Escalation

Andrus Ansip ‘La Ue dovrebbe essere preoccupata da Huawei’

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Per il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip, commissario per il Digitale, il produttore cinese di infrastrutture di rete rappresenta un rischio per la sicurezza del blocco.

“L’Unione Europea dovrebbe essere preoccupata” da Huawei e da altri produttori tecnologici cinesi per i rischi che pongono alla sicurezza dell’industria del blocco. Lo ha detto Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione e commissario al Digitale, all’indomani dell’arresto in Canada, su richiesta dell’amministrazione Trump, per frode fiscale in relazione alle sanzioni Usa sull’Iran di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei nonché figlia del fondatore della società cinese. La manager di 46 anni è stata fermata il primo dicembre all’aeroporto di Vancouver durante uno scalo e rischia l’estradizione negli Usa. Mosca ha condannato la mossa di Trump, accusato di arroganza politica dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov.

Da qualche settimana Trump ha aumentato il pressing sugli alleati perché prendano apertamente le distanze da Huawei.

“Dobbiamo essere preoccupati di Huawei e di altre società cinesi? Sì, penso proprio di sì”, ha detto Andrus Ansip a Bruxelles, dopo l’escalation dell’arrsto di Meng Wanzhou.

Da tempo Huawei ma anche Zte, i principali fornitori di apparecchiature di rete globali, sono sotto osservazione in Occidente per timori di cyberspionaggio attraverso le tecnologie che forniscono agli operatori soprattutto in vista del roll out delle nuove reti 5G. Diversi paesi temono azioni di cyberspionaggio cinese, visto lo stretto legame che queste aziende intrattengono con il governo di Pechino.

In particolare, Ansip, pur non disponendo di particolari informazioni sull’arresto di Meng Wanzhou, ha espresso preoccupazione perché il Governo di Pechino richiede alle imprese cinesi attive nel settore tecnologico di collaborare con l’intelligence di Pechino con servizi come ad esempio “le back doors obbligatorie” che permettono di accedere a dati criptati.

C’è da dire che ieri la Germania, dopo un lungo dibattito politico a Berlino, ha deciso di non escludere nessun vendor dalla realizzazione delle reti 5G.

Pochi giorni fa British Telecom ha fatto sapere che non utilizzerà la tecnologia cinese per il suo 5G, in linea con quanto già deciso in Australia e Nuova Zelanda. L’amministrazione Trump aveva vietato l’uso dei telefonini Huawei nelle agenzie governative. Anche in Italia, dove Huawei è molto presente sul fronte 5G, il Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir) sta effettuando un accertamento ad hoc sul caso del gigante cinese. Anche il Giappone medita di vietare l’utilizzo di apparecchiature di Huawei e Zte nel paese.

Smantellare la presenza di apparati Huawei già presenti sulle reti dei principali operatori italiani avrebbe un costo non indifferente in termini economico e di tempo.

“Ritengo che sia ancora una volta un fenomeno della linea di applicazione extraterritoriale delle leggi nazionali. In Canada, su richiesta americana, si è agito in questo modo, è una cosa inaccettabile. Un atteggiamento di grande arroganza politica e da superpotenza che nessuno accetta e che viene condannata dagli alleati degli Usa. Bisogna porre fine a tutto questo”. Così il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha risposto sull’arresto di Meng Wanzhou, a margine dei lavori dell’Osce a Milano.

Dal canto suo, il ministro francese dell’Economia e delle Finanze Bruno Lemaire ha detto oggi che gli investimenti di Huawei sono benvenuti in Francia ma che il Governo eserciterebbe i suoi poteri di controllo in caso di minaccia alla sicurezza nazionale.