una piccola percentuale della popolazione.

La trasformazione digitale appare una sfida sempre più ardua. Si tratta di un fenomeno che va ben oltre l’implementazione tecnologica, infatti richiede la capacità di guardare ai “vecchi” problemi con occhi nuovi. Occorre avere un approccio diverso e una strategia di base forte.

Manca ancora la mentalità digitale

In molte realtà pubbliche manca ancora la “mentalità digitale” e di conseguenza gli utenti stessi sono privi degli strumenti necessari per attuare una piena e completa “rivoluzione” digitale.  

Ci si chiede a cosa possano servire degli ottimi strumenti, se poi non si è in grado di garantire una minima alfabetizzazione tra i cittadini e tra coloro che dovrebbero supportare tale processo. Uno staff tecnicamente competente dovrebbe essere parte integrante della strategia di qualsiasi organizzazione.

Sebbene il Paese si stia dotando degli strumenti giusti e di tecnologie all’avanguardia (non a caso è stato recentemente costituito il Fondo per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione) il nodo cruciale rimane l’assenza di competenze. L’attenzione deve essere rivolta anche alle misure e alle disposizioni per l’incremento delle competenze adatte ad una completa alfabetizzazione.

È assurdo sottolineare che solo l’epidemia da Coronavirus ha costretto milioni di italiani a una alfabetizzazione digitale forzata e lo stesso Decreto Cura Italia ha cercato, talvolta con disposizioni vaghe e poco coerenti, di sostenere gli strumenti digitali per cittadini e pubbliche amministrazioni. A tal proposito, proprio la scuola italiana è apparsa uno dei nodi più impenetrabili, eppure indispensabili, per far decollare l’alfabetizzazione digitale del Paese.

Educare all’identità digitale è, ora, l’unica opzione per garantire una progressiva integrazione ed evoluzione tra dimensione analogica e dimensione digitale.

Articolo a cura dell’avv. Anna Rahinò, componente del D&L NET e consulente di Studio Legale Lisi