Il caso

Antitrust, negli USA spunta dossier riservato su Google

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Diffusa per errore la bozza del Rapporto dell’Antitrust USA dal quale emergerebbero le prove delle pratiche anticompetitive di Google nella ricerca online.

Non finiscono i guai per Google sul fronte antitrust. Mentre la Ue si prepara a chiudere il dossier sulla web company incalzata dal Parlamento europeo, negli Stati Uniti viene fuori ‘per sbaglio’ un documento della Federal Trade Commission del 2012 che proverebbe le pratiche anti-competitive messe in atto da Google.

Ricordiamo che l’Antitrust USA aveva aperto un’inchiesta sull’azienda che si chiuse a gennaio 2013 con l’assoluzione di BigG dopo uno scontro molto forte dentro e fuori la FTC.

I nuovi documenti potrebbero adesso riaprire il caso.

A far scoppiare la bomba è stato il Wall Street Journal, entrato in possesso di questi documenti.

Il noto quotidiano economico ha, infatti, richiesto alla FTC di ricevere la relazione sulle eventuali pratiche competitive di Google risalenti al 2012, in nome della legge americana che stabilisce la “libertà d’accesso ai documenti amministrativi”.

L’Antitrust USA ha eseguito ma, ahimè, la versione inviata al WSJ è quella sbagliata. Si tratta, infatti, di una versione non ripulita da alcune osservazioni piuttosto ‘schiaccianti’ sulle pratiche anticoncorrenziali di Google che consigliavano di avviare un procedimento giudiziario.

Senza alcuna spiegazione, queste osservazioni sono poi sparite dalla relazione finale con la quale la FTC ha chiuso l’indagine, ricevendo da Google la rassicurazione che avrebbe preso delle misure per non discriminare i propri competitors.

Una volte che la FTC si è resa conto dell’errore ha chiesto al Wall Street Journal di non pubblicare le parti ‘incriminate’ del documento. Richiesta inutile. Il giornale è andato avanti lo stesso e ha reso noti i dettagli, finora rimasti segreti, di questo rapporto che mette Google e l’Antitrust USA in una posizione molto scomoda.

“La FTC e tutti e cinque i commissari hanno concordato che non vi era alcuna necessità di intervenire. Speculazioni su potenziali danni a concorrenti e consumatori si sono rivelate totalmente sbagliate“, ha commentato il General Counsel di Google, Kent Walker.

Di fatto però questo rapporto di 160 pagine rivela, in dettaglio, le pratiche di Google, accusato dai concorrenti di posizionare i propri servizi tra i primi risultati del proprio motore di ricerca a danno di quelli rivali, specie nel settore dei viaggi o dell’eCommerce.

Nel rapporto la FTC cita anche il caso del servizio di Google per l’acquisto dei biglietti aerei, sistematicamente posizionato prima di altri nelle ricerche online nonostante offra meno opzioni rispetto a quelli concorrenti e sia meno frequentato dagli utenti.

Nel rapporto viene citata anche Marissa Mayer, all’epoca dei fatti top manager di Google e ora a capo di Yahoo!. Secondo la Mayer, il criterio del numero dei click sui siti, utilizzato per i posizionamenti nei risultati di ricerca, non veniva usato per i servizi di Google, soprattutto quelli appena lanciati.

Altra rivelazione scottante che viene fuori da questo dossier è che Google avrebbe illegalmente copiato i contenuti dei siti concorrenti come Yelp, TripAdvisor o Amazon, per migliorare i propri servizi, facendo anche retrocedere i rivali sul motore di ricerca.

Il rapporto rimasto finora segreto arriva alla conclusione che la condotta di Google “avrà effetti negativi e durevoli sui consumatori”.

Nel documento viene anche citato Hal Varian, economista USA che dal 2002 lavora per la società californiana, per quanto riguarda la quota di mercato del gruppo nella web search.

“Dal punto di vista competitivo – spiegava il manager – la nostra quota di mercato è stata sottostimata” essendo compresa tra il 69% e l’84% contro il 65% che invece gli attribuiva comScore.

Queste rivelazioni potrebbero essere una bomba a orologeria e riaprire il caso Google negli Stati Uniti con possibile seguito anche in Europa dove il dossier antitrust attende da tempo d’essere chiuso ed è ancora nelle mani del neo Commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager. Yelp ha infatti già affermato che si parla di pratiche ancora in uso presso Google.