Il caso

5G, Trump in pressing sugli alleati Ue per bannare Huawei. Che farà l’Italia?

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Aumenta il pressing di Donald Trump nei confronti degli alleati europei per boicottare per ragioni di cybersecurity le apparecchiature di rete di Huawei in vista del roll out delle nuove reti 5G.

Aumenta il pressing di Donald Trump nei confronti degli alleati europei per boicottare per ragioni di cybersecurity e timori di spionaggio politico-industriale da parte di Pechino le apparecchiature di rete di Huawei in vista del roll out delle nuove reti 5G.

L’appello del presidente Usa, rilanciato dal Wall Street Journal, mette sotto pressione il colosso cinese, primo produttore mondiale di infrastrutture di networking, in un momento clou per lo sviluppo del 5G, alla vigilia del grande sforzo globale per la realizzazione dei nuovi network che nei prossimi anni sarà al centro degli investimenti di governi e operatori Tlc.

Trump sta inoltre cercando di allettare gli operatori con promesse di aiuti dagli Usa se rinunceranno ai prodotti del produttore cinese, da tempo già bannato dagli Stati Uniti. Secondo fonti ufficiali Usa citate dal Wall Street Journal, le reti 5G sarebbero più vulnerabili al rischio di cyberattacchi e questo aspetto avrebbe fatto salire la tensione del Governo.

Ma l’appello di Trump mette sotto pressione non soltanto il mercato ma anche le cancellerie degli alleati europei, in particolare nei paesi dove si trovano basi americane, fra cui l’Italia oltre alla Germania e al Giappone.

Una mossa, quella di Trump, che rientra nel più ampio quadro delle tensioni sui dazi commerciali fra Cina e Usa, che rischiano di pesare sull’Europa.

In Germania, il “caso Huawei” è ben presente e il Governo di Angela Merkel sta riflettendo sulla posizione da adottare nei confronti del fornitore cinese. Se Usa e Australia hanno adottato provvedimenti ufficiali di chiusura ai danni della “minaccia cinese”, a causa dei possibili legami fra l’azienda e il Governo di Pechino in ottica cyberspionaggio, gli alleati dell’America si muovono invece in ordine sparso.

In Francia, al momento non c’è sentore di un dietrofront nei confronti dell’azienda cinese, che collabora con i principali operatori transalpini ed è presente Oltralpe da più di 15 anni.

In Italia Huawei è molto attiva ed presente in diverse sperimentazioni nelle città della sperimentazione 5G e al momento non c’è alcun sentore che il Governo voglia intervenire per stoppare l’attività dell’azienda cinese, anche se è attesa un’informativa del Copasir sulla cybersecurity e sui rischi potenziali per la sicurezza delle reti.

Smantellare la presenza di apparati Huawei già presenti sulle reti dei principali operatori italiani avrebbe un costo non indifferente in termini economico e di tempo.

Il Governo giallo-verde inoltre è in buoni rapporti con Pechino, visto che il mercato cinese è una delle mete principali del nostro made in Italy e dell’export nostrano.

Di certo il nodo andrà sciolto in tempi stretti, per evitare che il roll out delle nuove reti 5G venga rallentato da delicate tensioni geopolitiche, che potrebbero danneggiare il nostro paese sul fronte economico e delle future alleanze internazionali.